25 settembre 2020

“Per far rinascere la passione per la vela servono prodotti nuovi e innovativi”: la nostra intervista a Luca Bassani, fondatore di Wally

25 settembre 2020

Luca Bassani, fondatore dell'iconico brand Wally, parla del futuro della nautica alla prese con sfide sempre nuove

“Per far rinascere la passione per la vela servono prodotti nuovi e innovativi”: la nostra intervista a Luca Bassani, fondatore di Wally

Luca Bassani, fondatore dell'iconico brand Wally, parla del futuro della nautica alla prese con sfide sempre nuove

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Per far rinascere la passione per la vela servono prodotti nuovi e innovativi. Ne è convinto il fondatore di Wally, Luca Bassani, che abbiamo intervistato per parlare del futuro del brand e più in generale della nautica, un mondo in continua evoluzione che dovrà ripensarsi anche per affrontare la sfida del Coronavirus.

Dopo aver stravolto, negli anni ’90, il paradigma classico del mondo velico, sviluppando per la prima volta imbarcazioni in fibra di carbonio dalle prestazioni più uniche che rare, il fondatore di Wally non ha ancora tirato i remi in barca. 

LN Cosa aspettarsi dal futuro e quali implicazioni ha avuto la partnership con Ferretti Group? 

LB – L’acquisizione da parte del noto gruppo è stata vitale per la continuazione della visione che aveva del suo marchio. Un mercato molto attivo e di nicchia come quello odierno richiede investimenti importanti per poter sviluppare nuovi prodotti e inserirsi in nuovi settori e tutto questo sarà possibile grazie a Ferretti e ai loro cantieri, mantenendo però il DNA Wally, basato su innovazione e slancio verso il futuro. Sono rimasto, infatti, con il mio team di designer, a capo dell’attività di progettazione.

LN – Se, dunque, l’impronta artistica rimarrà immutata nel corso degli anni, in questo momento storico l’emergenza Coronavirus pone i cantieri e gli armatori davanti a sfide nuove. Come far fronte a questa situazione?

LB – Se, stagionalmente, si verificheranno epidemie dovremo adattarci, noi e il mondo della nautica in generale, ad una reinvenzione degli spazi a bordo. Non sappiamo ancora in quale direzione si andrà, ma sappiamo che ci vorrà tempo. Bisognerà vedere cosa accade in autunno per poter tirare le somme. Sicuramente, il progettare uno yacht che rispecchi certi standard di sicurezza sarebbe un impegno totalizzante.

LN – Non la spaventa, inoltre, che il mercato odierno sia quasi interamente occupato da barche a motore? Wally nasceva proprio come brand icona del mondo velico. Come si può far tornare l’armatore ad amare l’andare a vela, offrendo comunque un prodotto al top?

LB – Bisogna far tornare la passione per la vela, quindi per il navigare piuttosto che per il galleggiare all’ancora. Pensando alla nuova cultura generale contemporanea, inoltre, bisognerà lavorare ancora sulle prestazioni, sulla facilità di manovra, sulle comodità in crociera e sulla facilità di apprendimento per chi arriva alla vela senza esperienza. Per non parlare poi del discorso di sostenibilità che prima o poi diventerà più reale e meno di pura moda da salotto.

La nascita di Wally era avvenuta in concomitanza con un mercato diverso, più piccolo e dove la proporzione tra barche a vela e a motore non era così marcata. Ora il mondo della nautica è al 95% occupato da motoristi e le cause sono principalmente due: le comodità del motore e il rapporto prezzo/prestazione. Con molti meno soldi si possono avere più volumi e più spazi. Il mondo della vela è in questo momento quasi azzerato sopra una certa dimensione. Bisogna offrire qualcosa di nuovo che riporti attrazione.

Da quando siamo nati, abbiamo prodotto 50 barche a vela e 150 barche a motore. Il mondo della vela è in un basso e da qui si deve ritrovare la spinta per rimbalzare con un prodotto nuovo. Bisogna ripartire intendendo la vela come un gioco, rigenerando i veri appassionati del navigare.

LN – E quale sarà il futuro del Salone Nautico di Genova?

LB – Penso che tuttii saloni cambieranno rispetto al passato, diventando più specifici di settore in modo da accogliere più clienti interessati e meno curiosi commercialmente poco interessanti. Bisogna pensare che mentre i puri curiosi sono interessanti solo per l’organizzatore del salone, per gli espositori, invece, sono molte volte una gran perdita di tempo e una distrazione dai veri clienti. Genova è sempre stato un evento più per curiosi che per veri clienti e dovrà decidere cosa vorrà essere nel futuro.

LN – E voi avete già qualcosa di grosso in progetto?

LB – Alla première a Monaco abbiamo presentato il nuovo Tender 43’ e il Tender 48’ con i fuoribordo. Nei prossimi mesi ci saranno degli annunci per progetti importanti già in costruzione, ma per ora rimangono segreti.

 

Nicolò Scovazzi

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