01 febbraio 2022

In Gran Bretagna scoperto lo scheletro di un “drago marino”: era un ittiosauro di 10 metri

01 febbraio 2022

Gli ittiosauri erano grandi rettili marini che apparvero 250 milioni di anni fa e si estinsero misteriosamente 90 milioni di anni fa

In Gran Bretagna scoperto lo scheletro di un “drago marino”:  era un ittiosauro di 10 metri

Gli ittiosauri erano grandi rettili marini che apparvero 250 milioni di anni fa e si estinsero misteriosamente 90 milioni di anni fa

3 minuti di lettura

Nella mente umana il mare è sempre stato pieno di animali fantastici, di mostri e di creature magnifiche. L’isola-pesce di San Brandano, la pistrice, le sirene di Ulisse ed altri mille esseri sovrannaturali e spesso pericolosi erano gli abitanti dell’immensa distesa marina, sotto la quale non si poteva sapere cosa si celasse.

In effetti, andando molto più indietro nel tempo, il mare era abitato davvero da creature fuori dall’ordinario e molto pericolose e una nuova scoperta scientifica fatta in Gran Bretagna, nell’area del Rutland Water Nature Reserve, lo dimostra: lo scheletro completo di un enorme ittiosauro, conosciuto in lingua inglese come “Sea Dragon” (drago marino).

Le immagini e lo splendido filmato realizzato in collaborazione con la BBC rendono davvero l’idea delle sue dimensioni e di quella che doveva essere la sua pericolosità. I resti sono stati trovati da Joe Davis, che lavora come Conservation Team Leader al Leicestershire and Rutland Wildlife Trust e che opera nella riserva in collaborazione con l’ente Anglian Water.

Davis si è imbattuto nello scheletro durante un’opera di bonifica, non immaginando inizialmente di cosa potesse trattarsi. “La scoperta – ha dichiarato – è stata assolutamente affascinante e il momento clou della mia carriera. È fantastico pensare che una volta questa straordinaria creatura nuotava nel mare che si trovava dove siamo adesso”.

L’esemplare, carnivoro, era lungo 10 metri. Impressionante l’immagine dello scheletro messo a confronto con uno dei paleontologi sdraiato di fianco: dà un’idea di quello che non doveva essere un placido pesciolino. Gli ittiosauri erano grandi rettili marini che apparvero nel Triassico inferiore (250 milioni di anni fa), prosperarono nel Giurassico e si estinsero misteriosamente nel Cretaceo superiore (90 milioni di anni fa), forse a causa di un cambiamento climatico.

Questi animali si sono evoluti in maniera simile ai delfini e alle balene ma nel loro caso da un rettile terrestre tornato a vivere in mare. Certe specie potevano raggiungere i 16 metri di lunghezza e gli arti si erano trasformati in pinne, con una caudale verticale in grado di sferrare un colpo propulsivo che li faceva balzare in avanti durante le catture.

Il muso era spesso appuntito, con denti conici per le piccole prede o grandi e affilati per quelle di grandi dimensioni. Respiravano aria, partorivano e, probabilmente, erano a sangue caldo. Quindi i subacquei sono molto fortunati che non pattuglino più le coste alla caccia di prede.

L’esemplare del Rutland non è l’unico ritrovato nel Paese, anzi la Gran Bretagna è ritenuta la patria degli ittiosauri, ma è decisamente il più grande ed è intero. La specie è stata identificata come Temnodontosaurus trigonodon. Per dare un’idea della difficoltà del recupero nell’area della riserva, basti pensare che solo il blocco del teschio con l’argilla in cui è contenuto è lungo 2 metri e pesa quasi una tonnellata, mentre la sezione del corpo supera la tonnellata e mezza.

Il team di paleontologi che hanno collaborato allo scavo è di livello mondiale: oltre a Joe Davis e all’Anglian Water, hanno partecipato Dean Lomax, il maggior esperto internazionale di ittiosauri, il paleontologo conservatore Nigel Larkin, lo specialista di rettili marini Mark Evans del British Antartic Survey (BAS) e la dottoressa Emma Nicholls del Museo Horniman, tutti assolutamente entusiasti della grande scoperta.

 

Fonti foto: Anglian Water e Wikipedia

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1 commento

  1. Agostino Giorgi says:

    Ma che bello ! Complimenti articolo e supporto video fantastici; sarebbe veramente molto interessante conoscere dove il reperto sarà custodito affinché in futuro poter visitarlo