06 dicembre 2024

La comandante Leyla Serter a DN: “I sogni si possono realizzare grazie a dedizione e perseveranza”

06 dicembre 2024

Continuano le interviste di DN alle professioniste del mondo dello yachting protagoniste in Turchia del primo forum internazionale dedicato alle donne nella nautica

Continuano le interviste di DN alle professioniste del mondo dello yachting protagoniste in Turchia del primo forum internazionale dedicato alle donne nella nautica

8 minuti di lettura

Continuano le interviste di Daily Nautica ad alcune delle professioniste del mondo dello yachting che sono state protagoniste in Turchia della prima  Conferenza internazionale sulle donne nella nautica che ha visto come media sponsor anche noi di Daily Nautica. Dopo aver intervistato il capitano Kelly Gordon, che è stata la moderatrice dell’evento, il nostro web magazine pubblica oggi l’intervista ad una delle relatrici, la giovane e determinata comandante Leyla Serter.

Capitano, lei ha solo 25 anni ed è già stata in oltre 35 Paesi. Quando è nata la sua passione per il mare?

“Vivendo vicino alla costa di Samsun, la mia passione per il mare è nata durante l’infanzia. Sebbene nella mia famiglia non ci siano marinai, il mare mi ha sempre affascinato. Questo interesse si è approfondito quando, durante una festa nazionale, ho visto alcuni ufficiali della Marina con le loro uniformi impeccabili. Quell’immagine mi ha ispirata e ha fatto nascere in me il sogno di indossare un’uniforme simile e seguire un percorso analogo. Ho iniziato la mia carriera professionale a 18 anni. Quando ho scoperto che nella mia città c’era un Istituto nautico che offriva un programma per diventare capitano, non ho esitato a cogliere l’opportunità, entrando così in questo settore in anticipo rispetto a molti miei coetanei. Al posto dell’Università, ho scelto di entrare subito nel mondo del lavoro, guadagnando preziosa esperienza fin dall’inizio della mia carriera”.

Quanto studio, impegno e sacrifici sono stati necessari per realizzare il suo sogno?

“Realizzare un sogno come quello di diventare capitano richiede enormi sacrifici, studio e dedizione. Il mio percorso è iniziato all’Istituto nautico, dove ho appreso non solo competenze tecniche, ma anche la disciplina necessaria per una carriera impegnativa in mare. Entrare nel mondo del lavoro a soli 18 anni ha significato crescere in fretta, assumendo responsabilità che molti ragazzi della mia età non conoscevano ancora. L’impegno si è concretizzato in lunghe ore di studio, formazione pratica e adattamento ad un ambiente in continua evoluzione come quello del mare. I sacrifici sono stati molti: ho perso momenti familiari, festività e il comfort di casa, lavorando a bordo di navi in luoghi remoti del mondo. Inoltre, come donna in un settore dominato dagli uomini, ho dovuto lavorare il doppio per dimostrare il mio valore, non solo agli altri ma a volte anche a me stessa. Però ne  è  valsa la pena. I sacrifici mi hanno formato. L’impegno mi ha insegnato la resilienza. Gli studi mi hanno dato le competenze non solo per realizzare il mio sogno, ma per eccellere. Ciò dimostra che i sogni si possono realizzare grazie alla dedizione e alla perseveranza”.

In un’intervista ha parlato delle disuguaglianze di genere e delle sfide affrontate come giovane donna durante la sua formazione. Può approfondire questo tema?

“Le disuguaglianze di genere sono state una delle sfide più significative che ho affrontato durante la mia formazione e all’inizio della carriera. Il settore marittimo è tradizionalmente dominato dagli uomini, e il mio ingresso in questo mondo, come giovane donna, non è stato privo di difficoltà. Durante la formazione ho spesso incontrato scetticismo sulle mie capacità, solo per via del mio genere. Alcuni dubitavano che fossi in grado di affrontare le sfide fisiche o le responsabilità di leadership richieste. A bordo delle navi mi sono trovata spesso isolata, essendo l’unica donna dell’equipaggio. Costruire fiducia e rispetto in un ambiente del genere ha richiesto molta determinazione e forza. Inoltre, le aspettative sociali su ciò che una donna dovrebbe o non dovrebbe fare hanno aggiunto ulteriore pressione”.

Qual è, secondo lei, il valore aggiunto di avere una donna al comando di un superyacht?

