Cantiere del Pardo festeggia 50 anni di successi
Non sono molti i brand nautici che possono vantare una carriera lunga e fortunata come quella di Cantiere del Pardo, punto di riferimento a livello internazionale e modello di business per le generazioni future
Non sono molti i brand nautici che possono vantare una carriera lunga e fortunata come quella di Cantiere del Pardo, punto di riferimento a livello internazionale e modello di business per le generazioni future
Dal 23 al 25 giugno a Portopiccolo (Trieste) Cantiere del Pardo ha raccolto intorno a sé progettisti, dealer, personaggi di spicco del mondo della nautica e armatori provenienti da tutto il mondo per rendere omaggio ad una realtà aziendale che ha saputo costruire passo dopo passo una storia di successo lunga 50 anni.
I festeggiamenti per i 50 anni di Cantiere del Pardo si sono aperti con un’emozionante cena di gala nella splendida cornice della baia di Sistiana, per poi proseguire con due momenti di aggregazione, divertimento e sana competizione: la tradizionale Grand Soleil Cup, giunta alla sua 21esima edizione, e per la prima volta in assoluto il Pardo Water Rally.
La storia di Cantiere del Pardo
Non sono molti i brand nautici che possono vantare una carriera lunga e fortunata come quella di Cantiere del Pardo, punto di riferimento a livello internazionale e modello di business per le generazioni future. Nato nel 1973 dalla visione e dalla passione di Giuseppe Giuliani Ricci e oggi guidato dal Ceo Fabio Planamente e dal presidente Gigi Servidati, il cantiere coniuga alla perfezione tradizione e innovazione.
“La storia di Cantiere del Pardo – spiega Planamente – è ricca e complessa. Più facile è individuare alcune ‘pietre miliari‘ coincidenti con le fasi in cui l’azienda ha dimostrato di sapersi adattare ai cambiamenti per diventare ciò che è universalmente considerata oggi, un fiore all’occhiello dell’industria cantieristica italiana”.
“Queste ‘pietre miliari’ – prosegue il Ceo di Cantiere del Pardo – possono essere identificate con tre momenti. Dapprima il passaggio di testimone, o forse sarebbe meglio dire ‘di timone’, da Giuseppe Giuliani Ricci a una serie di fondi, poi la ripartenza nel 2014 dopo il periodo più buio della nautica, e infine la fase a noi più cara, quella del triennio 2015-2017, coincidente con il lancio della gamma a vela ‘Long Cruise’ e, poco dopo, la nascita del marchio Pardo Yachts, che ci ha traghettato nel mondo del motore dandoci la linfa per guardare avanti con fiducia e crescere sempre di più”.
Già leader nel mercato delle imbarcazioni a vela con il mitico brand Grand Soleil Yachts, nel 2016 Cantiere del Pardo ha infatti deciso di scrivere un altro capitolo della sua lunga storia aprendosi al segmento degli yacht a motore. “Il pensiero di fare una barca a motore – sottolinea Servidati – c’era da tempo, perché la nostra passione nautica è sempre stata a 360°. Così, quando è nata l’esigenza di crescere come cantiere, io e Fabio abbiamo pensato di farlo con delle novità importanti”.
Pardo Yachts
La barca che segna il debutto di Cantiere del Pardo nella fascia motore, lanciando gli ormai celebri Walkaround con prua inversa, è il Pardo 43, un 13 metri con carena ottimizzata per le propulsioni IPS che, al suo esordio a Cannes, viene venduto in 30 esemplari (che diventeranno 270 in soli sei anni). Quella che a molti sembrava una scelta rischiosa, si rivela quindi un successo clamoroso, tanto da spingere il cantiere ad aumentare la gamma (con i modelli Pardo 50 e Pardo 38) e diversificarla per rispondere alle crescenti richieste degli armatori: nascono così le linee Endurance e GT.
La linea Endurance si è proposta di colmare un vuoto nel mercato delle navette, dove mancavano barche da crociera con una carena ben studiata, efficiente a 10 come a 20 e più nodi di velocità, e comode e refrattarie al rollio quando sono all’ancora. Il primo modello, l’Endurance 60, è stato il frutto del lavoro congiunto di Cantiere del Pardo, dell’architetto navale Davide Leone e di Nauta Design, lo studio che ha firmato gli interni.
“Il risultato – racconta Servidati – presenta stilemi che ricordano molto i Pardo Yachts e ottime caratteristiche sia a livello di prestazioni velocistiche sia di consumi. È anche una barca molto comoda e per questo ritengo sia un ottimo prodotto per un velista che volesse passare al motore”. Nel 2024 seguirà il già annunciato Endurance 72, che lo stesso Leone ha già definito il suo “progetto migliore”.
La linea GT, invece, lanciata nel 2022 con il GT 52, si può considerare una via di mezzo tra le precedenti, perché propone una versione chiusa dei Pardo, offrendo al contempo interni più vivibili (con una comoda dinette e 3 cabine) per mantenere il “family feeling” del cantiere. La barca utilizza la medesima carena del Pardo 50, ottimizzata per il sistema IPS, che su questo modello è previsto in tre versioni: IPS 2×650 (di serie) oppure IPS 2×700 e 2×800 (opzionali).
