14 marzo 2017

Brexit e nautica: l’uscita dalla Ue non spaventa così tanto il cluster marittimo

14 marzo 2017

Arriva qualche segnale positivo nonostante la Brexit, ma gli scenari sono ancora tutti da valutare

Brexit e nautica: l’uscita dalla Ue non spaventa così tanto il cluster marittimo

Arriva qualche segnale positivo nonostante la Brexit, ma gli scenari sono ancora tutti da valutare

2 minuti di lettura

Dall’altra parte della Manica non tutto sembra perso, almeno per il settore marittimo, in merito alla Brexit. L’intellighenzia operante nel comparto ma soprattutto i fatti sembrano dare qualche prima rassicurazione agli operatori europei che hanno la propria residenza fiscale in UK.

Secondo Moore Stephens, società operante nella consulenza fiscale a livello mondiale, il nuovo regime fiscale non intaccherà infatti tutti i benefici, tra cui la Tonnage Tax, che fin qui hanno attirato molti armatori da tutto il mondo in UK.

Dunque, per gli armatori, nulla cambierà almeno sul piano fiscale. Inoltre, sempre dalla Moore Stephens, è arrivata un’ulteriore rassicurazione su quello che, con tutta probabilità, rappresenta il vero nocciolo della questione: il Regno Unito uscirà dall’Unione Europea ma non dalla competizione marittima globale.

A confermarlo sono soprattutto i fatti: il registro navale britannico, o meglio tutte le amministrazioni riconducibili al Red Ensign Group, continuano a navigare avanti tutta, a prescindere dalla Brexit. Un chiaro segnale in questo senso lo si è potuto captare già in occasione della prima riunione per la stesura del “Red Ensign Group Yacht Code”, tenutasi a Pisa lo scorso 9 febbraio (con la partecipazione di UCINA).

Infatti, l’elaborazione di questo nuovo standard normativo, a detta dei promotori, potrà costituire un’ulteriore fattore di flessibilità a favore di progettisti e costruttori. Questo è un segnale che, a prescindere dalla Brexit, pone il registro navale britannico, ancora una volta, al vertice per innovazione e miglioramento, oltre che in termini di competizione.

Ma non tutti sono “contenti”. Ad esempio i P&I residenti nel Regno Unito sembrano confermare le voci che auspicavano una vera e propria ricollocazione in territorio europeo di questi clubs. In questo caso il problema è di natura prettamente normativa. Il perché sta nel fatto che la maggior parte degli introiti viene proprio da armatori europei. Difatti sono proprio gli imprevedibili scenari dati dalla negoziazione tra Regno Unito e Unione Europea a sollevare le maggiori preoccupazioni, soprattutto in chiave operativa.

Qualcosa dunque si muove ma le incertezze per il settore marittimo sono ancora tutte da valutare. Fatto sta che molti, per non rischiare, stanno tuttora cercando soluzioni alternative al Regno Unito per non ritrovarsi, magari il giorno dopo, con una rivoluzione fiscale e normativa che ad oggi non ha ancora scenari ed effetti ben definiti.

Daniele Motta

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