Le meravigliose tridacne e la loro protezione
Pur essendo inserite nella lista delle specie protette, le tridacne vengono pescate in modo massiccio e spesso illegale sia per la loro carne che per le affascinanti conchiglie
Pur essendo inserite nella lista delle specie protette, le tridacne vengono pescate in modo massiccio e spesso illegale sia per la loro carne che per le affascinanti conchiglie
Il Center for Biological Diversity ha lanciato una petizione per sostenere la proposta della National Oceanic and Atmospheric Administration di proteggere 10 specie di tridacne giganti, animali che vivono principalmente nell’Indo-Pacifico e nel Mar Rosso e che possono raggiungere 1,2 metri di lunghezza e oltre 200 kg di peso. Purtroppo, pur essendo inseriti nella lista delle specie protette, questi animali vengono pescati in modo massiccio e spesso illegale, sia per la loro carne che per le affascinanti conchiglie.
Oltre a questo, le tridacne sono pesantemente colpite dal cambiamento climatico, perché il riscaldamento dell’acqua le porta a espellere le alghe simbiotiche con le quali riescono a sopravvivere. Questi animali quindi, secondo il Centro studi sulla diversità biologica, hanno bisogno di protezione come specie in pericolo, ai sensi dell’Endangered Species Act, che consentirebbe loro di venire monitorate e preservate grazie al governo federale degli Stati Uniti.
Conoscete le tridacne? Se anche non doveste averle mai incontrate di persona, non potete non aver presente la loro immagine raffigurata nei fumetti o in vecchi film e romanzi d’epoca, dove trattenevano sott’acqua un incauto nuotatore, intrappolandolo nella loro conchiglia. Vivono nelle acque basse delle barriere coralline dei mari caldi, in simbiosi con alghe unicellulari fotosintetiche, le zooxantelle, che forniscono loro la maggior parte dell’energia per la vita e la crescita.
Sono i bivalvi di maggiore dimensione al mondo e vivono in stretta associazione con le barriere coralline, giocando un ruolo assai importante nel loro ecosistema. I tessuti molli costituiscono una biomassa importante per il sostentamento di svariati predatori e necrofagi, mentre gli escrementi, le zooxantelle espulse, i gameti e le larve diventano il cibo di altri animali. Le conchiglie forniscono invece supporto e rifugio per numerosi organismi epibionti come cirripedi, policheti e spugne e quando sono vuote fungono da “nursery” per diverse specie di pesci.
Questi molluschi, conosciuti e apprezzati fin dal VII secolo a.C., sono giunti nel mondo antico dal Mar Rosso o dal Golfo Persico e utilizzati per creare manufatti artistici. Il nome di tridacna deriva dal greco, con il significato di “tre volte mordere“. La spiegazione viene da Plinio il Vecchio, che ne parlava nel libro XXXII della Naturalis Historia sottolineando che erano “di una tale grandezza da dover essere morse per tre volte (per essere mangiate)“.
Hanno anche un’altra caratteristica: sono bellissime. Sfido qualsiasi subacqueo che si sia immerso nel Mar Rosso a dichiarare di non essere rimasto affascinato dai loro colori e di non aver giocato smuovendo l’acqua per far chiudere loro repentinamente le valve. Auguriamo quindi alle tridacne di vivere felici nei mari caldi ancora per moltissimo tempo, senza però trattenere l’impavido ma incauto subacqueo avvicinatosi a fare fotografie (cosa più umoristica che possibile, ovviamente).