21 September 2025

Il Trattato sull’Alto Mare diventa legge internazionale

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Vittoria storica per il futuro degli oceani: ora serve proteggere anche le profondità oceaniche

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Vittoria storica per il futuro degli oceani: ora serve proteggere anche le profondità oceaniche

3 minuti di lettura

Venerdì 19 settembre è stata raggiunta una vittoria storica per la protezione globale degli oceani: il Trattato sull’Alto Mare, noto anche come Accordo sulla Biodiversità oltre la giurisdizione nazionale (BBNJ), ha superato la soglia delle 60 ratifiche grazie alla firma del Marocco necessarie per entrare in vigore (raggiungendo quota 61). L’accordo entrerà ufficialmente in vigore il 17 gennaio 2026.

Questo trattato introduce nuovi strumenti per salvaguardare la straordinaria vita degli oceani profondi, oltre ad imporre obblighi giuridicamente vincolanti agli Stati affinché applichino standard ambientali elevati in tutti gli organismi di governance marina, tra cui l’Autorità Internazionale dei Fondali Marini (ISA) e le Organizzazioni Regionali di Gestione della Pesca (RFMO).

Quali sono le principali minacce per gli oceani profondi?

Una serie di attività umane mette a rischio la vita e la salute degli ecosistemi profondi: tra queste spiccano la pesca in acque profonde, le prospettive di avvio dell’estrazione mineraria nei fondali marini e alcuni progetti di geoingegneria proposti come soluzioni alla crisi climatica, che potrebbero però avere impatti devastanti sulle aree oceaniche profonde.

L’estrazione mineraria in acque profonde viene utilizzata per reperire metalli come nichel, manganese, cobalto e rame. Questa pratica è ancora in fase sperimentale e i suoi possibili impatti sulle profondità oceaniche rimangono in gran parte sconosciuti. Tuttavia, le osservazioni già disponibili suggeriscono che la perdita di biodiversità sarebbe inevitabile, diffusa e probabilmente irreversibile. Inoltre, in un contesto di emergenza climatica globale, queste attività comprometterebbero uno dei più grandi “pozzi di carbonio” naturali del nostro pianeta.

Anche la pesca a strascico di fondo è estremamente distruttiva. Per catturare alcune specie “bersaglio”, i pescherecci trascinano enormi reti dotate di piastre d’acciaio e pesanti rulli sul fondale, schiacciando coralli, spugne, pesci e habitat marini. Queste reti operano su monti sottomarini, canyon e fondali accidentati, aree un tempo inesplorate perché pericolose per le attrezzature. Molte specie catturate accidentalmente vengono rigettate morte in mare. In poche settimane, questa tecnica può distruggere ecosistemi che la natura ha impiegato migliaia di anni a creare.

La legge che dà speranza

La Deep Sea Conservation Coalition (DSCC) avverte che attività distruttive come l’estrazione mineraria in acque profonde e la pesca a strascico di fondo sui monti sottomarini e su altri ecosistemi marini vulnerabili (VME) minano direttamente gli obiettivi e la visione del Trattato.

“Il Trattato sull’Alto Marespiega Sofia Tsenikli, direttrice della campagna per la moratoria sull’estrazione mineraria in acque profonde della DSCC – dimostra cosa sia possibile ottenere per il nostro oceano condiviso quando i Paesi collaborano, ma questi progressi rischiano di essere vanificati se verrà autorizzata l’estrazione mineraria in acque profonde. Questa industria pericolosa è incompatibile con il nuovo trattato, perché minaccia la salute di uno degli ecosistemi più vitali della Terra. Ora i leader devono portare questo slancio all’interno dell’ISA e oltre, stabilendo una moratoria sull’attività mineraria in acque profonde per proteggere l’oceano per le generazioni future.”

La DSCC invita i governi di tutto il mondo ad agire con decisione e a superare la frammentazione della governance marina, garantendo una gestione equa, coerente e basata sulla scienza. Le profondità oceaniche sono il cuore pulsante del nostro pianeta. Proteggerle significa preservare la vita marina, la biodiversità e la capacità degli oceani di sostenere la vita sulla Terra. Ciascuno di noi può contribuire, sostenendo politiche di tutela, riducendo l’impatto umano sulle acque e promuovendo iniziative di citizen science per monitorare e proteggere i nostri mari.

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