La gloriosa storia della Modesta Victoria, la nave che attraversò un oceano e un deserto per navigare in un lago

Costruita nel 1830 nei cantieri di Amsterdam, la motonave fu la prima imbarcazione a motore a solcare le acque del più grande lago glaciale della Patagonia, il Nahuel Huapi

La gloriosa storia della Modesta Victoria, la nave che attraversò un oceano e un deserto per navigare in un lago

La gloriosa storia della Modesta Victoria, la nave che attraversò un oceano e un deserto per navigare in un lago

Costruita nel 1830 nei cantieri di Amsterdam, la motonave fu la prima imbarcazione a motore a solcare le acque del più grande lago glaciale della Patagonia, il Nahuel Huapi

6 minuti di lettura

Raccontano le cronache locali che quel giorno, il 10 novembre 1938, sulle sponde del grande lago Nahuel Huapi ci fosse tutta la città di Bariloche. Gauchos a cavallo erano arrivati da tutte le fazende del Rio Negro. Dalle alture andine e dai campi, erano scesi a valle anche i popoli originari della Patagonia: mapuche, tehuelche e anche aonikenk, che Ferdinando Magellano scambiò per dei giganti probabilmente per lo strano cappello che portavano in testa.

Quel memorabile giorno di novembre, che in Argentina significa estate inoltrata, erano tutti là sulle sponde del Nahuel Huapi, ad assistere ad un avvenimento che mai si era verificato in quell’immenso lago dove nelle terse notti brilla l’inconfondibile costellazione della Croce del Sud: il varo di una nave. 

Una nave che non era stata costruita in Argentina ma nei cantieri Verschure di Amsterdam, otto anni prima. Una nave che era il sogno di don Exequiel Bustillo, l’uomo che ebbe dal governo argentino l’incarico di realizzare una politica di tutela e di sviluppo dei vasti territori a sud di Buenos Aires. Fu proprio don Exequiel a decidere che un lago delle dimensioni del Nahuel Huapi, 530 chilometri quadrati, doveva per forza avere una sua nave. Ma non una nave qualsiasi.

Il lago dell’isola del Giaguaro – così significa Nahuel Huapi in lingua mapuche – doveva avere la più bella nave del mondo. E così, don Exequiel affidò la sua costruzione ai cantieri navali olandesi che avevano varato le più straordinarie navi da crociera che, nei primi anni del secolo scorso, solcavano gli oceani, come la Regina Maria o il Concorde. Ed è a questi lussuosi transatlantici che la nave si ispirerà, pur se le sue dimensioni erano assai più contenute. Un transatlantico in formato bonsai. 

Sempre don Exequiel volle che la nave fosse disegnata e supervisionata dall’ingegnere Manuele Bianchi, noto all’epoca per aver progettato fregate come la Sarmiento. Bianchi era noto per la cura maniacale con la quale seguiva i suoi lavori. “Aveva il difetto delle proprie virtù – scrive di lui Carlos Ariel Solari – ogni volta che passava per il cantiere per una ispezione, lasciava centinaia di note. Ogni bullone o dado era per lui, una ragione per un reclamo”. 

La Modesta Victoria naviga ai nostri giorni nel grande lago Nahuel Huapi in Patagonia

La nave fu chiamata Modesta Victoria, in onore di un’altra celebre nave, quella con la quale il tenente Eduardo O’Connor, nel dicembre del 1883, entrò nel Nahuel Huapi dal fiume Limay, navigando dall’Atlantico alla cordigliera andina. La nave di O’Connor era poco più di una zattera a vela, ma il tenente le volle dare ugualmente il nome della sua amata moglie: Modesta Victoria.

Ma torniamo dall’altra parte del mondo: in Olanda. Quando finalmente la motonave fu pronta, sorse il problema di come trasportarla nella Patagonia occidentale. L’ingegner Bianchi si incaricò di smontarla pezzo per pezzo e di imbarcare tutto su una nave diretta a Buenos Aires. Ho personalmente trascorso un bel po’ di giorni a mettere a soqquadro le biblioteche dei musei navali di Buenos Aires ma non sono riuscito a trovare le “istruzioni di montaggio” che l’ingegnere Bianchi aveva allegato al trasporto! Peccato perché devono essere state spettacolari! 

