21 novembre 2023

Alessandro Pulina, il designer italiano che guarda all’Oriente – L’intervista di DN

21 novembre 2023

Dopo una lunga esperienza all’interno dei più prestigiosi cantieri navali italiani, nel 2014 Alessandro Pulina ha deciso di fondare il proprio studio, il Pulina Exclusive Interiors

Dopo una lunga esperienza all’interno dei più prestigiosi cantieri navali italiani, nel 2014 Alessandro Pulina ha deciso di fondare il proprio studio, il Pulina Exclusive Interiors

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Alessandro Pulina, classe 1978, dopo una lunga esperienza all’interno dei più prestigiosi cantieri navali italiani, nel 2014 fonda il Pulina Exclusive Interiors e realizza il suo sogno: firmare progetti d’interni e portare le sue idee a bordo di grandi yacht e nelle case. Lo abbiamo incontrato nel suo studio di Pisa e, tra affreschi e marmi toscani che raccontano la storia, ci ha parlato di sé.

Come è entrato nel mondo della nautica?

Mi sono laureato in architettura e ho avuto la grande fortuna di fare subito un incontro che ha cambiato la mia vita e la visione che avevo del mio lavoro. È stato Guido Spadolini, architetto innovatore e visionario, coinvolgendomi nello sviluppo della tesi, a farmi capire che la nautica era la strada. Qualche tempo dopo ho avuto la possibilità di fare un master sperimentale, nato dalla collaborazione delle Università di Pisa, Firenze e Genova. Poi con Paolo Caliari, uno dei padri fondatori dello yacht design contemporaneo, sono entrato nel vivo della progettazione: Paolo mi ha dato l’opportunità di firmare gli interni di tre barche dai 21 ai 27 metri, marchiate Jaguar e destinate al mercato americano ed europeo.

Quali sono i cantieri con cui ha iniziato la sua formazione?

Ho lavorato per circa dieci anni in Benetti e ho firmato gli interni di diversi yacht della linea Benetti Class. Mi riferisco ai Benetti Classic Supreme, ai Benetti Vision, ai Benetti Crystall, ai Benetti Tradition Supreme e anche a qualche Azimut Grande. Dopo pochi anni sono diventato lo Style Manager del Gruppo per gli yacht in vetroresina, seguendo e gestendo principalmente la produzione di Viareggio e Fano. L’esperienza all’interno dei cantieri navali mi ha dato tutti gli strumenti per formare il mio know-how e coadiuvare la mia creatività con la capacità di raggiungere una completa visione del progetto negli aspetti costruttivi.

Come è proseguita poi la sua carriera?

Lavorare a contatto con armatori di tutto il mondo mi ha fornito un punto di vista inedito dal quale guardare al mio mestiere e mi ha avvicinato a culture diverse che mi hanno subito affascinato, penso in particolare a quella asiatica. Dopo anni proficui e interessanti, ho sentito che era arrivato il momento di cambiare, di puntare ad un lavoro diverso e ho finalmente deciso di fondare il mio studio, il Pulina Exclusive Interiors. Per diverso tempo ho continuato a collaborare con Benetti e sono arrivate presto anche tante richieste da cantieri come Riva, Ferretti Group e CRN, per cui ho realizzato gli interni di RIO, il 62 metri in acciaio e alluminio che a febbraio di quest’anno è stato premiato al Boat International Design & Innovation Award, evento dedicato ai progetti più innovativi in termini di architettura navale, design ed eleganza dello scafo.

Un successo dovuto al fatto che il progetto si sviluppava su un procedimento guidato dalle richieste del cliente: la barca doveva diventare un luogo fantastico, tutto colorato, in cui linee semplici e materiali naturali si mescolassero a decorazioni esotiche, ma non si poteva rinunciare ad una multifunzionalità degli ambienti. Così siamo arrivati a candide pareti, armonizzate con la palette marina e in perfetto equilibrio con le tonalità multicolor degli arredi e dei tessuti dalle texture personalizzate. Ne parlo perché questa è una delle tante soddisfazioni che mi piace ricordare e che sono arrivate in quegli anni e grazie alle quali ho potuto esprimere la mia idea di design. Tuttavia, un cambiamento era necessario ed oggi sono felicissimo di aver fatto ciò che ho fatto.

Lei è molto presente anche all’estero?

È vero, lavoro molto all’estero e, tra consulenze e collaborazioni, quel mercato ci occupa tantissimo. Sono particolarmente orgoglioso di aver partecipato allo sviluppo degli interni di un 88.8 metri di Pride Mega Yachts e sto parlando dello yacht cinese più grande sul mercato. È stato un lavoro che ha richiesto quasi tutte le energie dello studio, perché i volumi della barca sono molto significativi ed era d’importanza cruciale coordinare in modo capillare tutti i team coinvolti. Alcuni di noi si sono trasferiti in Cina per un breve periodo, perché il lavoro doveva concludersi magistralmente. E così è stato. Nel tempo con molti armatori sono riuscito a costruire rapporti basati sulla fiducia e questo oggi ci dà la possibilità di lavorare tanto anche con commesse dirette sia per nuove costruzioni sia per il refitting. All’estero le barche in progettazione sono diverse e su alcune ci stiamo dedicando anche agli esterni. Abbiamo avviato collaborazioni con importanti cantieri asiatici per la progettazione di linee di prodotto e ora, ad esempio, stiamo lavorando ad un catamarano a motore di 60 piedi, a uno yacht di 68 piedi e ad uno di 108 piedi.

A proposito del suo lavoro all’estero, sappiamo di una nomina prestigiosa e importante che arriva da lontano…

È vero, sono stato nominato consulente del governo cinese per il settore yachting. Trovo molto interessante quel Paese. Tutto si muove sulle fila del rispetto, della curiosità e della fame di imparare e devo dire che finora la Cina mi ha dato molto in termini di soddisfazione professionale.

Quali differenze le ha mostrato questo suo peregrinare lavorativo tra l’Italia e l’estero?

Ciò che apprezzo all’estero, o almeno nei Paesi nei quali ho lavorato, è la rapidità del fare. La realtà amministrativa e produttiva è estremamente snella, le decisioni si prendono nell’immediato e consentono al progetto di progredire in modo fluido. Dalla carta al progetto i tempi sono brevissimi. A me piace molto lavorare in velocità, i miei collaboratori lo sanno e fortunatamente mi seguono in questo. Ci metto pochissimo a salire su un aereo, anche senza preavviso. È per questo che ho una valigia sempre pronta e i miei collaboratori, tredici nell’ufficio di Pisa e quattro in quello di Shangai, lo sanno bene.

Il suo studio è nel centro storico di Pisa?

Sì, come sede principale ho scelto un palazzo antico e bellissimo nel cuore della mia città, perché è importante per me trarre ispirazione dall’eccellenza dell’italianità. Siamo a pochi passi dalla torre più famosa del mondo e questo, insieme alla bellezza che ci circonda, è il valore aggiunto del nostro lavoro, perché quando il cliente arriva da noi ha già l’animo e lo sguardo rapiti dal fascino di un incanto toscano e fortemente italiano.

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