A cura di Giuseppe Orrù

Aldo Cichero: “La bellezza non è un concetto che si può apprendere: è più un modo di sentire che di pensare. È importante il rapporto tra progettista e armatore”

L’architetto Aldo Cichero ha progettato oltre 350 yacht lavorando con i più importanti cantieri italiani ed esteri. Ha iniziato giovanissimo con il cantiere Baglietto di Varazze e ora sta lavorando a un sistema di vele da abbinare alla navigazione a motore

Aldo Cichero: “La bellezza non è un concetto che si può apprendere: è più un modo di sentire che di pensare. È importante il rapporto tra progettista e armatore”
A cura di Giuseppe Orrù

Aldo Cichero: “La bellezza non è un concetto che si può apprendere: è più un modo di sentire che di pensare. È importante il rapporto tra progettista e armatore”

L’architetto Aldo Cichero ha progettato oltre 350 yacht lavorando con i più importanti cantieri italiani ed esteri. Ha iniziato giovanissimo con il cantiere Baglietto di Varazze e ora sta lavorando a un sistema di vele da abbinare alla navigazione a motore

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Aldo Cichero, di origine piemontese e di adozione ligure, studia a Genova e si laurea in Architettura navale a Parigi. Nella sua vita ha progettato oltre 350 yacht lavorando con i più importanti cantieri italiani ed esteri. Inizia giovanissimo (1960) con il cantiere Baglietto di Varazze, dove disegna barche che hanno fatto la storia del cantiere ligure come la serie Ischia, Elba, Capri, i 16,50 mt, ecc.

A fine anni ’60 lavora per l’architetto Paolo Caliari e con lui approfondisce la progettazione degli esterni e degli interni e si dedica anche all’industrial design. Nei primi anni ’70 fonda con Cesare Cassina la Bracciodiferro, lavorando con grandi artisti quali Gaetano Pesce, Alessandro Mendini. La produzione di Bracciodiferro è, oggi, considerata uno dei migliori casi di arte applicata al design. Inizia così la carriera di uno degli architetti che ha segnato il design nautico dagli anni 70’ con le mitiche Alalunga, i nuovi Magnum Marine, gli Admiral, i Lamborghini Masha e Queztal, i Mondomarine, passando per gli anni ’90 con le linee dei Baglietto che hanno dettato a lungo uno stile.

Ha lavorato con moltissimi cantieri elaborando sempre nuove linee e creando molti progetti innovativi. Nel 2009 ha progettato insieme ad altri tecnici del settore energetico, con cui ha dato vita al raggruppamento FCF, chiatte per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili a bassissimo impatto ambientale con resa energetica da 50 MW a 200 MW. Collabora con la Crystal Caviar di Marek Landa con la creazione di sculture luminose in cristallo.

Aldo Cichero si è contraddistinto nel tempo per aver progettato varie tipologie di imbarcazioni, tutte connotate da una pulizia formale unita ad un’attenzione per gli aspetti funzionali e di comfort. Nell’ultimo anno l’attenzione per la qualità della vita a bordo lo ha portato a sviluppare alcuni progetti per grandi motoryacht dotati di vele, al fine di consentire una navigazione silenziosa e rispettosa dell’ambiente marino.

Architetto Cichero, come è avvenuto il suo incontro con la nautica, quindi la scelta di laurearsi in Architettura navale?

L’incontro è stato casuale: avevo fatto la scuola di disegno tecnico ed ebanisteria dai Salesiani di Don Bosco a Genova e fu il Cantiere Baglietto ad invitarmi a lavorare con loro, prima ad allestire le barche e poi a progettare direttamente con Pietro Baglietto. Mi piaceva molto lavorare in cantiere, così nei primi anni di Baglietto la sera studiavo per prendermi il diploma di geometra. Poi l’incontro con Paolo Caliari ha dato una svolta alla mia vita e da allora non mi sono più fermato. La laurea è avvenuta anni dopo, quando ero già un affermato professionista.

