Capodoglio morto a Porto Cervo: nel grembo un feto e 22 kg di plastica
A scoprirlo sono stati i tecnici dell’Istituto Zooprofilattico di Sassari e dell’Università di Padova. L’animale portava in grembo un feto di oltre 2 metri e mezzo
A scoprirlo sono stati i tecnici dell’Istituto Zooprofilattico di Sassari e dell’Università di Padova. L’animale portava in grembo un feto di oltre 2 metri e mezzo
L’uomo e la plastica che ha buttato in mare non ha ucciso solo un capodoglio di 8 metri. Ha ucciso anche il feto che portava in grembo, un esemplare da oltre 2 metri e mezzo di una specie a rischio di estinzione, che non vedrà mai la luce.
Una tragica scoperta ha accompagnato la notizia del ritrovamento del capodoglio spiaggiato a Cala Romantica, uno dei punti più suggestivi di Porto Cervo, in Sardegna, ucciso da oltre 20 chili di plastica ingerita. A ricevere la segnalazione del ritrovamento dell’animale spiaggiato è stata la locale Guardia Costiera. I militari hanno immediatamente allertato l’Ente parco di La Maddalena, l’Istituto Zooprofilattico di Sassari e l’Università di Padova per le prime analisi del caso.
La zona in cui è avvenuto il ritrovamento si trova all’interno del Santuario dei Cetacei Pelagos, un’area protetta nata per la salvaguardia dei mammiferi marini, compresa fra Liguria, Francia, Toscana e Sardegna. A rimuovere la carcassa del capodoglio, che misurava 8 metri di lunghezza, sono stati i vigili del fuoco. Il corpo è stato messo subito a disposizione dei tecnici per gli accertamenti.
Dagli esami svolti è risultato che l’animale portava in grembo un feto di oltre 2 metri e mezzo. Dalle attività di analisi è stata inoltre accertata la presenza nello stomaco dell’animale di un grosso quantitativo di plastica, circa 22 chilogrammi. Prevalentemente si tratta di tubi in plastica, sacchetti e involucri ancora con il codice a barre.
Del caso si sta occupando anche l’Associazione Seame Sardinia onlus di La Maddalena, da cui è giunta la segnalazione dell’animale spiaggiato. “Stiamo cercando di sensibilizzare tutti gli enti pubblici e privati del territorio della Gallura -riferisce la onlus presieduta da Luca Bittau– ad aiutarci a preservare ed esporre lo scheletro. Sarebbe davvero un peccato se questo cetaceo andasse perduto, perdendo anche l’opportunità, per tutto il territorio, di conoscere la sua storia, i problemi a cui la popolazione di capodogli e degli altri cetacei va incontro e le minacce, tra cui il grande problema delle plastiche, che questi animali ingeriscono“.
Il sodalizio sardo vorrebbe fare di questo evento tragico un monito per sensibilizzare la popolazione al problema della plastica. “Un’opportunità -prosegue l’associazione- che per generazioni rimarrebbe fruibile, per sensibilizzare sul rispetto del mare e della natura. Vorremmo lanciare una campagna per dargli un nome e adottare questo povero animale, che vivrebbe, come scheletro ma porterebbe un messaggio e un monito per tutte le nostre azioni future“.
Giuseppe Orrù
Argomenti: Daily Nautica
La stessa fine che faremo noi in breve tempo…….. meditate, gente, meditate……….