Ciao Ciao Lupi, ma noi lo sapevamo già
Le dimissioni del Ministro alle Infrastrutture e i Trasporti, a seguito dell'inchiesta della Procura di Firenze sul sistema di corruzione e clientele che coinvolge alcuni imprenditori e lo stesso Lupi, rischiano di affondare anche la riforma dei porti
Le dimissioni del Ministro alle Infrastrutture e i Trasporti, a seguito dell'inchiesta della Procura di Firenze sul sistema di corruzione e clientele che coinvolge alcuni imprenditori e lo stesso Lupi, rischiano di affondare anche la riforma dei porti
“A proposito delle infrastrutture: perché scegliere un indagato come Maurizio Lupi a questo ministero?Come è noto, Lupi è inquisito dalla Procura di Tempio Pausania per concorso in abuso d’atti di ufficio per la nomina del commissario dell’Autorità portuale del Nord Sardegna”. Era precisamente un anno fa quando Liguria Nautica scriveva 10 quesiti al neopremier Matteo Renzi sulla politica nautica in Italia. Tra queste la numero 9 riguardava proprio la vicenda della nomina nel 2013 da parte del Ministro delle Infrastrutture e i Trasporti dell’ex senatore Pdl ed ex presidente della Provincia di Olbia e Tempio Pausania Fedele Sanciu (una licenza media ma in compenso una lunga militanza negli apparati istituzionali) a commissario dell’Authority portuale per il Nord Sardegna. Una poltrona da 250 mila euro all’anno in barba alla lettera della legge n.84 che per quella carica parla di “massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale”.
Ma evidentemente il Lupi perde il pelo e non il vizio. Proprio all’indomani dell’ambiziosa bozza del Piano nazionale della logistica e dei porti il ministro si trova invischiato nell’inchiesta promossa dalla Procura di Firenze che parla di “uno scenario di devastante corruzione sistemica” nella gestione degli appalti sulle grandi opere (TAV, Expo, autostrada Orte-Mestre). A tessere la trama del sistema, secondo la Procura, sarebbero stati il superburocrate dei lavori Pubblici l’ingegnere Ettore Incalza e l’imprenditore fiorentino Stefano Perotti. In particolare il ministro Maurizio Lupi, che ci teniamo a precisare non è comunque indagato, secondo i tabulati delle intercettazioni telefoniche avrebbe però concesso facilitazioni e privilegi a imprenditori come Perotti in cambio di incarichi lavorativi per il figlio Luca. Inoltre Lupi avrebbe più volte assicurato Incalza che le strutture ministeriali da lui dirette come la Struttura tecnica di missione non sarebbero state toccate da tagli, semplificazioni e riorganizzazioni tecniche. E potremmo andare avanti tra regali, viaggi, favori e complicità.
Quello che ci interessa è che con le dimissioni rassegnate stamane da Lupi la tanto agognata Riforma dei porti riceve un’altra brusca e inattesa battuta d’arresto. Ma forse meglio così. Abbiamo sentito ormai troppe chiacchiere. Si può parlare quanto si vuole sulla soppressione o sulla riduzione delle Authority. Si può spaccare il capello in quattro se è meglio privatizzare la governance portuale o lasciarla in mano pubblica. Lupi o agnelli non cambia la sostanza. Fino a quando le Authority saranno infatti un parcheggio per “boiardi” di partito, fino a quando concessioni e servizi saranno elargiti alle consorterie degli amici degli amici in cambio di favori e tangenti, fino a quando la competenza e la professionalità saranno sacrificate in nome dei profitti dei soliti noti nessuna riforma potrà mai mettere fine all’inevitabile declino di un settore e di un Paese.
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