21 settembre 2019

Genova hub dell’economia del mare: già 156 le aziende “blu” in Liguria

21 settembre 2019

L’economia del mare rappresenta per il capoluogo ligure una grande possibilità di crescita: fare network e consapevolezza delle risorse le parole d'ordine

Genova hub dell’economia del mare: già 156 le aziende “blu” in Liguria

L’economia del mare rappresenta per il capoluogo ligure una grande possibilità di crescita: fare network e consapevolezza delle risorse le parole d'ordine

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Sviluppo, futuro e innovazione tecnologica sono solo alcune delle tematiche affrontate nella tavola rotonda “Genova hub dell’economia del mare” organizzata nell’ambito della 59 esima edizione del Salone Nautico.

Moderati da Andrea Ciaramella, professore associato del dipartimento ABC di Milano, sono intervenuti diversi attori dell’economia del mare che, con i loro progetti, stanno trasformando Genova in un grande incubatore dove poter sviluppare le opportunità che la Blue economy offre. Tutti d’accordo su quelle che sono le parole d’ordine: network e consapevolezza delle risorse.

“L’obbiettivo -spiega Giovanni Caprino, vice presidente Cluster Tecnico Nazionale BIG- è creare una comunità che sviluppi delle azioni di coordinamento del settore dell’economia del mare. Ecco perché ci stiamo muovendo su traiettorie multiple: ambiente marino della fascia costiera, cantieristica e robotica, infrastrutture, risorse biologiche, energie rinnovabili, sostenibilità, risorse abiotiche e biotecnologie blu, per un totale di 85 soggetti aderenti”.

Il cluster nazionale, infatti, è una realtà rappresentata da un ampio gruppo di Università, ben 12 Regioni e da una serie di enti pubblici e di ricerca che, a vario titolo, si occupano di mare, cercando di unire le esigenze dal Tirreno all’Adriatico.

“Il mare -afferma Carlo Ferro, presidente di ICE Agenzia- non è un patrimonio da sfruttare ma bensì da valorizzare. Bisogna guardare alle generazioni del futuro che affronteranno questo business con nuove opportunità, attraverso l’evoluzione digitale e le economie sostenibili”. ICE Agenzia, oragnismo con cui il governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo delle nostre imprese sui mercati esteri, è riuscita a portare al Porto Antico di Genova il quartier generale di RStor, azienda della Silicon Valley che ha sviluppato un’innovativa piattaforma di secure cloud.

Ma non sono i soli ad aver scelto il porto di Genova, come spiega Alfredo Viglienzoni, direttore dell’area Tecnologica ed innovazione del Comune di Genova. “In Liguria -sottolinea- esistono 156 aziende sviluppate sulla Blue economy, il nostro desiderio è quindi quello di creare grande incubatore nel cuore di Genova a Palazzo Verde o Palazzo Abbondanza, ma speriamo di chiamarlo presto ‘Palazzo del blu‘, di iniziative di open innovation, dove gli stakeholder potranno incontrarsi a muoversi verso chi ha bisogno di loro”.

Esattamente in quest’ottica si sta anche muovendo la Regione Emilia Romagna. Interessanti infatti gli interventi di Attilio Raimondi e Tiziana De Nittis, rispettivamente responsabile del Piano energetico regionale e project manager Progetti europei, innovation e Blue economy.

“Chi tutela Il mare? Chi è lo stakeholder? -si domanda Raimondi- bisogna avere una visione d’insieme nel lungo periodo e, come Regione, lavoriamo sul problema del mare da tempo. Per noi è importante scegliere i settori dove siamo strategici, puntare le risorse e tracciare le traiettorie per il futuro”.

Ecco quindi una Regione virtuosa e futurista nel settore blue, che guarda ben oltre le proprie coste aderendo al Mistral, progetto che si estende sul Mediterraneo coinvolgendo 14 Paesi con “l’obiettivo di creare un portale nazionale degli Open Data Meteorologici e sviluppare quindi un approccio sistemico di insieme”, ricorda De Nittis.

Massimiliano Pulice, Ceo di Arcadis, azienda che opera nei servizi di progettazione, consulenza, ingegneria, program e project manegement, punta invece sul progetto Waterfrontlab (laboratorio di incontro tra la nautica e le infrastrutture da loro sponsorizzato) che “deve diventare -afferma- un incubatore capace di spiegare al mondo il nostro sistema Paese. Arcadis lavora con varie tipologie di investitori e molti di loro -aggiunge- sono anche disposti al rischio di investire su opere che hanno a che fare con l’acqua e l’ambiente».

A chiudere la tavola rotonda, l’intervento di Davide Marini del Distretto ligure delle tecnologie marine. “La nostra mission -spiega- è fare network tra aziende, enti di ricerca e Università del territorio per essere più forti ed arrivare ai progetti europei. Bisogna mettere insieme quello che c’è già: fare network è tutto perché da soli non si va da nessuna parte”.

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