Controlli non invasivi dello scafo in vetroresina con rilevatori di umidità e termografia – I consigli dell’esperto
Grazie alle nuove tecnologie è possibile effettuare il rilevamento dei danni di una barca senza l'utilizzo di tecniche invasive
Grazie alle nuove tecnologie è possibile effettuare il rilevamento dei danni di una barca senza l'utilizzo di tecniche invasive
L’evoluzione della tecnologia fornisce ai periti e ai consulenti importanti supporti per il rilevamento di danni strutturali invisibili come l’osmosi e la delaminazione. Ma cosa sono? Il primo è un processo degenerativo in cui il laminato assorbe acqua agglomerandola in bolle e cresce di dimensione.
La manifestazione in fase avanzata è la formazione di bolle contenenti acetato di polivinile, che sono generalmente visibili ad occhio nudo e, se bucate, producono un odore forte e un liquido scuro e gelatinoso. Queste bolle vengono a crearsi tra uno strato e l’altro della vetroresina, quindi quelle superficiali sono normalmente visibili e a forma rotonda, mentre ad uno stadio non avanzato il processo osmotico non è visibile ma si può rilevare l’umidità con strumenti e misurazioni.
La delaminazione, invece, è un distacco dei tessuti di vetroresina che vengono applicati in sovrapposizione durante la costruzione e può verificarsi per vari motivi. Anche questo è un danno non visibile ad occhio nudo: lo scafo, infatti, potrebbe essere perfettamente liscio e uniforme all’esterno ma avere dei distacchi all’interno.
A provocare la delaminazione può essere l’infiltrazione di acqua nel laminato o dalle sentine, oppure una lavorazione non del tutto perfetta. Quello che interessa l’armatore/proprietario/acquirente/venditore sono gli interventi di manutenzione e riparazione, che normalmente hanno un costo elevato e necessitano di un lungo periodo di sosta dell’imbarcazione, allo scopo di garantire una buona essicazione della resina per procedere ai vari trattamenti.
I lavori di riparazione per scafi interessati da valori altissimi di umidità/osmosi/delaminazione comportano la rimozione dello strato di gelcoat con carteggiatrici o, meglio ancora, sabbiatrici, fino ad arrivare alla resina, per poi eseguire un’essicazione di quest’ultima, da effettuare in una zona asettica e ad una certa temperatura (ottenuta con l’ausilio di stufette elettriche o a gas). Quindi si deve creare un cappotto di copertura, di solito in nylon, per non disperdere il calore.
Dopo alcuni mesi di asciugatura e aver misurato con l’igrometro l’umidità del manufatto, portandolo ad un’umidità accettabile, si potrà iniziare il trattamento vero e proprio, che consisterà nel lavorare la superficie con prodotti specifici, rispettando tempi e temperature, per renderla come nuova, ovvero impermeabile e pronta per la stesura di primer e antivegetativa.
Normalmente il perito nautico viene chiamato per rilevare e identificare le varie problematiche delle imbarcazioni, in particolare, da 30 anni a questa parte, per individuare appunto osmosi e delaminazioni. Identificare osmosi/delaminazioni/lavorazioni occulte diventa infatti importantissimo per evitare di incorrere in problemi legali, come potrebbe accadere per la vendita di un’imbarcazione con processo osmotico in corso.
In questo caso la trattativa viene interrotta ma nell’ipotesi di una vendita con vizi occulti, il venditore potrebbe essere condannato per truffa e a rispondere di tutti i danni. Quindi, la ricerca di difetti è sempre più importante e bisogna farsi aiutare da esperti per non incorrere in acquisti sbagliati o vendite con brutte sorprese.
Per farci spiegare la procedura seguita dalle tecniche d’indagine, abbiamo intervistato il perito nautico Com.te Luca Bavestrello, esperto marittimo e navigante, consulente tecnico del tribunale e socio dell’associazione senza scopo di lucro “Collegio Ligure dei Periti Esperti e Consulenti“.
LN – Capitano Bavestrello, quali strumenti d’indagine non distruttivi consentono ai periti di verificare lo stato dell’opera viva e dello scafo?
LB – La prima indagine è quella visiva dello scafo a secco, dove l’esperto può rilevare eventuali anomalie. Ma non sempre le imperfezioni sono in superficie e la tecnologia ci mette a disposizione delle opportunità d’indagine, come i rilevatori di umidità, che consentono di verificare eventuali presenze di umidità o processi osmotici avanzati.
Molti altri sistemi, poi, aiutano il perito ad analizzare la parte sospetta, come ad esempio i sistemi ad ultrasuoni e a infrarossi di ultima generazione. Questi sistemi prevedono una preparazione tecnica avanzata, con corsi a vari livelli e con strumentazione molto costosa. Di recente sto utilizzando il sistema ad infrarossi, naturalmente dopo aver seguito un corso di termografia, che mi consente, con una termocamera “importante”, di rilevare la discontinuità del materiale composito che forma lo scafo tramite la differenza di temperatura, sia nel caso di presenza di osmosi che di delaminazione.
Nell’ambito dell’indagine, quindi, questa strumentazione permette di fotografare la parte che presenta anomalie, dando così al perito la possibilità di produrre, grazie anche ad un software, una documentazione incontestabile dello stato dello scafo esaminato, che risulta fondamentale nei casi di incidenti da urti e nella trattativa di una compravendita per fornire precise indicazioni che determineranno il valore del danno subito o della contrattazione di vendita.
Attualmente la termografia è una delle soluzioni ideali per un’indagine non invasiva. La termocamera non è certo lo strumento magico che risolve tutti i problemi di indagine ma aiuta, insieme ad altri strumenti non invasivi, all’esperienza e allo studio, a redigere perizie sempre più complete. L’utilizzo della termocamera e del software è anche collegato ad una formazione professionale presso alcuni enti di certificazione, che autorizzano, con l’acquisizione di una certificazione di “operatore termografico” di secondo livello, anche il deposito di una perizia asseverata in tribunale in caso di procedure civili.
La termografia è una tecnica di analisi molto utilizzata anche nel campo dell’edilizia e per la verifica di impianti elettrici. Se in un impianto elettrico ci sono dei cavi in sovraccarico, infatti, l’innalzamento della temperatura potrebbe fondere il rivestimento dei cavi, che andrebbero in corto con altri nella linea di alimentazione e potrebbero mettere in pericolo gli operatori nelle vicinanze, come nella sala macchine di uno yacht.
Argomenti: Daily Nautica, Manutenzione barca
Bravi molto interessante e necessario tenersi aggiornati e far conoscere agli utenti tutte le nuove tecnologie comgratulazzionib