Cosa è la Caravella Portoghese e perché non bisogna averne paura
Come riconoscerla e cosa fare se si viene punti dai suoi tentacoli
Come riconoscerla e cosa fare se si viene punti dai suoi tentacoli
Non bastavano i “soliti” avvistamenti di squali, per lo più assolutamente innocui. Questa estate nei mari italiani è arrivato un nuovo spauracchio: la Caravella Portoghese. I media nazionali e locali hanno dato ampio risalto agli avvistamenti di questa creatura marina, sottolineandone gli aspetti più pericolosi. Aspetti che indubbiamente ci sono, considerando che, poco più di una settimana fa, a isola Ciclopi, Sicilia, una bagnante è stata ricoverata in ospedale a causa di una puntura di questo strano animale.
Un altro episodio, questa volta mortale, si era verificato nel 2010 nelle coste della Sardegna. Ma, al contrario di quanto alcuni media hanno affermato, la Caravella Portoghese, il cui nome scientifico è Physalia physalis, è sempre stata presente nei nostri mari. Tanto è vero che negli archivi dei musei italiani si trovano molte testimonianze che raccontano come questa creatura, distribuita per lo più negli oceani Atlantico e Pacifico, frequentasse il bacino Mediterraneo sin dal XIX secolo.
Che la sua presenza nei nostri mari, a causa dei cambiamenti climatici e dell’impoverimento della fauna autoctona, sia sempre più frequente è una ipotesi plausibile ma ancora al vaglio dei biologi marini. Fatto sta che, se pure della Caravella non bisogna aver paura, è comunque importante essere informati su cosa fare in caso di un incontro e come agire nel malaugurato caso che si venga punti.
Cominciamo intanto con lo spiegare che, pure se ci somiglia, la Caravella non è una medusa ma una sifonoforo. “Un organismo coloniale pleustonico, ovvero formato da un insieme di polipi specializzati che vivono galleggiando sulla superficie dell’acqua grazie a una ‘saccà piena di gas, con una forma leggermente appiattita, che funge da vela, detta pneumatoforo”, ha spiegato sulla rivista Frontiers in Marine Science il biologo marino Francesco Tiralongo, docente dell’Università di Catania.
In altre parole, come dice il suo stesso nome, la Caravella è una sorta di “imbarcazione” che trasporta migliaia di piccoli organismi urticanti agganciati in tentacoli lunghi anche 30 metri. E sono proprio questi a rivelarsi pericolosi per i bagnanti, perché, a differenza delle meduse, è difficile accorgersi della loro presenza mentre si nuota in mare.
Il contatto con la Caravella comporta dolorose lesioni cutanee e, sia pure raramente, può provocare anche uno shock anafilattico in individui predisposti. Ma può anche causare, nelle ore successive, vari altri sintomi come difficoltà respiratorie, aritmia e vomito. Ricordiamoci in ogni caso che la puntura della Caravella Portoghese risulta letale solo se l’urticato presenta delle patologie pregresse.
Che fare nel malaugurato caso di essere punti? La cosa migliore è togliere subito dalla pelle eventuali resti del tentacolo, facendo attenzione e non toccarli con le mani, sciacquare abbondantemente con acqua marina e successivamente porre qualche impacco di acqua calda sulla ferita. Naturalmente è consigliabile recarsi il prima possibile in un pronto soccorso.
La Caravella non è una medusa, quindi è assolutamente controproducente lavare la pelle urticata con aceto, succo di limone o ammoniaca che non farebbero altro che aumentare il rilascio di tossine. Una leggenda popolare consiglia di utilizzare la propria.. pipì in quanto contiene urea che è un derivato dell’ammoniaca. Non credeteci! Non fareste altro che peggiorare l’infiammazione. Meglio andare da un dottore senza dovergli pure spiegare come mai l’avete fatta fuori dal vaso!
Immagine di copertina tratta da Money
Argomenti: Daily Nautica