16 aprile 2012

ESCLUSIVO: A "Loano 1812" un'onda anomala travolge un gommone, un "naufrago" ci racconta cosa è accaduto!

16 aprile 2012

Un'onda anomala ha travolto un gommone di assistenza nell'ambito della manifestazione storico-marinara "Loano 1812": panico in mare con tre persone scaraventate in acqua, e la pseudo-notizia che una di loro non sapesse nuotare. Per fortuna erano voci infondate, come ci racconta in esclusiva Daniela, protagonista in prima persona del naufragio!

Un'onda anomala ha travolto un gommone di assistenza nell'ambito della manifestazione storico-marinara "Loano 1812": panico in mare con tre persone scaraventate in acqua, e la pseudo-notizia che una di loro non sapesse nuotare. Per fortuna erano voci infondate, come ci racconta in esclusiva Daniela, protagonista in prima persona del naufragio!

3 minuti di lettura

Se la sono vista brutta le persone che erano a bordo di uno dei gommoni di assistenza nell’ambito di “Loano 1812“, la rievocazione storica della battaglia tra i vascelli inglesi provenienti dal mare e i francesi, all’epoca dominatori delle coste liguri. Sabato le condimeteo erano stabili ma, già dal mattino, in mare si erano formati strani treni di onde. Proprio mentre infuriava la battaglia (fasulla) a colpi di cannone, un’onda (vera) ha travolto un gommone che stava seguendo da vicino il brigantino di 28 metri “Spirit of Chemainus” (nella foto) e la goletta “Pandora”: delle quattro persone a bordo, tre sono state scaraventate in acqua.

 

Daniela Andorno, 52 anni, era una di queste: ecco il suo racconto esclusivo dell’incidente, che confuta peraltro le voci di banchina girate subito dopo l’accaduto, relative al fatto che uno dei tre “naufraghi” non sapesse nuotare.

 

«Io e altre tre persone – ci racconta Daniela – stavamo seguendo da vicino su un gommone la rievocazione della battaglia, con tanto di cannonate e marinai inglesi vestiti con i pesantissimi costumi dell’epoca: scattavamo fotografie e inoltre avevamo il compito di aiutare l’operato della yole “Crêuza de Mä”, giunta da Genova per trasportare le persone degli equipaggi dalla spiaggia di Loano ai vascelli. Improvvisamente, abbiamo visto che un’onda stava per travolgere la yole (una barca in legno dalla forma lunga e sottile, che può muoversi sia a remi che a vela), su cui c’erano sei rematori, e siamo immediatamente accorsi per dare una mano: nella fretta, non abbiamo pensato che l’onda potesse abbattersi anche contro di noi, ed in effetti così è stato. L’acqua ci ha scaraventato fuori dal gommone, risparmiando soltanto la fotografa, che si è comunque vista portar via dal mare la fotocamera digitale».

 

Il freddo ha reso tutto più difficile: «Viste le condizioni meteo non proprio primaverili, eravamo vestiti con diversi strati, quindi non era facile stare a galla. Addirittura, un’altra ragazza che era su gommone con me è caduta con la borsa a tracolla: ce la siamo vista brutta, io a un certo punto ho detto di “non riuscire a nuotare verso riva” ma devo essere stata fraintesa e qualcuno ha capito che io non sapessi nuotare».

 

Momenti di panico: «In realtà tutti noi sapevamo nuotare (se non fosse stato così, avremmo di certo indossato il giubbotto salvagente!) e la riva era vicina, ma evidentemente il falso allarme era arrivato ai bagnini che, in puro stile Baywatch e con una professionalità impeccabile, sono immediatamente giunti ad assisterci con i loro “siluri di plastica” (i cosiddetti rescue can, che dal 2008 in Liguria hanno sostituito le vecchie “ciambelle”, ndr)».

 

Per fortuna nessuno si è fatto male: «Siamo arrivati a riva e abbiamo constatato che stavano tutti bene. Anche “Crêuza de Mä” era a terra, piena d’acqua, con le persone sulla spiaggia che si prodigavano a svuotarla con l’ausilio di semplici secchi. I bagnini sono stati bravissimi, hanno recuperato tutto il possibile (in gommone avevamo anche le nuove divise per i ragazzi della “Crêuza”), mentre la yole è stata tirata in secco sfruttando l’aiuto della pala di una ruspa che era sulla spiaggia. La barca ha subito qualche danno alla falchetta del decimo remo, niente di irreparabile». Chiediamo a Daniela se abbia provato paura: «Personalmente – ribatte – mi sono presa soltanto un bel po’ di freddo».

 

Eugenio Ruocco

 

(Immagine tratta dalla webcam di Loano)

 

LEGGI ANCHE IL NOSTRO RACCONTO DI “LOANO 1812”!

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3 commenti

  1. Sergio says:

    Riccardo, con tutto il rispetto, ma se non ti piacciono le ricostruzioni storiche perché vai a vederle… possibile che in Italia si debba sempre criticare… comunque tranquillo, sono molto più pericolosi i bagnanti che la domenica vanno al largo in pedalò.

  2. riccardo says:

    Tanto clamore sulla sicurezza e poi si segue un evento senza il rispetto minimo se non delle norme almeno del buon senso? Preoccupante! Chissà cosa si sarebbe detto e scritto in caso malaugurato di danni reali…

  3. paolo says:

    “In realtà tutti noi sapevamo nuotare (se non fosse stato così, avremmo di certo indossato il giubbotto salvagente!”
    Mi spiace, ma non è questo l’approccio corretto. Io ho fatto pallanuoto (credo dunque di saper nuotare discretamente) ma quando sono in barca, il giubbino autogonfiabile (non ingombra) ce l’ho sempre ! A maggior ragione su un mezzo instabile come il gommone ! A maggior ragione al di fuori di luglio e agosto dove si va vestiti e dunque appesantiti.
    Per il resto bene così, e poi, chi è in mare naviga, chi è a terra giudica.