L’Australia aderisce alla Global Ghost Gear Initiative contro le reti da pesca fantasma
La Global Ghost Gear Initiative è la più grande alleanza al mondo dedicata alla risoluzione del problema degli attrezzi da pesca abbandonati, persi o scartati
La Global Ghost Gear Initiative è la più grande alleanza al mondo dedicata alla risoluzione del problema degli attrezzi da pesca abbandonati, persi o scartati
L’Australia è il 24esimo Paese al mondo ad aderire alla Global Ghost Gear Initiative dell’Ocean Conservancy, Il ministro australiano per l’ambiente e le risorse idriche, Tanya Plibersek, ha infatti annunciato l’adesione dell’Australia, che si è impegnata inoltre a versare 1,4 milioni di dollari australiani per un’azione concreta contro le reti da pesca fantasma nei mari di Arafura e di Timor.
La Global Ghost Gear Initiative è la più grande alleanza al mondo dedicata alla risoluzione del problema degli attrezzi da pesca abbandonati, persi o scartati, noti anche come “attrezzi fantasma”, una delle principali fonti di inquinamento da plastica degli oceani e una delle più letali per la vita marina e delle più pericolose per l’uomo.
Ma cosa sono le reti fantasma? Wikipedia definisce una rete fantasma (in inglese “ghost net”) come “una rete da pesca abbandonata o smarrita in mare, in un lago o in un fiume”. “Le reti fantasma – si sottolinea – sono una delle componenti del cosiddetto ‘ghost gear’, che comprende genericamente le attrezzature da pesca abbandonate o smarrite. In ambito scientifico si usa l’acronimo ALDFG, cioè Abandoned, Lost or otherwise Discarded Fishing Gear, ovvero attrezzi da pesca abbandonati, persi o dismessi”.
Perché sono tanto pericolose? Innanzitutto, perché un enorme quantitativo di vita marina vi rimane impigliata e questo attrae i predatori, che finiscono anch’essi nelle loro maglie. L’effetto sul fondo del mare è enorme, sia per l’impatto sulle specie bentoniche che vi rimangono intrappolate che per l’alterazione dei fondali, in particolar modo le barriere coralline, causata dal trascinamento delle reti da parte delle correnti.
Gli attrezzi da pesca abbandonati costituiscono inoltre una gigantesca fonte di microplastiche che entrano nella catena alimentare e sono pericolose sia per i subacquei che per le imbarcazioni, che potrebbero impigliarsi e addirittura affondare (come il caso dell’imbarcazione coreana Seo-Hae che nel 1993 colò a picco con 292 vittime).
Gli attrezzi da pesca abbandonati, persi o scartati rappresentano fino all’86% di tutte le macroplastiche, ovvero quelle visibili a occhio nudo. È stato stimato che ogni anno vada perduto in mare il 5,7% delle reti da pesca, l’8,6% delle trappole e delle nasse e il 29% delle lenze da pesca: un quantitativo di materiale pazzesco.
“I rifiuti fantasma – spiega Hannah Pragnell-Raasch, Policy Specialist per Ocean Conservancy – sono la forma più letale di detriti marini e rappresentano un elemento fondamentale per risolvere la crisi dell’inquinamento degli oceani causato dalla plastica. Siamo entusiasti che l’Australia abbia aderito alla Global Ghost Gear Initiative e stia supportando in modo proattivo i Paesi limitrofi dell’area Asia-Pacifico nella lotta contro gli oggetti fantasma”.
Gli altri 23 Paesi membri del Global Ghost Gear Initiative sono Belgio, Canada, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Germania, Islanda, Messico, Montserrat, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Palau, Panama, Samoa, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Tonga, Trinidad e Tobago, Tuvalu, Regno Unito, Stati Uniti e Vanuatu. Scusate, non so voi, ma io ho riletto la lista due volte. No, l’Italia non c’è.
Fonte foto: Wikipedia
Forse basterebbe microchippare le reti. così se si perdono, si sa dove andarle a prendere… Tra tanta tecnologia a bordo delle barche da pesca, perché non ob bligarle, come per gli animali da compagnia, a rendere visibili anche le reti, con gravi multe a chi non le chippa?🌝