“Il Coronavirus non fermerà il porto di Genova”: la nostra intervista al presidente degli ormeggiatori
Tutte le società indispensabili allo svolgimento delle operazioni portuali hanno dovuto adattare la propria operatività alle esigenze di contrasto del virus
Tutte le società indispensabili allo svolgimento delle operazioni portuali hanno dovuto adattare la propria operatività alle esigenze di contrasto del virus
“Uniti si vince!”. E’ la parola d’ordine con cui gli operatori del porto di Genova si sono impegnati a garantire i servizi necessari alle navi in ingresso e in uscita dallo scalo ligure, nonostante l’emergenza Coronavirus. L’autonomia funzionale del porto è coordinata da Autorità portuale, Capitaneria, piloti, rimorchiatori e ormeggiatori. Questi ultimi sono il braccio operativo di tutta la struttura, sono gli uomini che, con barche e mezzi stradali, si recano sulle banchine dal 1473 per consentire alle navi un ormeggio sicuro. Ma come stanno vivendo questa difficile situazione? Lo abbiamo chiesto al presidente del Gruppo Antichi Ormeggiatori del Porto di Genova, Marco Bertorello.
“Il nostro gruppo – spiega Bertorello – è composto da 64 operativi, più altri 12 fra ufficio e addetti all’officina. Stiamo attraversando un periodo inatteso che non ha storia pregressa a cui guardare e dove poter attingere informazioni. Con tutti i colleghi dell’attuale consiglio, i precedenti e il nostro medico aziendale, ci siamo confrontati per prendere iniziative straordinarie che possano salvaguardarci e rendere sempre il porto fruibile dalle navi”.
“Eravamo consapevoli – sottolinea il presidente del Gruppo Antichi Ormeggiatori del Porto di Genova – che il primo intervento da fare era quello di separare gli addetti ai lavori normalmente in sede. Abbiamo circa 20 operativi in turno che utilizzano la sede, dove ci sono camerette per i turni notturni, sala da pranzo, un’ampia cucina, zona ristoro e servizi, zona radio, Pc e ricevitori AIS. Se il contagio dovesse colpire un componente, dovremmo isolarli tutti e avremmo un’importante perdita di operatori”.
“Abbiamo diluito gli operatori – aggiunge Bertorello – al massimo in due coppie, che dovranno poter sostare e vivere durante il turno di lavoro in ambienti separati, cosa non facile. Abbiamo cercato moduli abitativi ma inutilmente. Siamo quindi riusciti a noleggiare dei camper, che sono parcheggiati davanti alla nostra sede, e abbiamo completamente cambiato tutti i turni di lavoro, garantendo una squadra di 8 ormeggiatori h24 a Genova e di 6 operatori a copertura dei bacini portuali del Porto Petroli di Multedo e Voltri”.
“Abbiamo fatto sanificare – ricorda il presidente del Gruppo Antichi Ormeggiatori del Porto di Genova – tutti i luoghi della sede da aziende specializzate, comprese le auto e le barche, posizionato ad ogni angolo dei contenitori con distributori igienizzanti, fornito mascherine e concordato comportamenti singoli e collettivi al fine di restare a distanza protetta anche fra le squadre di due persone. Le docce e i servizi igienici vengono sanificati dagli stessi utilizzatori ad ogni uso, nei trasferimenti in auto e in barca viene indossata la mascherina, le pause per il pranzo o la cena sono svolte dalle coppie negli ambienti a loro destinati e i guanti da lavoro e gli indumenti vengono depositati in zone separate”.
Gli ingressi delle navi sono coordinate dalla Capitaneria e dai piloti come da apposita ordinanza e i soci hanno dimostrato la massima collaborazione, rendendosi disponibili a turni lavorativi pesanti: ogni turno di lavoro consiste in una settimana h24 e ad ogni cambio di operatori si interviene sanificando tutti gli spazi utilizzati dai precedenti. “Ci aspettano gravosi impegni – conclude Bertorello – a cui non ci sottrarremmo. La nostra storia e la nostra responsabilità ci impongono il massimo impegno nei confronti della città, crocevia di merci per l’Europa. Le navi sono il cuore pulsante della nostra economia e non possiamo correre il rischio di fermare il porto”.
Il Gruppo Antichi Ormeggiatori del Porto di Genova è il più importante del Mediterraneo. Si tratta di operatori altamente qualificati e in continua formazione con costanti aggiornamenti, che possono contare su 12 barche appositamente costruite, 10 auto per i trasferimenti e 6 pick-up appositamente trasformati con un verricello idraulico sul pianale. Ogni operatore ha una sua radio ricetrasmittente e nell’ampia bow window della sala radio si ricevono tutte le comunicazioni della Capitaneria e dei piloti. A questo si aggiunge un team di meccanici sempre pronti ad intervenire sui mezzi sia navali che terrestri e un ufficio che coordina e amministra: una macchina che non si ferma mai, tutti i giorni dell’anno, per 24 ore al giorno.
Anche altre realtà necessarie al funzionamento del porto si sono riorganizzate per garantire i servizi indispensabili, come la Se.Po.Mar., azienda che trasporta con le sue imbarcazioni le provviste alimentari essenziali alle navi, specialmente per il Porto Petroli di Multedo, dove per sicurezza i mezzi terrestri non possono accedere alle banchine durante le operazioni di scarico dei prodotti petroliferi. Oltre al servizio viveri, consegna anche ricambi per la sala macchine e barili di olio per i motori e il suo coordinatore, Michelangelo Sorbello, ci ha confermato la sua operatività h24 e la messa in atto di tutte le misure di prevenzione concordate con il proprio medico aziendale.
Altra società che opera h24 nel porto di Genova è la Servizi Ecologici, deputata alle emergenze ambientali-portuali degli specchi acquei e delle banchine e con il compito di ritirare i rifiuti delle navi: una presenza sempre attiva, pronta a circoscrivere l’inquinamento con apposite imbarcazioni e con le panne galleggianti o ad isolare le zone contaminate con mezzi terrestri.
Tutte le società indispensabili allo svolgimento delle operazioni portuali hanno dovuto adattare la propria operatività alle esigenze di contrasto del virus, intervenendo in particolare sui sistemi di protezione dei propri collaboratori e sui contatti con terzi. Quello che consisteva banalmente nell’andare a bordo, salutare il primo ufficiale e farsi firmare il comprovante di lavoro, ora è un’operazione che va eseguita con il massimo rispetto delle distanze fra le persone, evitando qualsiasi forma di contatto, anche per una semplice firma.
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