21 gennaio 2012

Costa Concordia, Schettino si difende dalle accuse

21 gennaio 2012

Il Comandante della Costa Schettino si difende dalle accuse

Il Comandante della Costa Schettino si difende dalle accuse

2 minuti di lettura

«Ho fatto un guaio»: queste le parole con cui Francesco Schettino avrebbe riferito subito alla compagnia Costa quanto era accaduto alla Concordia davanti all’Isola del Giglio, la sera di venerdì 13 gennaio. «C’é stato un contatto con il fondale», spiegò il comandante campano al suo interlocutore alla sala operativa della compagnia, Roberto Ferrarini (responsabile dell’unità di crisi della Costa). Il contenuto delle telefonate è stato riferito dallo stesso Schettino al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

 

Secondo la Costa, però, quanto raccontato da Schettino ai magistrati non corrisponde a verità. Secondo il presidente della Costa Crociere Pierluigi Foschi, il comandante avrebbe mentito anche al suo equipaggio: «Purtroppo anche loro – ha detto all’Ansa – non hanno ricevuto la corretta informazione sulla gravità della situazione ed è per questo che gli uomini a bordo delle Concordia invitarono i passeggeri a rientrare nelle loro cabine».

 

Due versioni contrapposte dunque, che lasciano irrisolto uno dei quesiti circa il forte “ridimensionamento” dell’accaduto e cioé quella comunicazione da bordo della Concordia alla capitaneria di porto di Livorno in cui si parla di un non meglio identificato problema tecnico.

 

Schettino ha inoltre dichiarato che quella sera lui si trovava in plancia con altri 5 uomini, e non certo assieme a Domnica Cermotan, 25enne moldava residente a Bucarest e ha poi respinto anche l’accusa più infamante per un marinaio, quella di aver abbandonato la nave (nonostante la pregiudicante conversazione telefonica con Gregorio De Falco): «Sono rimasto su uno scoglio dove mi hanno trovato i vigili. Ero in divisa, riconoscibilissimo. E quando mi hanno chiesto di trasferirmi al porto ho detto no perché volevo restare fino a quando l’emergenza non fosse finita».

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