“Credo che avere una donna al comando di un superyacht rappresenti un grande valore aggiunto per il settore. La leadership si basa su competenze, esperienza e dedizione, ma la presenza femminile porta anche prospettive e approcci diversi, che possono avere un impatto positivo sia sull’equipaggio che sugli ospiti. Le donne eccellono spesso nella comunicazione, nell’empatia e nel multitasking, competenze fondamentali in questo settore. Gestire un superyacht è come dirigere un hotel di alta classe: bisogna comprendere le esigenze degli ospiti, mantenere un’atmosfera armoniosa tra l’equipaggio e assicurarsi che tutto funzioni alla perfezione. In questo le donne si distinguono grazie all’intelligenza emotiva, alla diplomazia e alla calma che portano anche in situazioni di grande pressione. Inoltre, avere donne in posizioni di leadership, aiuta a superare stereotipi e a ispirare altre donne a intraprendere carriere in questo settore. Dimostra che il genere non dovrebbe essere un ostacolo per raggiungere l’eccellenza in qualsiasi ambito, incluso quello nautico. Più la leadership sarà diversificata, più innovativo e dinamico sarà il team, creando una cultura più inclusiva nel mondo della nautica”.

Il settore dello yachting dominato dagli uomini ancora oggi? 

“Sì, lo yachting è ancora un settore largamente dominato dagli uomini, soprattutto nei ruoli di leadership come quello di capitano o nei ranghi superiori dell’equipaggio. Sebbene ci siano stati progressi significativi negli ultimi anni, con sempre più donne che entrano nel settore e rompono le barriere, i numeri restano sbilanciati a favore degli uomini. Storicamente lo yachting era visto come una professione maschile e molte delle strutture e delle culture interne riflettono ancora questa visione. Tuttavia, il panorama sta cambiando. Sempre più professioniste intraprendono carriere nel settore, grazie anche a reti di supporto, programmi di mentoring e iniziative volte a incoraggiare e responsabilizzare le donne affinché assumano ruoli di leadership. Questi sforzi stanno contribuendo a sfidare le percezioni obsolete e a dimostrare che le donne hanno lo stesso livello di competenza, professionalità e capacità di leadership degli uomini. Ma c’è ancora molto lavoro da fare: sebbene il numero di donne nei ruoli junior e intermedi sia in crescita, raggiungere l’uguaglianza di genere nei ruoli apicali del settore rimane una sfida. Con l’ascesa di donne in posizioni di autorità e il moltiplicarsi di storie di successo, il settore sta lentamente diventando più equilibrato, con la consapevolezza che talento, competenza e dedizione debbano essere i criteri fondamentali, non il genere”.

C’è una figura particolare che l’ha ispirata nella sua professione?

“Sì, le persone che mi hanno ispirata di più sono coloro che, con determinazione, hanno raggiunto il successo nonostante tutte le sfide affrontate. In particolare, nel mondo della nautica, capitani e manager che hanno costruito la loro carriera da zero, migliorandosi costantemente grazie all’amore per il mare, mi hanno insegnato a proseguire con perseveranza in ogni circostanza”.

Molte donne in ruoli di leadership sostengono che, a differenza degli uomini, una donna professionista “non può permettersi di commettere errori”. È d’accordo con questa affermazione? Pensa che la società sia più indulgente con gli uomini quando sbagliano?

Sì, sono d’accordo con questa affermazione. Come donna in una posizione di leadership, ho spesso avvertito una maggiore pressione per essere perfetta e impeccabile nel mio lavoro. Sembra che ci sia meno spazio per l’errore e ogni sbaglio possa essere esaminato con maggiore severità, sia dai colleghi che dalla società. Questa aspettativa può essere stancante e scoraggiante, perché costringe le donne a dover dimostrare continuamente il loro valore, anche quando commettono errori simili a quelli degli uomini. Credo che la società sia più indulgente con gli uomini quando sbagliano, soprattutto in ruoli di leadership. C’è spesso la presunzione che gli uomini siano naturalmente adatti al comando, il che porta ad una maggiore tolleranza verso i loro errori. Al contrario, gli errori commessi da una donna in  posizione di responsabilità vengono talvolta interpretati come una dimostrazione di incompetenza, piuttosto che come parte di un normale processo di apprendimento. Questa disparità non si limita al contesto lavorativo ma riflette norme e aspettative sociali più ampie. Le donne sono spesso spinte a essere perfette, sia come leader che come professioniste e individui. Cambiare questa mentalità richiede uno spostamento culturale, affinché gli errori siano visti come parte del percorso di crescita di tutti, indipendentemente dal genere. Nonostante ciò, è importante mantenere la fiducia in sé stesse, imparare dagli errori e non permettere che le pressioni esterne definiscano o limitino il proprio potenziale”.

Che consiglio darebbe alle giovani donne che vogliono intraprendere una carriera come la sua?

“Direi loro: ‘Non abbiate paura delle sfide, anche quando sembrano insormontabili’. Credete nelle vostre capacità e abbiate fiducia: ogni ostacolo vi insegnerà qualcosa di prezioso. Coltivate la vostra curiosità e spingetevi sempre oltre ciò che pensate di poter fare. Il percorso che avete scelto non sarà sempre facile, ma vi formerà come persone più forti e capaci. Rimanete fedeli alla vostra passione e ricordate che la perseveranza è la chiave per raggiungere i vostri obiettivi”.

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