28 aprile 2017

Addio alla tonnara di Camogli: barca “pirata” devasta l’impianto

28 aprile 2017

Secondo quanto emerge dalle prime indagini la tonnara sarebbe stata distrutta da un'imbarcazione pirata entrata nell'impianto di Punta Chiappa

Addio alla tonnara di Camogli: barca “pirata” devasta l’impianto

Secondo quanto emerge dalle prime indagini la tonnara sarebbe stata distrutta da un'imbarcazione pirata entrata nell'impianto di Punta Chiappa

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Nei giorni scorsi la Tonnara di Camogli è stata ritrovata distrutta, con i cavi di superficie e le reti spezzate. Secondo quanto emerso dalle prime indagini, condotte dalla Capitaneria di porto, un’imbarcazione ‘pirata’ sarebbe penetrata senza permesso all’interno dell’impianto di Punta Chiappa, devastandolo.

La tonnara è un sistema di pesca a reti fisse e quella di Camogli è l’unica rimasta in Liguria, una delle ultime cinque ancora in attività in Italia. Le tonnare della Sicilia, Favignana e Bonagia e quelle della Sardegna, Carloforte e Portoscuso, sono molto più grandi però della tonnara di Camogli, che si estende per 340 metri e non a caso viene chiamata la ‘tonnarella’.  Fin dai tempi antichi la tonnara di Camogli, che può catturare qualunque tipo di pesce, viene calata da aprile a settembre a circa 400 metri da Punta Chiappa.

L’incidente -ha spiegato a Liguria Nautica un impiegato della cooperativa di pescatori che gestisce la tonnara- ha causato gravi danni ma non sappiamo ancora quantificarne l’entità. Si presume che un’imbarcazione sia penetrata nella zona dell’impianto e abbia causato la rottura. Al momento -ha concluso- la Capitaneria sta svolgendo le indagini“.

Secondo quanto riportato dal Secolo XIX, i danni subiti dalla Tonnara potrebbero compromettere l’intera stagione di pesca. Infatti, sempre secondo il quotidiano genovese, i costi di gestione dell’impianto si aggirerebbero intorno agli 80-100 mila euro, capitali che la cooperativa ha anticipato e che, con la stagione interrotta dopo appena un mese dall’avvio, non rientrerebbero.

Costituita nel 1974, la cooperativa commercializzava i propri prodotti nei mercati ittici liguri e nazionali e li vendeva direttamente a pescherie, ristoranti e alberghi. La rottura dell’impianto ha messo in una situazione difficile anche i ‘tonnarotti’, gli addetti alle tre levate quotidiane, consapevoli di non poter lavorare per il resto della stagione.

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