Scoperto un gigantesco corallo sulla Grande Barriera Corallina australiana
Largo 10,4 metri e alto 5,3, è stato chiamato "Muga Dhambi", ovvero proprio "Grande Corallo" nella lingua del popolo Manbarra
Largo 10,4 metri e alto 5,3, è stato chiamato "Muga Dhambi", ovvero proprio "Grande Corallo" nella lingua del popolo Manbarra
Nel Mar dei Coralli, al largo della costa australiana del Queensland, si trova un piccolo arcipelago di isole meravigliose: le Palm Islands. Fra queste vi è Orpheus Island o, per meglio dire in lingua aborigena, Goolboddi, un vero paradiso dichiarato parco nazionale e circondato da altri 1300 ettari di parco.
Malgrado questo vi è presenza umana sul posto, anche se discreta e attenta alla salvaguardia dell’ambiente. Vi è addirittura un resort, l’Orpheus Island Lodge, raggiungibile in elicottero o tramite avventurosi voli effettuati con gli idrovolanti.
Qui è possibile fare snorkeling ed effettuare immersioni per osservare una barriera corallina senza confronti, che contiene 1100 specie diverse di pesci e 340 varietà di corallo. È possibile, inoltre, raggiungere la vicina Hinchinbrook Island, un’isola deserta dove passeggiare in mezzo alla foresta pluviale alla ricerca delle cascate di Zoe e Mulligan oppure dei coccodrilli marini che risalgono i corsi d’acqua. Da lontano, s’intende.
In questo mare meraviglioso è stato rinvenuto il corallo più grande della Great Barrier Reef: largo 10,4 metri e alto 5,3 metri, è stato chiamato “Muga Dhambi“, ovvero proprio “Grande Corallo”, dal popolo Manbarra, gli ancestrali custodi delle Isole delle Palme. Si tratta di una madrepora del genere Porites e l’esame scientifico, effettuato dai biologi marini di Reef Ecology e dell’Università John Cook, in collaborazione con i colleghi di Reef Check Australia, Coral Reef Research e Manbarra Aboriginal Corporation, ha evidenziato come si trovi, in effetti, in buone condizioni di salute, con circa il 70% dei coralli vivi.
Considerando il tasso di crescita delle strutture coralline, è stato stimato che possa avere un’età variabile tra i 421 e i 438 anni. Il Muga Dhambi sarebbe quindi più vecchio dell’arrivo dei primi colonizzatori europei e la sua possente impalcatura di carbonato di calcio sarebbe sopravvissuta a 80 cicloni, vari episodi di sbiancamento, spugne e stelle ghiotte di coralli e, fino ad ora, al riscaldamento globale. Per fare una battuta, una vera roccia. Viva, ovviamente.
Fonte immagine copertina: Richard Woodgett – Grumpy Turtle Creative
Fonte immagini gallery: Scientific Reports e Wikipedia
Argomenti: Daily Nautica