La storia della “Madonna con il Bambino” che precipitò in mare 6 anni fa insieme alla Torre Piloti di Genova
La nave Jolly Nero urtò la struttura il 7 maggio 2013 causando la morte di 9 operatori della Guardia Costiera. A finire in mare quella tragica sera anche il calco della storica statua della "Madonna con il Bambino" protettrice della città
La nave Jolly Nero urtò la struttura il 7 maggio 2013 causando la morte di 9 operatori della Guardia Costiera. A finire in mare quella tragica sera anche il calco della storica statua della "Madonna con il Bambino" protettrice della città
Erano le 23:05 del 7 maggio 2013 quando la nave Jolly Nero urtò la struttura della Torre Piloti di Genova, abbattendola e causando la morte di 9 operatori della Guardia Costiera fra civili e militari.
La storia della postazione dove i piloti osservano le navi ha più di 200 anni. I piloti nascono per prestare assistenza alle navi in ingresso nei porti e sono esperti conoscitori della zona dove operano. Conoscono, infatti, i venti e i fondali, che nei primi dell’800 erano elementi importanti per eseguire una manovra di ormeggio con le navi a vela.
La prima postazione dei piloti era situata sul tetto di Porta Siberia, che all’epoca si trovava in prossimità dell’ingresso portuale. Con l’aumento dei traffici marittimi, il porto necessitava di ampliarsi e avendo alle spalle i monti l’unica via era sottrarre spazio al mare, allontanando dall’ingresso la postazione piloti. Nel 1901 il capo pilota Pietro Pescetto riuscì a costruire la “torretta” sulla nuova banchina prospicente l’ingresso portuale, poi ricostruita e ampliata nel 1937.
Alla nuova torretta venne annessa una scultura, realizzata nel 1638 da Bernardo Carlone, la “Madonna con il Bambino“. Commissionata per essere la protettrice della città e posizionata sull’apice dell’antica porta di accesso alla Lanterna, quando la porta venne demolita la Madonna fu spostata in varie parti di Genova, poi acquistata dal Comune e successivamente, nel 1911, donata al neonato CAP (ora Autorità Portuale), che a sua volta nel 1937 la posizionò nuovamente di fronte al mare, nella torretta dei piloti appena ricostruita.
Durante un bombardamento dell’ultima guerra, la torre venne colpita e la statua precipitò in mare. Dopo il recupero e il restauro, vista l’importanza storica di questa scultura per la città, si preferì un posto più sicuro e venne collocata nel cortile di Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità Portuale. In seguito ne venne fatto un calco in resina che fu sistemato sulla nuova e tecnologica torre piloti per l’inaugurazione del 1997. Ma, sempre a causa dell’uomo, precipitò nuovamente in mare nel drammatico evento del 7 maggio 2013.
L’unica consolazione è che era una copia, mentre le vite umane erano purtroppo uniche e insostituibili. Fu un tragico incidente, avvenuto in una calma sera in assenza di vento. Una manovra eseguita più volte. Un vecchio detto popolare dice “la confidenza fa perdere la riverenza” e proprio questa “confidenza” potrebbe essere stata una delle cause di quel terribile disastro.
Quando le cose vengono eseguite ripetutamente, anche se da dei professionisti, può infatti intervenire un fattore a sorpresa che a volte crea solo danni materiali riparabili e a volte, invece, provoca un’irrimediabile perdita di vite umane. Vite che lasciano una traccia indelebile e ci consentono di porre dei rimedi affinché tali tragedie non possano più ripetersi.
Argomenti: Daily Nautica, Incidenti
Non fu un tragico “incidente” non consento di chiamarlo tale, dal momento che un incidente era già avvenuto senza la perdita di vite umane, per fortuna.Inermi si attese solo la tragedia, che prima o dopo sarebbe accaduta. Dato che la carretta “Jolly Nero”, vecchia di più di 40 anni, continuava ad avere avarie e a fare incidenti noti a tutti. Per non parlare della palafitta della torre, alla mercé dei pericoli che insidiano un porto e davanti gli occhi dei molteplici “professionisti del mare”. La virtù fondamentale dell’uomo è la saggezza e non mi pare, alla luce degli eventi, di averne riscontrata in quel porto. La mamma di un figlio adorabile ammazzato gratuitamente. Adele Chiello Tusa.
Infatti per una scultura si prese provvedimento per tutelarla, ma la vita degli uomini, collocati in quella maledetta torre, nessuno si preoccupò di tutelarla. Il paradosso è proprio quello di aver costruito una struttura dentro l’acqua, come una palafitta, alla mercé dei pericoli che insidiano un porto. Rimane il fatto che l’originale della scultura è salva, ma la vita di nove ragazzi è stata spezzata sotto le macerie. La mamma, Adele Chiello Tusa, del militare Giuseppe Tusa massacrato il 7 Maggio 2013, dai “signori” che governavano il porto di Genova
la colpa è sopratutto a chi ha permesso di costruire la torre così vcino alla banchina senza tener conto del reale pericolo