11 aprile 2017

Cliff Kapono e gli studi sull’oceano: le analisi sui batteri del surfer biologo

11 aprile 2017

L'atleta americano "alla caccia" di batteri marini

Cliff Kapono e gli studi sull’oceano: le analisi sui batteri del surfer biologo

L'atleta americano "alla caccia" di batteri marini

2 minuti di lettura

Cliff Kapono è un surfer di fama mondiale ma la notizia non riguarda le sue imprese sportive, bensì i suoi recenti studi sull’ecosistema oceanico.

Proprio così, perché chi meglio di un surfista può conoscere i batteri marini? Questi atleti, infatti, ogni anno ingeriscono 170 millilitri di acqua salata e sono quindi perennemente esposti al rischio di contrarre delle malattie batteriche. E’ da questi presupposti che nasce il Surfer Biome Project, gli studi sull’oceano portati avanti da Cliff Kapono. Il surfer-biologo di 29 anni, nato alle Hawaii, negli ultimi mesi ha analizzato una vasta gamma di tamponi inviati da migliaia di tester.

Cliff Kapono, quando da surfer a biologo il passo è davvero breve: ecco come sono organizzati i suoi recenti studi sull’oceano.

Quale l’obiettivo di questa ricerca? Semplice, poter elaborare nuove analisi sulle forme batteriologiche non ancora conosciute e capire quanto questi microrganismi siano resistenti alle normali cure antibiotiche.

Il Surfer Biome Project è iniziato nel gennaio 2016 e proseguirà fino all’estate 2017, quindi fra pochi mesi verranno stilati i primi verdetti.

Come funzionano nel dettaglio gli studi sull’oceano di Cliff Kapono? In laboratorio viene estratto il Dna dei batteri raccolti, che poi viene sequenziato, usando anche tecniche avanzate come la spettrometria di massa, per studiare le proprietà delle singole molecole di cui sono composti.  I surfisti, per la durata e la frequenza delle loro uscite in mare,  entrano infatti in contatto con una vasta gamma di microrganismi e rappresentano pertanto i soggetti migliori su cui incentrare le analisi.

Si potrà così chiarire meglio la complessità di un ambiente, quello oceanico, in parte ancora inesplorato. Vista la resistenza delle maggior parte dei surfisti a queste infezioni, la cura migliore potrebbe essere molto semplice: cavalcare le creste oceaniche. Altro che antibiotici.. Scherzi a parte, restiamo in attesa i risultati di questi importanti studi.

Fonti articoli, video, immagini: repubblica.it, surfer.com, youtube.com, cliffkapono.com

Paolo Bellosta

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