Le avventure di un vero cercatore di relitti dalla Sicilia a Stoccolma. Intervista all’archeologo marino Marco Alì
Ci sono moltissimi relitti nel Mar Baltico, ben conservati grazie alle caratteristiche particolari di questo mare
Ci sono moltissimi relitti nel Mar Baltico, ben conservati grazie alle caratteristiche particolari di questo mare
Incontro l’archeologo marino Marco Alì dopo un breve scambio di contatti e di mail tra l’Italia e la Svezia. Quando mi collego online, sono estremamente incuriosito dalle sue esperienze nei freddi mari del Nord Europa. Ho di fronte a me un ragazzo di 30 anni, con una grande passione per il suo lavoro e per la ricerca, che traspare dalla gioia con cui mi racconta le sue avventure.
Marco come nasce in te la passione per il mare e i suoi fondali?
Io sono di Giardini Naxos, in provincia di Messina, e il mare ha sempre fatto parte della mia esistenza. Adoravo nuotare e fare freediving nel caldo mare siciliano, pieno di colori e pesci. La natura del Mediterraneo è sempre affascinante.
Non sarà stato facile andare a vivere in un mondo così diverso dalla tua bella Sicilia?
In realtà io partivo avvantaggiato: mia mamma è svedese e in casa abbiamo sempre parlato entrambe le lingue. Qui, contrariamente a quanto si pensa, a volte i rapporti umani sono semplici, senza forzature o formalità. Vivo a Stoccolma da ormai 10 anni.
Raccontaci qualcosa del Mar Baltico e dei suoi abitanti.
Il Mar Baltico è un mare quasi chiuso dalle terre di diverse nazioni, con molti fiumi che scaricano acque dolci e lo rendono salmastro. È quindi normalmente freddo, buio, con una scarsa salinità e percentuale di ossigeno. È anche mediamente poco profondo e ciò consente di fare immersioni quasi ovunque. Non è particolarmente ricco di pesce lungo le coste ma si possono incontrare merluzzi, aringhe e spratti, pesci simili alle sardine. Nei mesi più freddi sembrano come intontiti dalla temperatura o dalla scarsità di ossigeno, tanto che potresti prenderli in mano e metterli nella tasca del gav.
I fondali?
Nel sud della Svezia aumenta il ricambio delle acque e i fondali appaiono frequentemente più sabbiosi e con una luce quasi azzurra. Bello farci immersioni. Più vai a nord, più è facile trovare limo fine che sembra fango e a volte diventa proprio polvere e limita fortemente la visibilità, in particolar modo nelle insenature più piccole.
Ti capisco, essendo un subacqueo di lago. La temperatura dell’acqua è molto gradevole, immagino.
(Sorride). Io mi immergo solo con la muta stagna, ovviamente. Preferisco la versione in trilaminato, che mi consente di calibrare quello che metto sotto a seconda della stagione. Nel tempo libero utilizzo quindi un bibombola da 12+12 litri, mentre spesso, quando lavoro, utilizzo una maschera granfacciale con l’ombelicale collegato alla superficie.
Hai imparato in Sicilia a fare immersioni?
No. Ho fatto tutti i corsi direttamente in Svezia, a partire dall’Open Water fino a quello da Commercial Diver. In futuro voglio proseguire con i corsi tecnici per migliorare la mia sicurezza sott’acqua e imparare a immergermi ancor più profondamente.
Da cosa nasce la passione per i relitti?
Io ho sempre avuto la passione per l’archeologia, come altri miei amici d’infanzia siciliani, e qui intraprendere questa carriera è stato più semplice. Diciamo che ho trovato più attenzione alla concretezza e meno problemi burocratici rispetto agli amici italiani che hanno intrapreso lo stesso percorso. Adesso lavoro a tempo pieno per lo Swedish National Maritime and Transport Museums, che comprende cinque musei in tutto il territorio svedese. In particolare, collaboro alla costruzione del Vrack Museum of Wreks, il museo dei relitti. Nella mia terra d’origine non è così facile lavorare a tempo pieno in questo settore e spesso sei costretto a fare un secondo lavoro per mantenerti.
Mi hai detto di aver fatto la tesi universitaria su un relitto famoso.
