Stress, ansia e panico in immersione – parte 3
Come riconoscere gli stati d'animo alterati, in noi stessi e negli altri. E come porvi rimedio
Stress, ansia e panico in immersione – parte 3
Come riconoscere gli stati d'animo alterati, in noi stessi e negli altri. E come porvi rimedio
Concludiamo la nostra breve trattazione sull’ansia e sullo stress nella subacquea sportiva con qualche nota pratica su come affrontare situazioni di questo tipo. Cominciamo col ricordare la “formula magica” da recitare ogni volta che, anche soltanto avvertiamo in lontananza i segnali dell’ansia.
Fermati, respira, pensa, agisci
Prima di tutto, fermati. La subacquea non è una gara di corsa. Prenditi qualche secondo di pausa tutto per te. Respira concentrandoti sull’aria che entra nei tuoi polmoni e che esce dal tuo erogatore, se sei in immersione. Guarda le bolle e pensa a quanto siano belle. Lascia perdere il problema che ti angustia. Respira piano e con calma, lasciando andare l’aria un po’ alla volta e poi prenditi una bella boccata piena, sino riempire tutta la cavità toracica. Segnala al tuo compagno di immersione che hai bisogno di calmarti un po’ e solo adesso pensa alla questione. Ma prima ripeti dentro di te che affrontare irrazionalmente il problema non ti aiuterà a risolverlo ma anzi te lo farà sembrare insormontabile.
Bene. Se sei arrivato a questo punto, puoi stare certo che il tuo problema è praticamente risolto! Non ti resta che riflettere e trovare la soluzione che farà senz’altro parte del tuo addestramento. Chiediti per prima cosa se quello che ti assilla è un vero problema o se te lo sei creato tu. L’erogatore sembra duro? Non sarà che non mi immergo da troppo tempo? E poi ho sempre quello di riserva. Ho poca aria? La risposta è semplice: fai due conti e vedi se è il caso di interrompere l’immersione oppure no. Ho una sensazione di vertigine continua? Risalgo di qualche metro e vedo come sto. Non riesco a mantenere l’assetto. Riprovo con calma a sgonfiare un po’ il gav. Se poi ho sbagliato la pesata la correggerò la prossima volta. Mi fa paura il buio e mi cresce un senso di claustrofobia a vedere il relitto. Nessuno mi obbliga ad entrarci. Ho la maschera che continua a fare acqua. Probabilmente ho ancora il cappuccio della muta sotto il silicone. Adesso la sistemo. E se non è questo, allora gli esercizi di svuotamento che ho fatto in piscina mi torneranno utili e domani vado immediatamente ad acquistare una maschera nuova. La pinna continua a slacciarsi. Mi metto calmo e vedo di sistemare il gancio. Altrimenti mi armo di pazienza e continuo con una pinna sola, mostro al mio compagno di immersione il gancio rotto e gli chiedo di rallentare. Son cose che succedono.
E in superficie? Se riconoscete i segni dell’ansia prima dell’immersione, è cosa saggia cercare di debellarli prima di scendere. Non abbiate paura a rivolgervi all’istruttore o alla guida raccontando loro il vostro disagio. Se avete la sfortuna di essere capitati in un gruppo di “super sub” che non fanno altro che vantarsi delle loro immersioni, di quando in fondo sono scesi e dei pericoli che hanno superato, sappiate che magnificare esageratamente le proprie capacità è un tipico segnale di ansia! Lasciateli stare e chiedete al vostro diving di essere inseriti in un gruppo più tranquillo. E se qualche volta, per qualsiasi ragione, non ce la sentiamo di immergersi, allora meglio lasciar stare e passare la mattina a prendere il sole sulla spiaggia. Andiamo sott’acqua per vivere una esperienza di cui solo noi subacquei possiamo godere. Ricordiamoci sempre che non dobbiamo dimostrare niente a nessuno.
Argomenti: Daily Nautica