L’addio al cucciolo di mamma orca. I cetacei sono denutriti ma ancora non lasciano il porto di Genova
Nelle scorse ore i mammiferi sembravano intenzionati a prendere il largo, con traiettorie che facevano pensare ad azioni di caccia. Ma restano sempre all’imboccatura del porto
Nelle scorse ore i mammiferi sembravano intenzionati a prendere il largo, con traiettorie che facevano pensare ad azioni di caccia. Ma restano sempre all’imboccatura del porto
La mamma ha dato l’addio al suo cucciolo. Dopo giorni trascorsi a nuotare con il cadavere del piccolo esemplare di orca sul muso, con cui continuava a spingerlo fuori dall’acqua, nel vano tentativo di rianimarlo, ora la madre sembra essersi rassegnata e del corpo del figlio non c’è più traccia.
Intanto prosegue il monitoraggio giornaliero con le motovedette della Guardia Costiera CP 715 e CP311, che hanno perlustrato l’area e constatato ancora la presenza dei quattro cetacei. Nella giornata di sabato è stata effettuata anche una ricognizione aerea con l’elicottero Nemo 11-03 in forza al nucleo aereo di Sarzana della Guardia Costiera, che ha potuto filmare dall’alto l’attività della famiglia. Nelle immagini aeree, appare evidente il comportamento epimeletico da parte di una femmina, che per giorni ha trascinato con sé e portato in superficie il corpo senza vita del suo piccolo, nel vano tentativo di consentirgli di respirare.
ARRIVA L’IDROFONO
Per monitorare ulteriormente il comportamento dei cetacei, è stato installato un idrofono, uno speciale microfono che registra i suoni emessi dai mammiferi, restituendo importanti dati che verranno valutati ed elaborati dagli esperti. Verrà lasciato lì almeno per tre giorni e avrà il compito di registrare le attività acustiche sottomarine degli esemplari. L’idrofono sarà attivo 24 ore su 24 e ogni 15 minuti si fermerà un minuto per archiviare i dati. Questo nuovo monitoraggio è stato reso possibile grazie all’Istituto Tethys e al professor Michele Manghi, che ha realizzato e messo a disposizione l’apparato.
Resta quindi alta la vigilanza sia da parte della Guardia Costiera che da parte degli organi scientifici, in particolare l’Istituto Tethys e l’Acquario di Genova, e resta ancora in vigore l’ordinanza n° 415/2019 del comandante del porto di Genova, che interdice la navigazione, la sosta e le attività subacquee nella zona di precauzione davanti all’ingresso al bacino portuale di Prà.
RISCHIO DENUTRIZIONE
Nella giornata di oggi gli esperti di Whalewatch Genova hanno analizzato alcune foto ad alta risoluzione fatte nella giornata di domenica. Nelle immagini si nota come due esemplari abbiano perso un po’ di peso. Questo lo si vede attorno alla testa, nella parte adiacente allo sfiatatoio. Tutto ciò è stato possibile paragonando le foto fatte in questi nove giorni di permanenza.
Nella giornata di domenica, intanto, le orche sembravano voler prendere il largo. Per alcune ore sono uscite dal bacino portuale, compiendo traiettorie circolari che sembravano indicare azioni di caccia. Dopo un paio d’ore, però, sono tornate in porto. Sono state un paio le uscite segnalate dagli osservatori. Le orche si sono spinte di fronte a Crevari ma poi sono rientrate.
ULTIMO AGGIORNAMENTO
Nel pomeriggio di lunedì 9 dicembre, intorno alle 15,45, i biologi hanno segnalato l’ennesima uscita delle orche dal porto. Sembrava essere quella definitiva e, soprattutto, senza il cucciolo. L’avvistamento si è interrotto per il calare del solo. Questa mattina, 10 dicembre, invece, le orche sono tornate in rada. “Le orche – scrive Whalewatch Genova sulla sua pagina Facebook – sono rientrate nuovamente. E’ possibile che queste incursioni fuori dal porto vengano effettuate per cacciare e che il tutto termini dopo poco ore con il rientro “alla base”“.
La speranza, oltre che lascino presto il porto, quindi, è che queste uscite di alcune ore servano almeno per procacciarsi del cibo, dato che sono in chiaro stato di denutrizione e hanno perso peso.
SI POTEVA FARE QUALCOSA?
Diversi lettori si sono chiesti, con mail e commenti sui social, perché veterinari e biologi marini si limitassero all’osservazione anziché all’azione. C’era chi invocava un intervento dell’Acquario di Genova, per catturare e curare il cucciolo di orca.
La risposta è arrivata da Sabina Airoldi, biologa marina di Tethys. “Ma perché non hanno preso e salvato il piccolo di orca quando era ancora vivo?. Domanda di molti. Esplicitata sui social – scrive Sabina Airoldi – o solo nella propria mente, ma in entrambi i casi vi sottende l’implicita convinzione o dubbio che gli addetti (non si sa bene quali) siano impreparati. Provo a non dare la mia risposta da persona che ha dedicato gli ultimi 32 anni della sua vita allo studio e alla conservazione dei cetacei”.
“Più che trovarsi impreparati ci si trova impotenti in casi come questo. Bisognerebbe sottrarre un piccolo ancora vivo alla madre (posto che ci si riesca…), decidendo a priori che quella sia l’unica possibilità di salvezza, catturarlo, con tutti i rischi che muoia durante la cattura, portarlo in una struttura (cosa al momento non consentita dall’attuale legislazione), tentare di nutrirlo a forza e di curarlo con prelievi e cure in un ambiente a lui sconosciuto, senza la mamma e gli altri individui di riferimento. E se mai si salvasse? Che vita farebbe in una vasca un animale nato in mare? Io ho la mia risposta, a voi la vostra“.
Video: Guardia Costiera e Whalewatch Genova
Giuseppe Orrù
Argomenti: Daily Nautica, Genova
Io feci una ripresa 40 anni fa al largo di Lampedusa, in VHS, ad una delfina solitaria che trascinò per ore in superficie il suo piccolo purtroppo morto da tempo, avvolto in un sudario di placenta essendo nato sicuramente prematuro. Il tentativo della delfina fu quello di strappare i resti di placenta con la sua pinna dorsale per fare respirare il cuccioletto che purtroppo era già morto. Fu veramente straziante. Cedetti le riprese a Geo e Geo, che ne fece un servizio esclusivo.