Fratelli Bourgnon: trionfo e tragedia
Laurent è stato dato per disperso dopo una banale immersione, mentre Yvan, dopo 626 giorni e 30 mila miglia, ha chiuso uno storico giro del mondo su una barca a vela senza cabina e strumentazione. Le due facce di un destino beffardo
Laurent è stato dato per disperso dopo una banale immersione, mentre Yvan, dopo 626 giorni e 30 mila miglia, ha chiuso uno storico giro del mondo su una barca a vela senza cabina e strumentazione. Le due facce di un destino beffardo
Laurent Bourgnon è stato dato per disperso in seguito a un’immersione andata male, non si conosce la dinamica ma pare che la zona del probabile incidente, appena fuori l’atollo di Touau, Polinesia Francese, fosse spesso interessata da forti correnti. Un destino crudele per un uomo con un curriculum sportivo impressionante.
Un destino beffardo, quasi irriverente per uno sportivo che ha sfidato gli oceani più duri uscendone sempre indenne e vittorioso, la Route du Rhum, la Transat Jacques Vabre, una carriera di assoluto rispetto. Una carriera lunga e vincente che si chiude a 49 anni, nel corso di una tranquilla immersione durante una crociera.
Il fratello Yvan, anche lui amante del mare ed espertissimo navigatore, non ha perso le speranze, e continuerà a cercare il corpo di Laurent con alcuni tentativi in posti specifici
Storia curiosa quella di Yvan: dai sorrisi alle lacrime. Altro risvolto beffardo di questa vicenda: ha appreso la notizia subito dopo aver concluso il giro del mondo a vela su una barca senza cabina e strumentazione, senza elettronica e aiuti esterni. Un’impresa quasi folle, “perché ho deciso di fare il giro del mondo su un catamarano non abitabile? –aveva detto dopo l’arrivo trionfale – E’ quello che mi chiedono tutti. Volevo tornare a navigare a vela, come si faceva tanti anni fa, senza elettronica, previsioni meteo o qualsiasi tipo di aiuto esterno.
Quando arrivava un temporale – ha spiegato – dovevo gestire la situazione, affrontare il problema e trovare una soluzione piuttosto che rifugiarmi all’interno della cabina”.
Senza navigatore e GPS, co un semplice sestante per orientarsi nell’Oceano. Un’avventura lunga ben 626 giorni e 30 mila miglia conclusasi il 23 giugno: tanta gioia, soddisfazione e orgoglio per un’impresa che di diritto lo catapulta nel gotha della nautica, in compagnia dei migliori di tuti i tempi. Una gioia immensa, spenta però da un dolore tremendo.
Foto: ventoevele.gazzetta.it
Paolo Bellosta
Argomenti: Daily Nautica, Incidenti