10 ottobre 2014

Alluvione a Genova: analisi meteo e considerazioni. FOTO

10 ottobre 2014

Si chiamano "flash flood": alluvioni lampo, difficilmente prevedibili rappresentano un fenomeno estremamente pericoloso.

Si chiamano "flash flood": alluvioni lampo, difficilmente prevedibili rappresentano un fenomeno estremamente pericoloso.

2 minuti di lettura

Come già successo in passato in Liguria, anche questa notte violente piogge hanno provocato l’esondazione di torrenti in provincia di Genova causando una vittima e danni consistenti. Il nome flash flood rappresenta bene le caratteristiche di questi eventi: relativamente brevi ma molto intensi, stanno diventando frequenti in alcune aree del Mediterraneo specialmente nei mesi autunnali. Come già avvenuto in passato, anche in questo caso era presente un flusso di venti meridionali associati al margine sud di una depressione centrata sulle isole britanniche. L’aria caldo umida, addensandosi sui rilievi del ponente ligure ha favorito la formazione di forte attività temporalesca. Le piogge, unite ad altri fattori di natura idrologica hanno determinato gli effetti che abbiamo visto.

 

Questo per quanto riguarda l’analisi dei fatti. Come comportarsi per prevenire o, almeno, ridurre al minimo l’impatto di questi fenomeni? Occorre un cambio di mentalità da parte di tutti: la presa di coscienza del fatto che pur in qualche misura prevedibili, questi fenomeni posseggono un elevato grado di imprevedibilità che li rende difficilmente riconoscibili in tempo utile anche dagli addetti ai lavori.

 

Come ho detto e scritto molte volte, l’attività temporalesca può essere realmente prevista (in termini di sua esatta localizzazione) solo quando si sta formando. Questo avviene attraverso l’analisi delle immagini satellitari integrate dall’uso del radar che permette di seguire il suo spostamento e l’eventuale intensificazione. Queste tecniche però non sono efficaci per attivare il meccanismo di allerta che richiede un certo anticipo. Ci sono anche i modelli numerici che, però, consentono di intuire il potenziale per lo sviluppo di fenomeni intensi ma che, per limiti tecnologici, sono afflitti da un certo margine di errore (in termini di falso allarmi o mancato allarme).

 

Questa è la fotografia dello stato dell’arte nella previsione dei fenomeni intensi. Lo sforzo di prevederli è grande ma la complessità dei fenomeni è tale da rendere ancora la previsione vulnerabile agli errori già citati.

 

La vera prevenzione si fonda sul contributo di tutti: partendo dall’accettare il fatto che la scienza ha dei limiti (non solo la meteorologia) è necessario sviluppare l’attitudine all’autoprotezione. Scrivo queste righe su una rivista che parla a chi va per mare: le stesse norme di buon senso e precauzione adottate in barca devono valere anche a terra dove, invece, prevale un immotivato senso di sicurezza.

 

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Paolo Andrea Gemelli

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8 commenti

  1. paolo says:

    Il ruolo del riscaldamento globale, in un territorio comunque soggetto a eventi intensi, è quello di favorire un ulteriore afflusso di aria caldo umida dal mare. Condivido la sua analisi sugli aspetti idrogeologici.

  2. Frappa says:

    Il riscaldamento globale c’entra,ma anche no, Genova e tutto il territorio ligure sono per conformazione orografica e geografica inclini a forti precipitazioni concentrate in brevi periodi dalla notte dei tempi , l’alveo dei nostri torrenti scavato dalle piogge stesse in tempi geologici, è stato confinato a causa di una urbanizzazione scriteriata, questo è la principale causa della severità dei danni e delle perdite umane riscontrate negli eventi degli ultimi 50 anni.
    Se i torrenti non esondassero i danni sarebbero di gran lunga minori, e questa volta non si può dare la colpa alle mareggiate che impediscono il defluire delle acque, basta vedere i dati idrometrici dei torrenti per capire , senza tanti calcoli idraulici, che le sezioni di passaggio delle acque sono insufficienti.

  3. Gaetano says:

    Con questo articolo molto interessante gli Amministratori della citta’ possono manlevarsi dalle loro responsabilita’.Il cittadino non ama la cultura del rispetto dell’ambiente in cui vive.Non rispetta le istituzioni perche’ non riceve un esempio tangibile di correttezza.La soluzione e’ portare tutti i materiali di scarto del proprio appartamento in un angolo buio della strada lontana dal suo domicilio ed abbandonarlo.

  4. guiscardo says:

    ciao,
    io sono un geotecnico e sono assolutamente d’accordo con quello che scrive Paolo,più che alla meteorologia,che non è una scienza esatta,bisognerebbe prestare attenzione ai segnali che ci invia la terra dove si può e si deve intervenire ,creando fra le altre cose occasioni di lavoro e sviluppo economico e nello stesso tempo preservando la sicurezza dei luoghi e delle persone che li abitano.

  5. a says:

    Una vita è sempre una vita, e forse l’allerta potrebbe anche averla potuta salvare.
    Tutta la restante parte della catastrofe, invece, nessuna allerta l’avrebbe evitata.
    Come al solito ci fanno guardare il dito (previsioni ed allerta) anziché la luna (mancanza di interventi strutturali).

  6. paolo says:

    Caro Max, la sua osservazione è estremamente pertinente e proverò a dare una risposta, nei limiti del possibile, esauriente. Scenari come quello a cui abbiamo assistito a Genova nelle ultime ore si compongono sempre di, almeno, due elementi: quello meteorologico e quello idrogeologico. Le piogge, per quanto particolarmente intense, non bastano a determinare quegli effetti che iniziano a diventare una brutta consuetudine degli autunni mediterranei. Il primo elemento, quello meteorologico, ben si colloca nello scenario legato al riscaldamento globale. Queste perturbazioni si nutrono infatti di calore e umidità, un tempo caratteristica esclusiva delle latitudini tropicali. La loro frequenza è massima nei mesi autunnali quando il mare ha accumulato tutto il calore estivo e lo restituisce all’atmosfera sotto forma di masse d’aria umida. La situazione che si è verificata poche ore fa ha avuto come protagonista il flusso da SE che ha fatto accumulare l’aria caldo umida sui rilievi Liguri innescando la successiva attività temporalesca. Per quanto parzialmente responsabile, l’elemento atmosferico, non è sufficiente a spiegare l’accaduto. La componente terrestre è determinante e, probabilmente, è quella dove si dovrebbero concentrare gli sforzi per mitigare l’impatto di quelli che, presumibilmente, diverranno fenomeni tipici anche alle nostre latitudini. Riferendomi alla componente terrestre non intendo solo la cura di torrenti, tombini ecc., mi riferisco ad una azione individuale che parta dalla presa di coscienza di un problema che, per la sua natura, non è delegabile alle sole autorità. In Italia si deve favorire una nuova cultura ambientale, meno dogmatica e più pragmatica. Una cultura nella quale la tutela dell’ambiente non sia solo un atto dovuto politicamente corretto ma piuttosto una incredibile opportunità lavoro e crescita.

  7. stefano says:

    Sicuramente il clima sta cambiando e questi fenomeni saranno sempre più frequenti
    quindi bisogna costruire delle infrastrutture che prevedono questi eventi
    stefano costantini

  8. Max says:

    Molto interessante, ma perchè solo negli ultimi anni si stanno verificando questi fenomeni quando le depressioni sulle isole britanniche esistono da sempre? Forse il riscaldamento globale?