La mareggiata devasta i Cantieri del Mediterraneo di Bussana. Senza protezione a mare posti di lavoro a rischio
Da mesi si attendono i lavori per una protezione a mare, che diventa ormai sempre più urgenze, vista la sempre maggiore frequenza di mareggiate nel Ponente Ligure
Da mesi si attendono i lavori per una protezione a mare, che diventa ormai sempre più urgenze, vista la sempre maggiore frequenza di mareggiate nel Ponente Ligure
Dopo la mareggiata di lunedì 10 febbraio, resta la rabbia e soprattutto la preoccupazione della proprietà e dei lavoratori dei Cantieri del Mediterraneo di Bussana, del Gruppo Permare. Nelle fotografie scattate all’interno dello stabilimento, si possono vedere gli effetti di una mareggiata devastante.
Il mare ingrossato ha colpito con violente onde il piazzale ed il bacino del cantiere, riempiendolo di pietre e di sabbia ed ha allagato la superficie del piazzale, fino a raggiungere i portoni del capannone. Si tratta di portoni scorrevoli, alti 9 metri. Ma la forza del mare ne ha addirittura divelto uno dei tre.
Al di là del fatto di cronaca, l’ultima mareggiata che ha colpito il Ponente Ligure rivela l’ennesimo caso in cui l’imprenditorialità si scontra con la burocrazia degli enti pubblici. Il tutto mentre ci sono stipendi da pagare, a cui si aggiungono, all’improvviso, danni da riparare.
Da mesi, infatti, la proprietà del cantiere, insieme ai suoi lavoratori, sta attendendo che venga completato l’iter burocratico per realizzare una protezione a mare. Intervento che sta diventando ormai sempre più urgente, visto l’intensificarsi dei fenomeni metereologici estremi, che portano mareggiate sempre più intense anche sul Ponente Ligure.
In gioco c’è il futuro dei lavoratori di un’azienda messa in difficoltà dalla mareggiata ma che, invece, avrebbe il potenziale per crescere e fare nuove assunzioni. Al momento sono una quindicina i posti di lavoro a rischio. Posti di lavoro che, però, il cantiere potrebbe essere in grado di raddoppiare, se messo nelle condizioni di lavorare protetto dal mare, come viene chiesto da anni.
Giuseppe Orrù