Gli squali grigi di barriera si ritrovano con gli amici ogni mattina: ecco il perchè
Un nuovo studio sugli squali grigi di barriera ha dimostrato come la forma di aggregazione degli individui nasca al mattino, formando gruppi che rimangono parzialmente uniti durante il giorno per poi disperdersi completamente durante la notte
Un nuovo studio sugli squali grigi di barriera ha dimostrato come la forma di aggregazione degli individui nasca al mattino, formando gruppi che rimangono parzialmente uniti durante il giorno per poi disperdersi completamente durante la notte
Ci sono poche specie animali travisate come gli squali. La gente comune ha di loro un’idea solamente negativa, derivante forse da una paura ancestrale che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi: quella di essere mangiati da una belva feroce. Killer psicopatici, solitari cacciatori di uomini, macchine da guerra assetate di carne e di sangue: è questo il pensiero comune su questi splendidi animali.
Fondamentali elementi della catena alimentare, sono però oggetto di molti studi che stanno dando informazioni importantissime e rivoluzionando i preconcetti sul loro comportamento. Uno di questi è stato dedicato allo squalo grigio di barriera, il Carcharhinus amblyrhynchos, ben conosciuto da molti subacquei che hanno avuto la fortuna di incontrarlo in immersione.
Si tratta infatti di una specie molto diffusa nelle acque dell’Indo-Pacifico ma anche inserita nella lista delle specie prossime alla minaccia, a causa della pesca indiscriminata a cui è soggetta per la pratica dello “shark finning“, l’amputazione delle pinne per fare la famosa zuppa cinese ritenuta erroneamente afrodisiaca.
Snello, robusto e lungo un paio di metri circa, vive abitualmente vicino alle scarpate del reef, cibandosi di pesci ossei e cefalopodi. Di norma tranquillo, può occasionalmente assumere atteggiamenti aggressivi ben identificabili dal suo comportamento e pericolosi anche per l’uomo.
Una nuova ricerca, pubblicata su Proceedings of the Royal Society B – Biological Sciences, ha dimostrato che gli squali grigi non sono animali solitari ma formano legami sociali di lunga durata. Un team di ricercatori della Florida International University e delle Università di Santa Barbara, delle Hawaii e di Exeter nel Regno Unito, coordinati da Yannis Papastamatiou, hanno monitorato 41 squali intorno all’atollo di Palmyra, che si trova in pieno Pacifico, a circa 1.000 miglia a sud delle Isole Hawaii.
L’équipe, utilizzando una serie di rilevatori acustici e di telecamere applicate agli squali, ha studiato la loro vita per un periodo di 4 anni. Il risultato è stato il rilevamento di una forma di aggregazione degli individui che comincia al mattino con la formazione di gruppi che rimangono parzialmente uniti durante il giorno, per poi disperdersi completamente durante la notte.
Questo fenomeno è stato definito “raggruppamento di fissione-fusione“, una dinamica in cui gli animali si lasciano per poi ritornare tutti insieme regolarmente alla stessa ora e negli stessi posti.
“Usare abitualmente la stessa parte del reef – spiega Papastamatiou in un’intervista pubblicata sul sito della Florida International University – ti aiuta a trovare i tuoi amici. Può essere difficile mantenere i legami sociali quando vivi nell’oceano ma se tutti gli squali tornano regolarmente nello stesso punto sulla barriera corallina, ciò li aiuterà a mantenere la loro struttura di gruppo”.
Si ritiene che il raggruppamento sociale aiuti la caccia e l’alimentazione, poiché la vita di gruppo su terreni di caccia conosciuti sembra avere più successo e proibisce alle specie concorrenti di rubare risorse. Una scoperta importantissima è stata quella relativa alla durata della formazione del gruppo di squali: alcuni di essi sono stati visti insieme per tutti i 4 anni dello studio, indicando così un legame a lungo termine.
“Da un po’ di tempo – sottolinea David Jacoby della Zoological Society of London, che ha collaborato all’analisi dei dati dello studio – sappiamo che gli squali sono in grado di avere preferenze sociali distinte verso altri compagni di gruppo. Non avevamo idea, tuttavia, che questi legami sociali potessero durare più anni o che, in assenza di riproduzione o cure parentali, tali comunità potessero funzionare come aree per lo scambio di informazioni”.
Incredibile. Ci auguriamo che i continui studi possano portare altre sorprese sulla vita di questi magnifici animali, visti troppo spesso solo come predatori o prede degli esseri umani. Per saperne di più cliccate qui.
Paolo Ponga
Argomenti: Daily Nautica, squali