Al suo attivo ha la progettazione di oltre 350 motor yacht. Ce n’è uno a cui è particolarmente legato? E perché?

Mi sono appassionato a moltissimi progetti, l’ultimo è sempre il più interessante: non so scegliere un progetto in particolare. Nella mia carriera ho avuto molte soddisfazioni: forse un tempo era più facile progettare perché la nautica era un’industria meno complessa di oggi. C’era l’armatore, il cantiere, il progettista e il venditore. Il rapporto tra armatore e progettista era molto forte e le realizzazioni migliori sono nate proprio da questa relazione, mentre oggi ci sono molte figure professionali che mediano e filtrano, in alcuni casi semplificano il lavoro ma in altri lo rendono meno personale ed interessante.

In questi decenni come è cambiato, se è cambiato, il suo concetto di bellezza ed eleganza, che con la sua matita declina negli yacht che progetta ogni giorno?

La bellezza, il senso estetico, non è un concetto o qualcosa che si può realmente apprendere: la scuola, la tecnica, può darti le basi, l’ordito principale ma poi la bellezza è più un modo di sentire che di pensare. Più disegni e più la tua capacità di immaginare si raffina, la mia odierna progettazione è migliorata notevolmente, sta poi alle occasioni della vita vedere realizzati gli oggetti del tuo lavoro. Negli ultimi anni sono ritornato a disegnare anche oggetti di industrial design come a inizio della mia carriera, così sono nate collaborazioni con la Venini di Murano, con la C&B Design di Zurigo, la Boffetto di Milano ed infine la Chrystal Caviar di Marek Landa.

Oltre a progettare motor yacht, il suo nome è legato anche ad un ambizioso progetto per produrre energia elettrica dal mare. Il suo contributo, in particolare, ha permesso di ridurre l’impatto ambientale di queste chiatte. Cosa significa per lei tutelare l’ambiente marino?

Il rispetto per l’ambiente oggi è sentito come un’esigenza ineludibile ma rimane ancora una sfida. Cercare di produrre energia inquinando meno e mantenendo un’efficienza accettabile è tutt’ora un’operazione complessa che richiede grandi investimenti. Nel caso di Genova, la mancata realizzazione del progetto Tritone acquisito e voluto da Europam è stata un’occasione mancata per la città, perché avrebbe dato un buon contributo da un punto di vista energetico e avrebbe portato Genova alla ribalta per l’innovazione. Attualmente mi sto dedicando alla progettazione di un innovativo sistema di vele da abbinare alla navigazione a motore, che potrebbe essere molto utile per le navi da trasporto, da crociera e anche per gli yacht, comportando un effettivo risparmio di carburante.

Qual è oggi il suo rapporto con il mare al di fuori del lavoro? Che tipo di frequentatore è?

Ho sempre avuto una grande passione per il mare e sono vissuto gran parte della mia vita in riva al mare ma da quando abito in collina a Morsasco e mi sono appassionato al castello, ho molto meno tempo. Al castello organizziamo visite guidate, mostre e concerti e il tempo libero si è ridotto notevolmente. Fondamentalmente stare in un castello, come il mio, è come essere su un grande transatlantico con la prua al vento, questa è la sensazione che provo a Morsasco. E’ molto impegnativo e richiede molte risorse da tutti i punti di vista. Non ho mai avuto una barca mia perché nessuno dei miei progetti mi ha convinto fino in fondo, ho sempre aspettato un progetto migliore.

 

Giuseppe Orrù

Foto di Claudio Colombo

 

NAUTICA IN UN RITRATTO. Un progetto di Liguria Nautica e Claudio Colombo che propone una galleria di personaggi liguri o comunque con un legame con la nostra regione, che hanno lasciato un segno nella nautica italiana o con profonde radici e sinergie con il nostro mare. Per ognuno di loro, vi presenteremo un ritratto fotografico realizzato da Claudio Colombo e un’intervista del nostro giornalista Giuseppe Orrù, per conoscere meglio ogni protagonista, anche con curiosità sulla loro vita privata.

 

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