Certo! Si tratta della nave ammiraglia svedese Makelös (“Marte”), affondata nel 1564 durante la guerra nordica dei sette anni. Dopo essere stata catturata dai tedeschi di Lubecca, esplose improvvisamente e affondò, portando con sé centinaia di marinai. Venne ritrovata nel 2011 al largo dell’isola di Oland, a 75 metri di profondità. I suoi resti giacciono oggi sul fondo del mare, in uno stato di conservazione eccezionale. Il mio studio si è concentrato sull’area intorno al relitto, piena di artefatti, per ricostruire le dinamiche dell’affondamento e per studiare come la permanenza in mare lo abbia influenzato.
Ci sono molti relitti nel Mar Baltico?
Ce ne sono tantissimi ben conservati grazie alle caratteristiche particolari di questo mare, navigato sin dalla notte dei tempi. Imbarcazioni di ogni genere, affondate dagli urti contro i banchi di sabbia, dalle tempeste che hanno spinto le navi sugli scogli, o ancora da eventi bellici. Mercantili, velieri, fregate, navi da trasporto e militari. Ogni tipologia è rappresentata. In più la teredo navalis, la teredine xilofaga che si nutre del legno, è presente solo in alcune zone della Danimarca e della Germania ma non nel Baltico svedese. Puoi quindi ben immaginare lo spettacolo che a volte ci si presenta quando troviamo una nave affondata.
Di solito, come vengono trovati i relitti?
Nella maggior parte dei casi, noi veniamo chiamati in occasione di lavori eseguiti sul fondo del mare, come la posa di cavi sottomarini. La ricerca viene quindi effettuata tramite sonar a scansione laterale, che permette di descrivere la morfologia del fondale e i grossi oggetti posati su di esso. Ti assicuro che in certe zone, come quella dell’arcipelago di Stoccolma, è inusuale non trovare nulla. A questo punto lavoriamo per studiare i relitti, catalogarli e mantenerli il più possibile allo stato originale. Molti pensano che una volta trovata una nave antica si lavori per tirarla fuori dall’acqua e salvarla. In realtà, si mantiene meglio sul fondale e poi i costi di recupero di legno e manufatti sono elevatissimi.
Ci sono molti predatori anche da voi?
Purtroppo sì, i cacciatori di “ricordini” sono universali. Oltre a questo, i subacquei dovrebbero imparare a non spostare gli oggetti, perché in tal modo possono impedirci di comprendere la situazione originaria del relitto. Per farti un esempio, una pipa o un treppiede spostati dalle stive alla prua del relitto possono magari confonderci e cambiare il senso del ritrovamento. La regola sarebbe di guardare, scattare fotografie ma non toccare nulla.
Marco mi hai fatto davvero venir voglia di fare qualche bella immersione sui relitti svedesi. Cosa mi consigli?
Il periodo migliore sono i mesi di settembre e ottobre, con temperatura dell’acqua mite e discreta visibilità. Devi però organizzarti prima di partire, perché i diving center che lavorano come quelli in Italia, portando i subacquei a fare immersioni, non sono molti. I privati si organizzano in club e dispongono per lo più di barche private, poco accessibili agli estranei. I relitti, in ogni caso, non mancano mai e sono l’obiettivo standard delle uscite in mare. Per esempio, vicino a Stoccolma c’è un parco subacqueo, il Dalarö Dykpark. Inoltre, prima dell’estate verrà inaugurato il museo che sto contribuendo a realizzare, il Vrak Museum of Wrecks, il Museo dei relitti del Baltico. Sarà un’esposizione modernissima, per lo più digitale, nella quale ci saranno molte iniziative interattive che porteranno il visitatore sotto la superficie.
Ti ringrazio del tempo che hai dedicato a me e a Liguria Nautica.
Figurati. Mi ha fatto tanto piacere parlare in italiano. Dopo dieci anni al nord, mi accorgo addirittura di pensare in svedese. Era tanto che non facevo una chiacchierata così lunga nella nostra lingua…
In bocca al lupo Marco. Tienici aggiornati sulle prossime scoperte.
Fonte immagini e video: Marco Alí, Johan Magnusson, Thomas Ullström e Jim Hansson
Argomenti: Daily Nautica