Il Ministero dell’Ambiente: “Le orche nel porto di Genova potrebbero essere malate, non avvicinatevi”. Si cerca la carcassa del cucciolo
Prosegue il monitoraggio della Guardia Costiera e della comunità scientifica “in un ambiente protetto”. Intanto i biologi spiegano perché non si possono nutrire o allontanare con la forza
Prosegue il monitoraggio della Guardia Costiera e della comunità scientifica “in un ambiente protetto”. Intanto i biologi spiegano perché non si possono nutrire o allontanare con la forza
La speranza è che le uscite di qualche ora al giorno dallo specchio acqueo del porto servano alle orche per alimentarsi. Il timore, invece, è che siano malate, proprio perché continuano a fare ritorno nel porto di Prà.
Giorno 13: il pod di orche è stato ancora avvistato nel porto di Genova. La comunità scientifica e la Guardia Costiera proseguono il monitoraggio della famiglia di orche che ormai da quasi due settimane staziona davanti al bacino portuale di Genova-Prà. Un evento eccezionale che non si verificava dal 1985, quando esemplari della stessa specie furono avvistati a Sanremo e Finale Ligure.
Le attività vedono coinvolte unità navali e aeree della Capitaneria di porto-Guardia costiera, che monitorano il gruppo raccogliendo anche materiale video-fotografico per successivi studi scientifici.
SI CERCA LA CARCASSA DEL CUCCIOLO
Oltre a ricordare che è ancora in vigore l’ordinanza 415/2019, che limita il traffico, la sosta e l’attività subacquea nella “zona di precauzione” prospiciente l’ingresso al bacino portuale di Prà, la Guardia Costiera invita chiunque dovesse avvistare, in mare o sulla spiaggia, eventuali carcasse di animali, a non avvicinarsi per evitare eventuali rischi per la salute umana e contattare immediatamente la Guardia Costiera al numero blu 1530.
Ora che la madre ha abbandonato il cucciolo, dopo aver tristemente nuotato per giorni con il suo cadavere sul muso, nel tentativo di rianimarlo, si cerca la carcassa del più piccolo degli esemplari di orca arrivati a Genova. Il corpo del cucciolo, morto ormai da giorni, potrebbe essere quindi affondato, per poi riemergere tra pochi giorni, oppure essere già alla deriva. Ad avvistarlo potrebbero essere quindi dei pescatori al largo, oppure dei passanti su una spiaggia.
Perché non se ne vanno?
In questi giorni le attività di perlustrazione dell’area hanno visto succedersi le motovedette CP 715, CP 311, CP 830, CP 288 e A61 e l’elicottero Nemo 11-03 della Guardia Costiera. Nel corso delle uscite in mare sono ospitati a bordo delle unità esperti di Ispra, Istituto Tethys, Università e Acquario di Genova, che stanno studiando il comportamento degli animali per capire le motivazioni che li spingono a rimanere nell’area.
Dopo la morte del cucciolo, si è osservato che i quattro esemplari adulti si allontanano, a giorni alterni, di qualche miglio, probabilmente per andare ad alimentarsi. Questi mammiferi marini necessitano infatti di circa un quintale di pesce al giorno che, ovviamente, non possono reperire nello specchio acqueo in cui stazionano.
“Avendo a che fare con animali liberi – dicono gli esperti di Whalewatch Genova – è molto difficile stabilire le cause di questo comportamento anomalo. I ricercatori hanno constatato che il piccolo, ormai morto, nuotava autonomamente all’arrivo del gruppo a Genova. Da almeno un paio di giorni la madre lo ha abbandonato ma le quattro orche rimaste continuano a nuotare nelle acque portuali. Per questo motivo, i ricercatori sono concordi nell’affermare che vi è una causa differente che impedisce alle orche di allontanarsi da Genova. La morte del piccolo risulta quindi una conseguenza di un fattore principe poiché, quando all’interno di un gruppo di animali c’è un qualsivoglia problema, è naturale che i primi a risentirne siano gli individui più giovani“.
Potrebbe essere, quindi, che dato che uno o più individui hanno perso peso e non sono in buone condizioni di salute, il pod stia aspettando che si rimettano in forma per poi riprendere il largo.
NON POSSONO FARE NIENTE I BIOLOGI?
Dall’analisi effettuata dai ricercatori sui dati raccolti, è quasi certo che le orche non hanno perso l’orientamento e non sono bloccate all’interno del porto, dato che riescono tranquillamente a entrare e uscire. “Allontanarle quindi in modo forzato, con segnali acustici, rumori vari – aggiungono gli esperti di Whalewatch Genova – potrebbe facilmente non portare a nulla dal momento in cui, cessato il disturbo, le orche tornerebbero in porto. Essendo animali selvatici e in grado di procurarsi da soli il cibo, sarebbe inutile cercare di somministrare loro del cibo: solo i delfini degli acquari prendono il pesce dalle nostre mani. Inoltre la quantità di cibo richiesta non è per nulla trascurabile: un’orca adulta necessita di almeno 50 kg di pesce al giorno“.
IL MINISTERO: FORSE SONO MALATE
Il Ministero dell’Ambiente, con il supporto di Ispra, della Guardia Costiera, della Capitaneria di porto, è impegnato nel monitoraggio e nella creazione di un ambiente protetto per il gruppo di orche che stazione nei pressi nel porto di Genova.
“Le orche – spiega il Ministero dell’Ambiente in una nota – sono animali selvatici molto gregari e soggetti a protezione integrale e il tipo di intervento possibile su individui in chiara difficoltà e probabilmente malati è soggetto ad una serie di restrizioni. E’ infatti assolutamente sconsigliata qualsiasi tipo di interazione, perché potenzialmente affetti da patologie trasmissibili“.
Nei mari italiani le orche sono state già osservate almeno una decina di volte, anche se in eventi di brevissima durata, soprattutto nel secolo scorso nel Mar Ligure, nel Mar di Sardegna e in Sicilia. Il Ministero, avvalendosi del supporto dei tecnici, continuerà a seguire da vicino l’evoluzione della situazione.
GLI IDROFONI
Da alcuni giorni i cetacei vengono anche monitorati acusticamente con degli “idrofoni”, speciali microfoni che registrano le “vocalizzazioni” emesse sott’acqua dai mammiferi. Queste registrazioni sono raccolte dal dipartimento di fisica dell’Università di Genova, dall’Istituto nazionale di fisica nucleare, dall’Università di Torino e dall’Acquario di Genova con sensori acustici calati dalle unità della Guardia Costiera. Un idrofono è stato anche fissato sul fondale marino da Nauta Scientific, per tracciare le vocalizzazioni nell’intero arco della giornata.
Giuseppe Orrù
Argomenti: Daily Nautica, Genova, mare