05 ottobre 2021

I batteri marini che mangiano il petrolio

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Il sequenziamento genomico di una serie di specie di batteri marini ha rivelato un potenziale inaspettato per il biorisanamento da idrocarburi

batteri marini petrolio - Oil_platform wikipedia

Il sequenziamento genomico di una serie di specie di batteri marini ha rivelato un potenziale inaspettato per il biorisanamento da idrocarburi

2 minuti di lettura

Batteri presenti nelle gelide acque dell’Artico sono in grado di biodegradare petrolio e gasolio. La notizia, davvero di buon auspicio, viene da uno studio pubblicato in agosto su Applied and Environmental Microbiology, “Biodegradation of diesel and crude oil by Labrador Sea cold adapted microbial communities” di Sean M.C. Murphy, Maria Bautista, Margaret Cramm e Casey Hubert.

Il sequenziamento genomico di una serie di batteri, tra cui Paraperlucidibaca, Cycloclasticus e Zhongshania, ha rivelato un potenziale inaspettato per il biorisanamento da idrocarburi. “Questi batteri – afferma il professor Hubert – possono rappresentare elementi chiave nella risposta alle fuoriuscite di petrolio nell’Artico. Queste acque permanentemente fredde stanno vedendo un aumento esponenziale di attività industriale legata al trasporto marittimo e alle attività offshore del settore petrolifero e del gas”. Il rischio di inquinamento è quindi ovvio.

Motore fondamentale della ricerca è stato il dottor Sean Murphy, cresciuto nel Labrador canadese. In quelle zone è evidente come il ritrovamento di petrolio offshore abbia portato vantaggi economici alle popolazioni costiere ma allo stesso tempo costituisca un enorme pericolo per l’ecosistema, come dimostrato dal disastro della piattaforma Deepwater Horizon nel 2010.

Allo stesso tempo, fino ad oggi, vi era una mancanza totale di studi che chiarissero la possibile risposta dell’ecosistema locale in caso di una fuoriuscita di carburante. Senza contare che un aiuto internazionale in caso di disastro ambientale nelle remote regioni di Terranova e Labrador sarebbe estremamente complicato e lento.

I ricercatori, una volta scoperta l’attività di questi batteri, hanno svolto degli esperimenti pratici, simulando la bonifica di una fuoriuscita di petrolio. Hanno così preso dei contenitori combinando fango dei primi centimetri del fondo marino, acqua di mare, diesel o petrolio greggio, i batteri ed elementi per loro nutritivi in diverse concentrazioni. Gli esperimenti sono stati svolti a una temperatura di 4°C, la stessa delle acque del mare del Labrador, e sono durati diverse settimane. I risultati sono stati davvero positivi.

“Le nostre simulazioni – spiega il professor Hubert – hanno dimostrato che questi batteri naturali possono rappresentare i primi soccorritori generati dalla natura in caso di fuoriuscita di petrolio, riuscendo a degradarlo nell’oceano”. Questo fa ben sperare in sviluppi positivi, con batteri della natura impegnati a proteggere la stessa, magari anche a latitudini più calde di quelle artiche. Auguriamo quindi a questi scienziati davvero un buon lavoro.

 

Fonte foto: Wikipedia

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2 commenti

  1. Pierstefano Vernaschi – dice:
    6 October 2021 alle 7:59

    molgto interessante . Si attendono sviluppi concreti in vasta scala auspicandone un risultato incoraggiante per il nostro ecosistema e la difesa dell’ambiente marino

  2. divelions dice:
    7 October 2021 alle 14:46

    Che dire….Visto che purtroppo i disastri legati allo sversamento di petrolio in mare,sono sempre frequenti(vedi quello in California).Non ci resta che augurare, a questi batteri…BUON APPETITO!!!!