Contro la crisi puntare sulla qualità. Parola di Tankoa Yachts
Cantieri storici che chiudono, cassa-integrazione e licenziamenti. La congiuntura economica internazionale rischia di mettere in ginocchio il mondo della nautica da diporto. Se la piccola nautica aveva già dato segni di flessione prima della crisi globale, da alcuni mesi anche la nautica di lusso sta soffrendo. Ma qual’è il segreto per superare indenni un crisi così profonda? Lo abbiamo chiesto a Edoardo Ratto, direttore generale dei cantieri Tankoa di Genova, nuova realtà di eccellenza nel panorama della cantieristica nazionale. “Per uscire dalla crisi –ha dichiarato Ratto a Liguria Nautica- bisogna puntare sulla qualità del prodotto. Fondamentali sono gli investimenti strutturali e la scommessa sul made in Italy, oltre alla qualità delle finiture e della componentistica, quindi le scelte della specifica tecnica. Noi riteniamo –ha continuato- di aver studiato, per la prima commessa a cui stiamo lavorando, un megayacht di 65 metri progettato da alcuni dei più famosi designer al mondo, una specifica tecnica che non ha niente da invidiare a quella dei nostri diretti concorrenti. La differenza, secondo noi, la fanno soprattutto le persone: professionisti famosi e collaudati, con decine di anni d’esperienza nel settore”.
Secondo Ratto, dunque, è la qualità che sta alla base della solidità di un’azienda. E puntare sulla qualità, per Tankoa Yachts Spa, significa guardare al futuro con più ottimismo: “Il nostro obiettivo –ha sottolineato il direttore generale Edoardo Ratto- dopo il 2013 è di arrivare a due consegne all’anno, considerato che per costruire questo tipo di yacht occorrono dai 3 ai 4 anni. I soci dell’azienda –ha proseguito- hanno investito una notevole somma di denaro, circa 25 milioni di euro, che non sarà finalizzata ad un operazione di breve termine ma a lasciare un segno importante nel mercato per gli anni a venire. Anche dal punto di vista occupazionale –ha concluso Ratto- le prospettive sono importanti: quando abbiamo rilevato l’azienda c’era un solo dipendente, adesso sono già 25 che entro la prima metà del 2010 dovrebbero diventare 50. Tra dipendenti diretti e lavoratori dell’indotto, a pieno regime contiamo di impiegare circa 300 persone”.
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