VanDutch Yachts
Nel 2020 Servidati e Planamente decidono di acquisire il brand olandese VanDutch, che realizzava yacht immediatamente riconoscibili e di grande fascino, veri e propri simboli di un lifestyle raffinato e senza tempo “che faceva sognare e che catturava l’attenzione di tutti”, ricorda Planamente. Nel rispetto delle linee e degli stilemi originali, le barche prodotte da Cantiere del Pardo presentano nuove carene, nuovi stampi e un’abitabilità ottimizzata.
I modelli finora prodotti sono il VD 32, il VD 40, il VD 48 e il VD 56, a cui seguirà un modello di 75 piedi. Dal punto di vista stilistico, i due modelli di dimensioni minori hanno un layout di coperta simile, piacevolmente asimmetrico, con a poppa (sulla sinistra) un passaggio che mette in collegamento la timoneria con la plancetta di accesso al mare. Salendo di dimensioni, nei layout di coperta la simmetria diventa la norma (eccezion fatta per la timoneria, che si trova sempre sulla sinistra), mentre sottocoperta il numero delle cuccette aumenta e si tende a offrire agli ospiti una maggiore privacy.
La “strada a motore” intrapresa dal cantiere è costellata di importanti riconoscimenti come il rinnovo della partnership con Luna Rossa Prada Pirelli, ma questi risultati non sarebbero mai stati possibili senza quel background e quel know-how aziendale che affondano le loro radici nel mondo della vela. È in quel mercato, infatti, che Cantiere del Pardo ha costruito la sua reputazione e sviluppato quella filosofia produttiva di eccellenza che lo ha portato così lontano.
Grand Soleil Yachts
I Grand Soleil prodotti in 50 anni sono più di 5.000 e negli anni l’evoluzione della gamma ha (in molti casi) anticipato soluzioni di design poi adottate dal mercato, di cui queste imbarcazioni sono state protagoniste, essendo state concepite dai progettisti più celebri di ogni epoca. Si comincia nel 1973 con Jean-Marie Finot, fino ad arrivare ai consolidati team progettuali di oggi, come quello costituito da Polli-Lostuzzi-Nauta Design.
Tra i modelli più iconici, il mitico GS 34, il primo prodotto (1973 -1983), progettato da Jean-Marie Finot in versione regata e crociera e costruito in 290 esemplari: la barca, con il caratteristico oblò circolare a poppa, fu un enorme successo e catapultò Cantiere del Pardo nella fascia medio-alta del mercato. Altrettanto iconici, i GS 39 e 343 (Alain Jézéquel), i GS 52, 45 e 42 (Germán Frers), il GS Maxi One (Bruce Farr), il GS 50 (Doug Peterson) e i GS 37, 46.3 e 43 (Japec e Jernei Jakopin).
Con il nuovo millennio fanno poi il loro ingresso altri famosi yacht designer. Il primo è Massimo Paperini, che firma il GS 40, non solo uno dei modelli più di successo del cantiere (circa 230 esemplari prodotti) ma anche quello che segna un punto di svolta stilistico, grazie alla prua quasi a piombo e alla striscia della tuga che si assottiglia come a “tagliare” orizzontalmente gli oblò. Seguono Philippe Briand, che progetta il GS 56, lo studio Judel/Vrolijk, che realizza il GS 44 Race e i GS 45 e 50 e Botin & Carkeek, a cui si devono i modelli da regata GS 42 e 56.
Le firme italiane
Dal 2011 Cantiere del Pardo si è avvalso soltanto di progettisti italiani. Dopo Paperini e Luca Brenta, che avevano disegnato rispettivamente il GS 40 e il GS 54, è stata la volta di Claudio Maletto, che ha firmato l’architettura navale del GS 39 e del GS 43: il 39 di Maletto fu il primo Grand Soleil di serie dotato di chiglia con bulbo a siluro, mentre il 43 fu il primo che presentava anche la delfiniera (o bompresso fisso).
Nel 2013 Marco Lostuzzi ha presentato il GS 46 LC (“Long Cruise”), con il punto di scotta randa posizionato su un rollbar in carbonio. Fortemente voluto da Gigi Servidati per affiancare alla gamma performance una dedicata alla crociera, è stato un progetto rivoluzionario e di enorme successo che ha siglato l’inizio di una collaborazione che continua ancora oggi: Lostuzzi ha infatti firmato, insieme a Nauta Design, anche il GS 48. Molto importanti anche i rapporti di lavoro instaurati con Umberto Felci (GS 58) e Giovanni Ceccarelli (GS 80).
Il 2020 segna, invece, il debutto di Matteo Polli, yacht designer di grande talento che, dopo il fortunatissimo GS 44 (disegnato con Nauta Design e vincitore di due mondiali ORC), ha realizzato il GS 40 (che come il 44 porta anche la firma di Nauta Design), il GS 72 in entrambe le versioni Performance e Long Cruise, frutto del lavoro congiunto di Polli (linee d’acqua e armo), Lostuzzi (strutture) e Nauta Design (interni e coperta), e il GS 65 LC, che verrà varato nei prossimi mesi.
“Entriamo nel nuovo cinquantennio – commenta Servidati – tenendo la barra dritta, impegnandoci affinché Cantiere del Pardo continui a essere un punto di riferimento per il panorama nautico mondiale, oltre che un motivo di orgoglio per la Romagna e per il Paese”. “Essere diventati proprietari di un cantiere così prestigioso, per di più italiano, e avere ora la possibilità di continuare a portarne avanti le attività in prima persona – conclude Planamente – è un grande privilegio, il proverbiale sogno divenuto realtà”.
Argomenti: Cantiere del Pardo, Daily Nautica