Sbarcata in terra d’Argentina, la Modesta era solo a metà viaggio. C’era da attraversare niente di meno che la Patagonia e raggiungere Bariloche, ai piedi della Cordigliera delle Ande. L’unica soluzione era quella di smontare la motonave in pezzi ancora più piccoli per farla salire sopra una vera a propria leggenda della Patagonia: la Trochita. 

Adesso, beh, la Trochita è poco più che una attrazione turistica. La sua anacronistica locomotiva a vapore sbuffa svogliatamente sul binario a scartamento ridotto solo da Esquel a El Maiten, poco più di 150 chilometri, che da questa parti è come dire niente, per cercare di regalare qualche brivido a danarosi turisti, per lo più nordamericani. 

Ma un tempo, ah, un tempo la Trochita era il Viejo Expreso Patagónico che sposava l’Atlantico con la Cordigliera. Correva orgogliosa tra le provincie del Chubut e del Rio Negro, trasportando l’argento delle Ande fino alla costa de Las Plumas, e da qui ai mercati d’Europa. Era la linea più meridionale del mondo, un miracolo di ingegneria, di ponti lunghi centinaia di metri su burroni spaventosi, di sedili in legno con stufe dove i passeggeri si riscaldavano e cucinavano tutti assieme.

Ed insieme affrontavano inondazioni, frane e disastri naturali come solo in Patagonia possono verificarsi. Pure Butch Cassidy, il pistolero del West, ci provò a rapinarla, prima di farsi accoppare in uno scontro a fuoco poco distante dai suoi binari! Ma se volte sapere di più su questa treno leggendario, leggetevi il libro di Paul Theroux: “The Old Patagonian Express”. 

E così, grazie alla Trochita – tra leggende, che siano di terra che di mare, ci si intende sempre – la Modesta arriva, otto anni dopo la sua costruzione, a San Carlos di Bariloche e finalmente comincia a fare quello che deve fare una nave che si rispetti: navigare. Per tanti anni, la Modesta rimane l’unico mezzo di trasporto lacustre del Nahuel Huapi, amata e coccolata dalla gente del posto.

Ci salgono personaggi famosi come i presidenti Usa Dwight Eisenhower e Bill Clinton, lo Scià di Persia, Reza Pahlevi, con sua moglie Farah Diba. Anche se – non so se se lo avete intuito – io preferisco di gran lunga altri “personaggi” che sulla Modesta hanno messo piede, come Ernesto Che Guevara e il suo amico Alberto Granado con la loro mitica motocicletta.

Oggi, nell’anno del Signore 2020, la Modesta Victoria è ancora qua, con i 39 metri di stazza, i suoi tre lussuosi ponti in  teak, i suoi accessori in bronzo e alabastro, e altri dettagli gelosamente conservati negli anni. Come allora ha una capacità di 300 passeggeri. Solo l’impianto motore è stato rinnovato con due Volvo Penta tedeschi da 350 CV. 

A differenza della Trochita, la Modesta non è ancora diventata un’attrazione per turisti. Forse perché nessun film hollywoodiano ha ancora raccontato la sua storia. O forse perché, per chi arriva da lontani continenti, quella motonave in stile vintage non suscita le stesse emozioni di una sbuffante locomotiva a vapore. Ma la gente di Bariloche, continua ad onorare ed amare la sua Modesta come si onora e si ama una nonna.

I suoi eleganti pontili vengono noleggiati per matrimoni importanti o per festeggiare le ragazze che compiono 18 anni con i tradizionali “tres dias de fiestas”, ai quali partecipa tutta la comunità. E così, 83 anni dopo, la Modesta Victoria continua a navigare più bella che mai sulle acque del Nahuel Huapi, perennemente schiumate dai gelidi venti che scendono dalle Ande. Come dicono qua: más linda que nunca!

Argomenti: