“Il Mediterraneo in barca” raccontato da Simenon, il reporter-filosofo
Georges Simenon racconta il suo viaggio nel Mediterraneo, con uno stile che spazia dal reportage giornalistico per poi divagare in piacevoli dissertazioni filosofiche. Un’opera alla terza edizione, pubblicata da Adelphi editore
Georges Simenon racconta il suo viaggio nel Mediterraneo, con uno stile che spazia dal reportage giornalistico per poi divagare in piacevoli dissertazioni filosofiche. Un’opera alla terza edizione, pubblicata da Adelphi editore
Giunto alla sua terza edizione, “Il Mediterraneo in barca” (189 pagine, 16 euro) è un libro che può tranquillamente trovare posto in libreria nella sezione letteratura di viaggi o letteratura di mare. Ma non starebbe male neppure nella sezione filosofica.
Il suo autore, Georges Simenon, è un narratore prodigioso. Nel periodo tra il 1931 e il 1946, si trasforma in un reporter che non vanta l’accredito di un’importante testata e non si qualifica come inviato speciale. Semplicemente realizza dei reportage scritti per sé stesso, per viaggiare, per finanziare la sua curiosità.
Nel libro “Il Mediterraneo in barca”, edito da Adelphi, ci propone il resoconto di una crociera nel Mediterraneo, da Porquerolles alla Tunisia passando dall’Elba, Messina, Siracusa, Malta, a bordo di una goletta. Una lunga crociera durante la quale Simenon, che si era ripromesso di capire e descrivere il Mare nostrum, non potrà che confermarsi nella sua vera vocazione, la stessa di Stevenson: raccontare storie.
Ogni tanto, infatti, è lui stesso a “richiamarsi all’ordine” e promettere al lettore di abbandonare le sue divagazioni filosofiche da banchina, per tornare a raccontare storie. L’approccio iniziale è quello del reportage. Con uno stile gradevole e fresco, Simenon accompagna il lettore sottobordo, facendolo sbarcare idealmente con lui nel porto che ha appena raggiunto. Si diverte a raccontare usi, costumi, curiosità e anomalie di ogni località in cui ormeggia la sua goletta.
E da qui costruisce una storia oppure si lascia andare a considerazioni che spesso mettono in evidenza come il Mar Mediterraneo sia la vera cultura latina, influenzando il modo di vivere e di pensare delle persone. Che sia la storia raccontata dal guardiano di un carcere, oppure una passeggiata nel quartiere dei bordelli, l’autore racconta un luogo e la sua gente, spesso con lo stupore di chi vive lontano dal Mediterraneo e dalla sua cultura.
Simenon era giovanissimo quando scoprì la sua curiosità nei confronti dell’uomo. Lavorava alla “Gazette de Liège”. “Ho sempre colto – ha dichiarato lo scrittore – la differenza fra l’uomo vestito e l’uomo nudo. Intendo dire l’uomo com’è davvero e l’uomo come si mostra in pubblico, e anche come si vede allo specchio“.
Così, alla vigilia di ogni viaggio, Simenon andava da un amico caporedattore e gli diceva: “La settimana prossima parto. Le interessano dodici articoli?“. Ma proprio perché concepiti in funzione dell’unica attività che gli stesse a cuore, la scrittura, non a caso ha voluto intitolare il volume che li raccoglie “Mes apprentissages” (“Il mio apprendistato”), i suoi pezzi giornalistici non fanno dunque che rivelarci un’altra faccia del Simenon romanziere. Lo stesso è avvenuto a bordo di una goletta che naviga nel Mediterraneo.
Il Mediterraneo in barca
di Georges Simenon
Traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Maria Laura Vanorio. Con una nota di Matteo Codignola
Adelphi – Piccola Biblioteca, 2019, terza edizione
Pagine: 189 (con 24 fotografie nel testo)
16,00 euro
Giuseppe Orrù
Argomenti: Daily Nautica, mare