Come sta la nautica italiana? Un bilancio tra novità normative e segnali del mercato
Pur tra tante difficoltà sembra esserci un'aria igliore intorno alla nautica italiana: qualche novità normativa potenzialmente interessanti e un mercato che muove i primi passi offrono spunti di riflessione
Pur tra tante difficoltà sembra esserci un'aria igliore intorno alla nautica italiana: qualche novità normativa potenzialmente interessanti e un mercato che muove i primi passi offrono spunti di riflessione
In concomitanza con una stagione in attesa di decollo, ma non certo prima di molte speranze da parte di tutti gli operatori, merita una doverosa considerazione lo stato del comparto in relazione alle molte novità emerse sia a livello normativo che economico.
Partendo dalle novità di respiro normativo merita sicuramente una certa attenzione la riforma del codice della nautica.
Su questo delicato ed importante argomento, attualmente in una avanzata fase di stesura, gli elementi in discussione riguardano infatti la semplificazione amministrativa, includendo in questo senso quella riconducibile al diporto commerciale e alle unità iscritte nel registro internazionale, la regolamentazione delle attività di locazione per i natanti, patenti, dotazioni, destinazione d’uso per le strutture demaniali operanti nel rimessaggio delle piccole unità e nell’inserimento della cultura del mare nei programmi scolatici.
Come evincibile trattasi di temi non solo di attualità ma anche di assoluta pertinenza con le molte criticità che non pochi addetti ai lavori in questi anni hanno, giustamente, analizzato e criticato. Tuttavia interessante (e probabilmente determinante) sarà comunque da comprendere se con la nuova stesura del codice il legislatore cambierà la dottrina normativa, magari avvicinandosi, anche qui con riserva e speranza, ai sistemi anglosassoni tanto invocati dalla maggior parte dell’intellighenzia del comparto e non solo…
Passando ad un’altra novità degna di nota vale la pena citare quella relativa alla circolare 14D, emessa dalla direzione centrale legislazione e procedure doganali, che di fatto dovrebbe snellire l’export delle unità da diporto destinate al mercato extra UE, agevolando le procedure fiscali e doganali per i costruttori.
Sul fronte economico meritano di essere quantomeno citati alcuni dati: da Assilea, l’associazione Italiana Leasing, apprendiamo che nel primo trimestre 2016, i contratti in leasing nel segmento nautica da diporto sono cresciuti del +53% nel numero e del +196% nel valore stipulato sull’analogo trimestre dell’anno precedente.
Altri dati indicano, facendo riferimento alla fine del 2015, che gli importi finanziati sono cresciuti del 68,3%, consolidando i segnali dell’anno precedente (+14% nel 2014 sul 2013).
A queste cifre si dovrebbero anche segnalare le elaborazioni dell’indagine semestrale di mercato realizzata dall’Ufficio Studi di UCINA che riportano i dati provvisori di chiusura dell’anno 2015 e i dati di trend dell’anno nautico 2015/2016.
Dagli studi sarebbe emersa una crescita prevista tra il 5 e il 10%, registrando le seguenti performance: la cantieristica con una crescita di oltre il 13%; il settore dei motori (+13%) e il comparto accessori e componenti (+7%).
Capitolo a parte, in parte frutto anche di considerazioni che sono arrivate ai limiti dell’analisi metafisica, riguardano certamente l’aspetto riferito alla percezione, esterna ed interna, del settore.
C’è infatti chi ha parlato di “tafazzismo” e pessimismo virale degli operatori e di chi, dall’esterno (ci riferiamo alla stampa generalista e alla percezione dell’italiano medio ndr), continua a valutare il comparto sostanzialmente non degno dell’attenzione e dell’intervento politico, sia esso costituito da interventi di natura economica (vedi tassa di possesso ed iva agevolata al 10% per i marina) che normativa…
In conclusione, e volendo rimanere fuori dalle fazioni sia degli scettici che degli ottimisti della ripresa, è comunque da tener presente che senza un’effettiva ripresa, dell’intero sistema paese prima che della nautica in particolare, difficilmente si rivivranno, fino al quel momento, i vecchi fasti dei livelli pre-crisi, anche nella nautica.
Infine, ma non in ordine d’importanza, è da ricordare (sempre) che la nautica da diporto è il primo settore che risente delle crisi economiche perché le barche, belle o brutte che siano, a motore o a vela non sono necessarie come il pane quotidiano. In caso di crisi economica, una barca verrà accantonata per prima e magari lasciata affondare al suo posto d’ormeggio.
Motivi in più questi per “rivedere”, posti alcuni prerequisiti, sia l’impiegabilità del mezzo nautico che l’effettivo impatto (ed importanza) dell’industria marittima che sarà sicuramente ed in parte anche lusso puro ma che, allo stesso tempo, è sicuramente anche logistica, trasporti e ricerca tecnico – scientifica, oltre che rappresentatività di molte e molte professionalità non certo di secondo piano.
Daniele Motta
Perito e Consulente Navale
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Argomenti: Daily Nautica