A Milano la seconda edizione dell’Italian Yacht Design Conference. “La formazione è il futuro della nautica italiana”
Si è tenuta al Politecnico di Milano ed era incentrata sul tema della "contaminazione" tra barca e casa. Fondamentale alla buona riuscita dell'evento, la collaborazione con Boero Yacht Coatings
Si è tenuta al Politecnico di Milano ed era incentrata sul tema della "contaminazione" tra barca e casa. Fondamentale alla buona riuscita dell'evento, la collaborazione con Boero Yacht Coatings
Grande successo a Milano per la seconda edizione della Italian Yacht Design Conference, organizzata dal Politecnico di Milano con la collaborazione di Boero Yacht Coatings e il contributo scientifico del professor Andrea Ratti e del giornalista Antonio Vettese.
Al centro della manifestazione, la “contaminazione” tra i temi che propone la barca e quelli della casa. La barca come strumento di trasmissione culturale, scoperta, così come è vista dagli storici e dalle civiltà che ci hanno preceduto, la casa come luogo di protezione e comfort, come residenza degli oggetti che rappresentano uno stimolo e un ricordo. E’ il vecchio dibattito tra forma e funzione in cui si inserisce con prepotenza il marketing fino a costruire nuove motivazioni d’acquisto.
Sugli schermi dell’Aula Castiglioni si sono avvicendate le immagini delle barche e delle navi più interessanti, che rappresentano l’evoluzione del design italiano contemporaneo, che ancora gode di un vantaggio in termini creativi rispetto a quello degli altri Paesi. Il numeroso pubblico, composto da studenti dell’ateneo milanese, professionisti del settore, imprenditori e giornalisti, ha potuto ascoltare le relazioni che sono iniziate con i saluti di Luisa Collina, preside della Scuola del Design del Politecnico di Milano, che ha sottolineato la valenza che per l’istituto ha il master in yacht design e la sperimentazione che viene continuamente condotta.
Il primo intervento da parte dell’industria è stato dell’architetto Sergio Buttiglieri, che ha illustrato il percorso avviato all’interno di San Lorenzo Yacht che ha portato alla collaborazione con grandi designer (in particolare con Piero Lissoni che si è occupato dei lavori più recenti). Lamberto Tacoli, CEO di Perini Navi e presidente di Nautica Italiana, ha invece centrato la sua relazione sulla fedeltà del marchio al concetto di nave che conserva le sue caratteristiche estetiche e funzionali e che cattura l’occhio e convince della sua marinità anche per questo. Federico Lantero di Azimut, ha poi illustrato il rapporto con la luce e la natura, che è uno dei driver del disegno degli ultimi anni.
L’esperienza di Monte Carlo Yachts, raccontata da Federico Peruccio, è quella di un marchio nuovo, che ha dovuto conquistare personalità e riconoscibilità in pochi anni creando da zero una gamma che doveva anche essere rappresentativa di un grande Gruppo.
Barbara Amerio, proprietaria del Gruppo Permare, che produce le imbarcazioni Amer e componente del consiglio direttivo di UCINA Confindustria Nautica, ha sottolineato il lavoro di ricerca e colloquio con gli armatori, che per scelta sono pochi ogni anno.
Particolarmente apprezzato dal pubblico, l’intervento di Paola Siniramed Trifirò, armatrice di Ribelle una delle barche più innovative costruite negli ultimi anni. Sono “solo” 33 metri dedicati alle alte velocità con interni del designer francesce Remi Tessier. “Abbiamo voluto una barca per vincere le regate per i maxi -ha raccontato Trifirò- ma che avesse anche tanta luce e ci consentisse di vivere al mare senza il desiderio di essere a terra. Abbiamo di tutto per essere autonomi ma -ha ricordato- non rinunciamo alle cose che ci piacciono a casa”. Ribelle è una operazione culturale, che arriva alla fine di un percorso dei coniugi Trifirò, che li ha visti navigare su piccole barche e grandi navi come il 55 metri Zefira.
IYDC Design nautico: la barca come la casa
Carlo Nuvolari dello studio Nuvolari e Lenard ha ripercorso la sua storia iniziata ormai 25 anni e passata attraverso barche come Alfa Nero o la produzione Monte Carlo Yachts, che rappresentano il filo conduttore di una corretta grammatica del mare. Umberto Felci, con una certa ironia, ha raccontato invece il rapporto con la produzione delle barche di serie che non corrispondono fino in fondo alla sua mano esperta di velista. Molto vivi gli interventi di Marjiana Radovic e Marco Bonelli di M2Atelier, uno studio che si occupa in maniera estensiva di design e architettura tradizionale e che interviene nelle barche portando un forte contenuto di contaminazione.
Vittorio Garroni Carbonara, nella doppia veste di docente universitario e designer, ha illustrato il ruolo del designer nel complesso rapporto con il committente. Giovanni Ceccarelli ha parlato della realizzazione di carene particolarmente performanti per barche da crociera e dell’uso delle tecnologie e dei dislocamenti leggeri per prestazioni non finalizzate alla vittoria di una regata ma al piacere della crociera.
Ivana Porfiri, autrice di alcune barche molto famose, ha sottolineato come sia necessario continuare a proporre innovazione. Per Aldo Parisotto, armatore e designer, che ha mostrato il progetto per Mylius realizzato assieme a Alberto Simeone, la barca è un oggetto che conserva un suo rituale fino a diventare etica. Andrea Vallicelli ha invitato infine l’industria nautica a conservare i contenuti che sono tipici del mare e provocato la platea sulla direzione che sta prendendo il design contemporaneo, soprattutto nel diporto.
La seconda edizione della Italian Yacht Design Conference si è chiusa con la promessa di tornare come momento culturale importante, nella ferma convinzione che sia soprattutto la formazione ad essere uno strumento centrale per il futuro dell’industria nautica italiana.
Argomenti: Daily Nautica