22 febbraio 2012

Dalle navi a radio e tv, Dino Emanuelli: una vita per il mare. Intervista esclusiva

22 febbraio 2012

La nostra intervista esclusiva – e fortuita – nata in treno tra Genova e Alessandria a Dino Emanuelli, autore TV (Linea Blu, Pianeta Mare) e grande marinaio

La nostra intervista esclusiva – e fortuita – nata in treno tra Genova e Alessandria a Dino Emanuelli, autore TV (Linea Blu, Pianeta Mare) e grande marinaio

4 minuti di lettura

Stavo viaggiando su un treno regionale in partenza da Genova per Alessandria. Lo scompartimento si è riempito in pochi minuti: prima due giovani, poi una coppia adulta e infine lui. Un anziano signore che dopo le consuete parole di circostanza non resiste: «Il viaggio durerà un’oretta, bene mi chiamo Dino Emanuelli e vi racconto la mia vita in mare». Con questa stessa frase, Emanuelli, la mattina del 1982 svegliò gli italiani, e lo farà per i successivi 10 anni, ai microfoni di Radio1 con i programmi Onda verde mare e Radio Boy. Ma chi è Dino Emanuelli? Nasce a Genova nel 1936: oggi è l’autore a Mediaset dei programmi Pianeta Mare e Navigare informati, prima, nel 1994 per la Rai, ha ideato Linea Blu. Ma non si è fermato qui. Emanuelli ha voluto fondare una vera e propria Università del mare per far tornare a risplendere gli equipaggi italiani. Così nel 2000 è nata l’Accademia italiana della marina mercantile di Genova e, nel 2009, di Torre del Greco. Dopo questo veloce incontro in treno, noi di Liguria Nautica abbiamo voluto approfondire la sua conoscenza in un’intervista esclusiva.

 

Perché questa passione per il mare e soprattutto come fa a conoscerlo così bene?

«Per poter parlare del mare bisogna averlo vissuto. Io ho trascorso 20 della mia vita tra gli oceani: ero capitano di lungo corso, ecco perché ne parlo, perché il mare è la mia vita. Ho navigato in tutto il mondo. Negli anni ’50,’60,’70 gli equipaggi italiani erano i migliori in assoluto, eravamo i più affidabili, le 7 Sorelle assegnavano le loro petroliere solo a noi, poi qualcosa è cambiato, la nostra fama è calata perciò ho voluto formare delle nuove classi di ufficiali in un’accademia che insegnasse loro a navigare come un tempo».

 

In che senso qualcosa è cambiato?

«Sono venute a mancare delle scuole che formassero gli ufficiali in modo accademico e stavamo correndo il rischio di non avere più una classe di capitani italiani. Erano pochi i giovani che sceglievano la vita in mare. L’accademia ha portato delle grandi e positive novità: nel 2005 sono stati 500 gli ufficiali che usciti dalle scuole si sono subito imbarcati».

 

E la sua carriera da speaker e autore televisivo: quando, come e perché?

«A quarant’anni ho cambiato vita, ho fatto le valige e sono andato a Roma. Grazie alla mia esperienza mi è stato affidato un programma radio che parlasse di mare, pensi ricordo la paura del microfono al debutto, poi mi sono lasciato andare ed è stato un viaggio meraviglioso: ogni giorno ricevevo centinaia di lettere, gli ascolti erano alle stelle. Raccontavo storie vere, racconti di vita. Poi è arrivata la tv e qui mi sono fermato».

 

Ci racconti un’esperienza marinaresca che non dimenticherà mai.

«Sono stato naufrago: era il 22 ottobre 1961 eravamo nel mar dei Caraibi, nella baia tropicale di St. George’s a bordo della Bianca C. La sala macchine prese fuoco e in pochissimo tempo l’intera nave era inagibile dalle fiamme. A bordo c’erano 700 passeggeri, fortunatamente abbiamo avuto soltanto 2 morti. In un’ora tutti si sono salvati, grazie a un’organizzazione impeccabile e un comandante eccellente»

 

A questo punto non posso non chiederle un parere sui fatti della Costa Concordia…

«Nel mio lavoro si dice “Chi è in mare naviga, chi è a terra giudica” . Il dramma di oggi è che tutte le società di navigazione risparmiano sul personale di bordo, soprattutto di camera. La Concordia è stata vittima di un “fatto umano”. I molti stranieri assunti provengo da Paesi poveri e grazie ai loro stipendi le famiglie lontane possono mangiare: la salvezza del lavoro significa vita, ecco perché l’abbandono nave ha funzionato male, forse troppe persone hanno pensato a sé e non agli altri. Inoltre non va trascurato il gap della lingua. Purtroppo in un giorno ci siamo giocati tutta la nostra tradizione del mare ma si spera che coi giovani ritorni».

 

Manuela Facino

 

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2 commenti

  1. idamo rossi says:

    Ho mi ha sempre commosso e seguito Dino Emanuelli, in particolare ” Ai miei amici macchinisti “, un racconto che mi fa vemire le lacrime, prendo però da lui le ditanze per quanto riguarda : l’accademia della marina mercantile”. Ci sono i nautici che formano e diplomano futuri capitani e macchinisti, non si può in un anno formare diplomati da istitui come ragionieri o geometri. L’accademia è stata ideata dagli armatori e questa la dice tutta.

  2. Decio Lucano says:

    Grande Dino, vecchio e indefettibile amico, sempre sulla breccia a dire cose vere e concrete come scriveva Vittorio G. Rossi, ” prima bisogna provare, poi scrivere “.
    Dino è riuscito a portare in porto due iniziative tra le tante molto importanti : L’Accademia di Marina Mercantile per la formazione e preparazione degli ufficiali della marina mercantile e l’Inno della Marina Mercantile.
    Dovrebbe essere nominato ” Ministro onorario della Marina “.
    Bravi voi di Liguria Nautica, focalizzate le News sui temi giusti.
    Un saluto
    Decio Lucano