Un mare di bombe. Ogni anno i palombari della Marina Militare disinnescano decine di migliaia di ordigni esplosivi abbandonati nelle nostre acque
I manufatti bellici risalgono alle due guerre mondiali e possono rivelarsi molto pericolosi per i subacquei ed i marinai dei pescherecci
I manufatti bellici risalgono alle due guerre mondiali e possono rivelarsi molto pericolosi per i subacquei ed i marinai dei pescherecci
Oltre 35 mila grossi ordigni esplosivi recuperati soltanto quest’anno. Senza contare 18.826 proiettili di calibro inferiore ai 12,7 mm. E’ davvero incredibile la quantità di manufatti potenzialmente pericolosi che i reparti subacquei della Marina Militare Italiana hanno trovato e recuperato nelle nostre acque. Mari, fiumi e laghi italiani sono infatti ancora “seminati” con bombe e proiettili inesplosi, rimasti in eredità dalle guerre mondiali. Bombe che ancora oggi possono rivelarsi pericolosissime tanto per i subacquei quanto per i marinai dei pescherecci. Lo scorso anno, gli ordigni bonificati sono stati oltre 44 mila. Ma tutto lascia presagire che alla fine di questo 2019, i manufatti bellici saranno assai di più.
Una delle ultime operazioni compiute dagli artificieri e dagli esperti palombari del Comsubin – il raggruppamento subacquei e incursori “Teseo Tesei” della Marina – riguarda la mina navale che i pescatori del motopeschereccio Aquila Reale di Bari, avevano inavvertitamente issato sul ponte della loro barca con la rete. Gli artificieri della Marina, prontamente avvertiti dalla prefettura, sono intervenuti rimuovendo con la massima delicatezza l’ordigno, risalente alla seconda Guerra Mondiale, per poi rimorchiarlo lontano e farlo brillare in un’area sicura, usando la massima attenzione per non provocare danni all’ecosistema marino. La manovra è stata portata a termine il 18 settembre, con pessime condizioni di tempo e di mare.
Attualmente, i palombari del Nucleo Sdai di Ancona sono impegnati in una delicata operazione volta a trovare, identificare e rimuovere i tanti ordigni esplosivi presenti sul fondo del lago di Varna, in provincia di Bolzano, abbandonati nel 1918 dall’esercito austro-ungarico in ritirata. A tutt’oggi, sono stati recuperati e messi in sicurezza, solo quest’anno, 1056 bombe da fucile e 4 fumogeni. Insomma, più una Santa Barbara che un lago, questo di Varna, se si considera che dal 2017, anno in cui è cominciata la bonifica, sono stati portati a galla più di 12 mila ordigni esplosivi.
L’ultima operazione è quella appena conclusa nel lago di Bracciano, vicino a Roma. Gli operatori del nucleo Sdai della Spezia hanno individuato due grossi ordigni esplosivi che giacevano alla profondità di appena un metro e mezzo. Un’analisi approfondita ha potuto stabilire che si tratta di una bomba di mortaio e di un proiettile perforante da 75 mm. Anche questi ordigni sono stati presi in carico dagli artificieri dell’esercito.
L’avreste mai detto che le nostre acque nascondessero tali “tesori” bellici? No, vero? Eppure non è infrequente per un sub, abituato ad immergersi fuori dai sicuri e collaudati percorsi proposti dai diving, imbattersi in curiosi manufatti arrugginiti che potrebbero rivelarsi tutt’altro che innocui. In casi come questi, bisogna vincere la tentazione di grattare col coltello da sub l’oggetto per scoprire di cosa si tratta. Comportamento questo, molto più frequente di quello che possiate immaginare.
L’ho visto fare, in un’occasione, ad un mio compagno di immersione mentre esploravamo una “tegnua” adriatica. Si trattava di un grosso proiettile che per fortuna non è esploso. Ma voi non seguite l’esempio del mio amico e ne guadagnerete in salute! Al contrario, bisogna evitare anche solo di avvicinarsi all’oggetto, prendere nota del punto e segnalarlo immediatamente alla locale Capitaneria di Porto o ai carabinieri che chiederanno l’intervento dei palombari di Comsubin.
In ogni caso non spaventiamoci troppo. Si può trovare di peggio, in fondo al mare. Come quel tipo che andava ad oloturie ed ha sbattuto la maschera su un oggetto ovale grande come un armadio. Pensava che fosse un Ufo ed invece era una bomba atomica che un aereo dell’Air Force si era perso in mezzo al mare dopo una manovra sbagliata. Ma questa incredibile storia la racconteremo in un prossimo articolo!
Argomenti: Daily Nautica