Doppia bandiera, sequestrato yacht da un milione di euro a Varazze
Sequestrato un Abacus 70, denominato “Sakura”, al Marina di Varazze: batteva doppia bandiera, si profila l’ipotesi di contrabbando doganale
Sequestrato un Abacus 70, denominato “Sakura”, al Marina di Varazze: batteva doppia bandiera, si profila l’ipotesi di contrabbando doganale
Confiscato uno yacht dal valore di circa un milione di euro mentre era ormeggiato al Marina di Varazze. L’imbarcazione, un Abacus 70 (dell’omonimo cantiere siciliano Abacus Marine) del 2009, è stata posta sotto sequestro dai militari della Sezione Operativa Navale di Savona dopo che essere stata controllata nell’ambito del monitoraggio a fini di polizia economico-finanziaria e doganale pianificati dal Reparto Operativo Aeronavale delle Fiamme Gialle liguri.
Il 21 metri, denominato “Sakura”, batteva sigla (riconducibile a Napoli) e bandiera italiana pur risultando registrata, presso gli uffici del porto, come imbarcazione americana (precisamente del Delaware) destinata all’esportazione: da qui sono partiti gli accertamenti ad opera della Guardia di Finanza. La doppia bandiera, la doppia iscrizione in registri navali differenti e alcune pratiche doganali non accertate al momento del controllo (e un titolo di proprietà non esibito) hanno fatto scattare il sequestro, avvenuto in piena notte sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore Danilo Ceccarelli della Procura della Repubblica di Savona. A bordo sono state trovate delle persone di nazionalità turca.
Qualora lo yacht avesse mollato gli ormeggi, sicuramente non si sarebbe mai più fatto vedere in acque italiane: il ricorso a iscrizioni in registri extra UE è un “escamotage” sempre più frequente, ma se la proprietà dell’imbarcazione è riconducibile a soggetti comunitari si palesa l’ipotesi di contrabbando doganale oltre che di “uso indebito di bandiera”, reato previsto dal Codice della Navigazione. Infatti, con questo sistema è possibile sfuggire al Fisco evitando di pagare i diritti doganali.
SCHEDA TECNICA DELL’ABACUS 70
Progettista: Fulvio De Simoni
Lunghezza fuori tutto: 21,47 m
Lunghezza al galleggiamento: 18,04 m
Larghezza massima: 5,43 m
Pescaggio: 1,70 m
Dislocamento a vuoto: 36.000 kg (44.000 a pieno carico)
Portata passeggeri omologata: 18
Totale posti letto: 8+2
Tipo di trasmissione: linea d’asse
Velocità massima dichiarata: 33 nodi
Velocità di crociera: 28 nodi
Serbatoio carburante: 4.600 l
Serbatoi acqua: 1.200 l
Cantiere costruttore: Abacus Marine
Progettista: Fulvio De Simoni
Argomenti: Daily Nautica, shipping
Scusate dimenticavo la cosa più importante,
L’imbarcazione è stata sequestrata non perchè aveva la bandiera del dalaware ma perchè possedeva una doppia registrazione, cosa questa proibita da tutti gli stati.
Sempre Riccardo, quello di prima
Molte cose non giuste ho visto pubblicate: La bandiera del dalaware non è illegale nemmeno per un cittadino italiano che però ha l’obbligo di dichiarare l’imbarcazione nella dichiarazione dei redditi, inoltre la bandiera del dalaware concede la possibilità di navigare in tutto il mondo senza obbligo di rientrare in patria, a volte viene scelta non per evadere il fisco, anche perchè il dalaware richiede all’atto dell’iscrizione copia di pagamento dell’iva in Italia, ma per la snellezza burocratica e perchè riconosciuta in tutto il mondo ed anche perchè è molto più economica rispetto a quella italiana, allora il vero problema riguarda proprio l’Italia, se le tasse e la burocrazia fosse equiparata agli altri paese europei ed extraeuropei forse arriverebbero dall’estero per richiedere la bandiera italiana e non viceversa o no?
Interessante il commento di questo “Gianni”… Il contratto di ormeggio è una prova indissolubile che la Guardia di Finanza e la Procura della Repubblica può utilizzare per smascherare la palese, in questo caso, evasione fiscale perpetrata a danno e nei confronti di tutti i Cittadini/Contribuenti italiani che pagano le tasse. La “doppia iscrizione” di per sè è un reato penale, l’iscrizione fittizia nel Delaware (Stato federato USA) è a sua volta passibile di sanzioni penali (per evasione fiscale) negli USA. Ciò che sorprende è che durante i settimanali controlli che la Guardia di Finanza svolge a Varazze (come in altri porti liguri) abbiano “scoperto” solo questa “anomala situazione”, visto che in quel porto di barche battenti bandiere “fasulle” del Delaware ne hanno ospitate decine, soprattutto nel periodo del Salone Nautico di Genova e di tanti famosi Cantieri Navali non ancora falliti.
questo articolo non fa certo onore a questa testata, contribuisce solo a diffondere l’idea del legame indissolubile barca-evasore. Per immatricolare una barca in Italia è necessario dimostrare l’avvenuto pagamento dell’IVA e dei dazi doganali. Nel caso di dismissione di bandiera la barca lascia l’Italia con la bandiera Italiana e il cambio di bandiera avviene una volta a destinazione. E’ la stessa Capitaneria Italiana che a volte pretende che la barca sia già immatricolata in un altro registro prima di dare l’autorizzazione alla dismissione. Se ci sono delle ombre sulla vicenda queste sono soprattutto sull’operato delle nostre autorità.
mi parrebbe che il contratto di ormeggio con il marina non possa fare testo per quanto concerne il diritto della navigazione. Quello che conta sono i documenti a bordo, se la barca risulta regolarmente iscritta al RID italiano non può essere iscritta anche nel Delaware a meno che qualche ufficio abbia omesso i dovuti controlli…
A Varazze ce ne sono molte di barche “invendute post salone nautico” immatricolate impropriamente nel Delaware (USA). Chiunque fosse minimamente informato saprebbe che nel Delaware possono essere iscritte solo unità da diporto che sono “fisicamente” nel Delaware e che con tale iscrizione non possono navigare in acque internazionali. Una “truffa” che coinvolgerà sicuramente decine di unità da diporto “invendute post Salone Nautico di Genova” con bandierina “Delaware”, che stazionano o stazionavano a Varazze o in altri porti italiani. Chissà, forse “il solito qualcuno” proporrà un emendamento alle leggi vigenti per provare a salvarsi dalle giuste pretese del “fisco italiano”.