20 October 2025

Perdita di petrolio da un relitto della Seconda Guerra Mondiale: è stato di emergenza in Micronesia

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La perdita avrebbe origine dalla Rio de Janeiro Maru, una nave giapponese affondata durante l'operazione Hailstone

Perdita di petrolio da un relitto della Seconda Guerra Mondiale: è stato di emergenza in Micronesia

La perdita avrebbe origine dalla Rio de Janeiro Maru, una nave giapponese affondata durante l'operazione Hailstone

3 minuti di lettura

Il presidente della Micronesia Wesley Simina ha dichiarato lo stato di emergenza a causa della fuoriuscita di petrolio da un relitto della Seconda Guerra Mondiale nella laguna di Chuuk, che rappresenta un rischio significativo per la vita marina, le barriere coralline e l’economia ittica del Paese. La perdita avrebbe origine dalla Rio de Janeiro Maru, una nave giapponese affondata durante l’operazione Hailstone, una battaglia aeronavale combattuta nel febbraio 1944 fra americani e giapponesi.

“Questi resti di guerra minacciano ora la nostra pesca, le nostre comunità e i nostri mezzi di sussistenza”, ha affermato Simina, chiedendo urgente assistenza internazionale durante il suo discorso all’80esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. “La portata di questa crisi – ha sottolineato – supera di gran lunga la capacità della Micronesia di affrontarla da sola. Mentre celebriamo l’80° anniversario della fine della guerra, facciamo appello alla comunità internazionale affinché collabori con noi per trasformare questa eredità bellica in un’opportunità di cooperazione”.

Alexander R. Narruhn, governatore di Chuuk, ha già aiuto agli Stati Uniti e al Giappone per proteggere i residenti da resti tossici e dall’acqua contaminata. “Il delicato ecosistema marino della laguna di Chuuk che comprende barriere coralline e diverse specie di pesci – spiega l’International Oil Spill Organization è altamente vulnerabile all’inquinamento da petrolio e le comunità locali, che dipendono fortemente da esso per la sopravvivenza, rischiano di perdere le loro scorte alimentari e i loro mezzi di sussistenza”.

Le Nazioni Unite, intanto, stanno conducendo una rapida valutazione e stanno mobilitando risorse per acquisire personale con competenze tecniche e attrezzature, perché c’è un bisogno critico di un’azione internazionale immediata per contenere la fuoriuscita, garantire finanziamenti di emergenza per la bonifica ed effettuare una valutazione del potenziale rischio di inquinamento da parte degli altri relitti presenti. Le perdite di petrolio dalle navi affondate rappresentano una minaccia persistente per la vita marina nell’Oceano Pacifico, vista la presenza di circa 1200 relitti potenzialmente inquinanti.

All’Assemblea Generale di New York Simina ha inoltre evidenziato altre sfide che la regione insulare del Pacifico è costretta ad affrontare. “Per la Micronesia – ha dichiarato – gli impatti potenzialmente dannosi sono costanti: maree impetuose, tempeste, siccità, intrusioni di acqua salata e violente precipitazioni possono devastare le nostre 607 isole. Nel 2024 sono stati i periodi di grave siccità che ci hanno costretto a dichiarare lo stato di emergenza, a dimostrazione di quanto rapidamente le circostanze possano trasformarsi in situazioni di emergenza. Occorre abbinare la scienza all’azione, perché le piccole nazioni insulari vivono quotidianamente la crisi climatica”.

Simina ha insistito affinché la riduzione delle emissioni di CO2 diventi una priorità globale, perché rallentare il riscaldamento degli oceani potrebbe farci guadagnare tempo per costruire un futuro basato sull’energia pulita. Ha poi sottolineato come siano necessari ulteriori sforzi per combattere l’inquinamento da plastica e ridurre i combustibili fossili. “Ma nessun Paese – ha concluso – può affrontare questa sfida da solo. Questi impegni richiedono solidarietà”.

 

Fonte foto: Chuuk State

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