Scoperta una bioplastica a rapida degradazione nell’acqua di mare
I ricercatori della Wood Hole Oceanographic Institution hanno scoperto che, aggiungendo schiuma o piccoli pori al materiale, è possibile aumentare la velocità della sua biodegradabilità di oltre 15 volte
I ricercatori della Wood Hole Oceanographic Institution hanno scoperto che, aggiungendo schiuma o piccoli pori al materiale, è possibile aumentare la velocità della sua biodegradabilità di oltre 15 volte
Un team di ricerca della Wood Hole Oceanographic Institution (WHOI) di Falmouth, in Massachussetts, ha scoperto come creare una bioplastica che si degrada rapidamente nell’acqua di mare. Questa scoperta potrebbe limitare fortemente l’inquinamento da plastica nei nostri oceani, con un prodotto di alta qualità che assomiglia alla plastica normalmente utilizzata. La maggior parte delle nuove bioplastiche viene realizzata in diacetato di cellulosa (CDA), che deriva dalla polpa del legno. I ricercatori della WHOI hanno scoperto che, aggiungendo schiuma o piccoli pori al materiale, è possibile aumentare la velocità della sua biodegradabilità di oltre 15 volte, riducendo la loro massa del 65-70% in sole 36 settimane.
Quanto si degrada in un periodo simile un contenitore di polietilene? Zero. Persino la carta necessita di un periodo di tempo superiore per degradarsi, figuriamoci l’enorme massa di plastica presente nei mari di tutto il mondo, che soffoca la vita o viene da essa ingerita. E chi finisce per mangiare il pesce e, di conseguenza, le microplastiche? Secondo questa ricerca, la schiumatura di bioplastiche biodegradabili consente di ottenere prodotti efficienti in termini di materiali, con durate ambientali minime. I test sono stati svolti con un metodo empirico innovativo, inserendo plastica normale, CDA e CDA modificata secondo il progetto, in vasche piene di acqua di mare, fatta scorrere in un flusso continuo che ricorda le normali condizioni marine. Il risultato è stato stupefacente.
Commentando la metodologia di analisi, Bryan James, uno degli autori dello studio, ha affermato che “l’uso di vasche di acqua di mare a flusso continuo ci consente di portare le dinamiche dell’oceano microbiologicamente attivo in laboratorio. L’oceano cambia continuamente ed era importante che replicassimo questo ambiente reintegrando microbi e nutrienti, rendendo l’esperimento molto più realistico dal punto di vista ambientale. Come scienziato e ingegnere dei materiali è stato per me entusiasmante dimostrare che le schiume possono essere più efficienti, raggiungendo la funzionalità ottimale con l’utilizzo della minor quantità possibile di materiale, riducendo i costi e molti impatti ambientali. Inoltre, quando sono realizzate con plastiche biodegradabili, possono essere una delle forme di materiale meno persistenti”.
“Questo studio – ha aggiunto Collin Ward, un altro scienziato della WHOI – è il culmine di anni di ricerca incentrati sulla comprensione della biodegradazione del CDA nell’oceano. Abbiamo tradotto la conoscenza scientifica nella progettazione di un nuovo materiale che soddisfa contemporaneamente le esigenze dei consumatori e si degrada nell’oceano più velocemente di qualsiasi altro materiale plastico che conosciamo, persino più velocemente della carta. È una grande storia di successo in un campo che spesso si concentra sugli aspetti negativi dell’inquinamento da plastica piuttosto che lavorare verso soluzioni al problema”.
Possiamo solo augurarci, quindi, che governi e aziende facciano tesoro di queste ricerche, per creare prodotti biologici che vengano dal legno, comodi da utilizzare e facilmente biodegradabili in mare. Ce la possiamo fare? Io voglio credere di sì. Il complesso ma affascinante studio è disponibile qui.
Fonte foto: Wikipedia