14 aprile 2022

Il refitting si impone sulle nuove costruzioni: la nostra intervista al comandante dell’Aldebaran Primo

14 aprile 2022

Molti sono gli armatori che preferiscono acquistare uno yacht già presente sul mercato piuttosto che aspettare la costruzione di una nuova imbarcazione

Il refitting si impone sulle nuove costruzioni: la nostra intervista al comandante dell’Aldebaran Primo

Molti sono gli armatori che preferiscono acquistare uno yacht già presente sul mercato piuttosto che aspettare la costruzione di una nuova imbarcazione

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I cantieri navali hanno acquisito molte commesse di mega yacht e quindi, per avere una nuova costruzione, gli armatori devono mettersi in coda e aspettare. Per questo motibvo sono sempre di più gli armatori che preferiscono refittare imbarcazioni già presenti sul mercato.

E’ il caso del proprietario del “Masquenada“, l’imprenditore italiano Pier Luigi Loro Piana, la cui barca da regata e da crociera “My Song” era caduta in mare dal ponte di una nave durante il trasporto a causa di un fortunale nel Golfo del Leone. Il suo nuovo megayacht di 51 metri, il “Masquenada” appunto, è stato ricondizionato secondo le sue esigenze.

Il tutto grazie alla professionalità e alla competenza del cantiere Lusben di Livorno, con sede anche a Viareggio e nel porto di Varazze, nell’ex area dello storico cantiere Baglietto, dove è stato oggetto di attenzioni anche il m/y “Aldebaran Primo“, un Codecasa di 42 metri costruito nel 2002 e dotato di scafo in acciaio e sovrastruttura in lega leggera. Interventi avvenuti sotto la supervisione del suo comandante, Gino Bellomo, un uomo che vanta lustri al comando di importanti yacht.

Comandante, quali sono stati i lavori effettuati dal cantiere Lusben?

Lo scorso anno abbiamo eseguito una prima parte di importanti lavori di refitting nel cantiere di Viareggio, dove sono state sostituite alcune lamiere dello scafo sulla linea di galleggiamento, ripristinate e rese più accessibili tutte le linee delle acque grigie e nere ed è stata effettuata la revisione delle taniche dell’acqua dolce, per cui è stato necessario un accesso in carena.

Non meno impegnativa è stata poi la rimozione della corrosione e la pitturazione della sentina, il ricondizionamento dell’opera viva, delle eliche, delle assi, delle prese a mare, la protezione catodica, la pitturazione e altri interventi migliorativi della sicurezza e della gestione dell’imbarcazione. Nel cantiere di Varazze, invece, siamo tornati in secca per le vigilanze di garanzia dei lavori e per preparare la barca alla stagione croceristica.

Chi decide gli interventi da fare?

Nel caso di questo yacht, uno dei pochi ormai rimasti con bandiera italiana ad utilizzo privato, il rapporto è diretto con l’armatore, mentre nella maggior parte dei casi gli armatori armano lo yacht come barche charter con bandiere estere, con requisiti che si avvicinano ad una nave passeggeri per le normative Solas e Marpol per la conduzione, dove l’equipaggio è dettato da specifiche tabelle. Un sistema che comporta l’intermediazione di un’agenzia di gestione che amministra la parte commerciale e affida quella tecnica dei lavori a dei surveyor. Quindi, il rapporto decisionale dei lavori elencato dal comandante viene valutato da più persone.

Nel nostro caso, alla fine di ogni stagione di utilizzo, che di norma è di 6 mesi, faccio un incontro con l’armatore e concordiamo i lavori da fare. I principali sono interventi dettati dalle varie scadenze delle certificazioni di bordo, mentre altri li annoto durante la stagione di utilizzo, senza per questo riferire le varie problematiche emerse, perché per l’armatore il tempo trascorso a bordo deve essere solo di svago. Con il mio armatore si è instaurato un reciproco rapporto fiduciario, dove uno degli obiettivi è il consolidamento del valore tecnico e commerciale dell’imbarcazione. Questo risultato lo si ottiene intervenendo con importanti refitting strutturali e con la continua osservazione di tutti i sistemi di bordo, dall’elettronica all’accessoristica, non tralasciando l’aspetto dell’arredamento e dell’accoglienza degli interni.

Come viene scelto il cantiere a cui affidarsi per i lavori da eseguire?

Considerando che ogni anno la barca va rimessata in un cantiere, la valutazione principale è quella di affidarsi a uno dei cantieri di nostra fiducia. Oggi l’offerta di cantieri nel Mediterraneo è consistente, quindi, definito il progetto di ordinaria o straordinaria manutenzione, vengono consultati più cantieri per la valutazione tecnico-economica. Molti cantieri eseguono i lavori con aziende satelliti che utilizzano ad acquisizione del contratto, ma può capitare, come è successo in un’altro caso, che una delle ditte incaricate interrompa il lavoro e ne intervenga un’altra, senza portarci a conoscenza della motivazione che ha indotto il cantiere a sostituirla.

Questo cambio, però, rallenta le procedure, anche a fronte di contestazioni dei subentranti per i lavori già eseguiti dai precedenti. Io, che seguo personalmente tutti i lavori, devo discutere di eventuali contestazioni direttamente con l’interessato di ogni singolo subappalto, mentre in cantieri dove le maestranze sono interne posso rapportarmi direttamente con il capocantiere.

Quindi la sua abilità deve essere anche tecnica, deve conoscere ogni parte della barca, dalla sala macchine alla plancia?

Certamente. Il mio personale impegno non si limita alla plancia. Quando rilevo un comando, passo molto tempo per acquisire le conoscenze, raggiungendo anche i locali più angusti. Voglio rendermi conto della posizione di ogni valvola a scafo, di ogni sistema di controllo antincendio, che sono tra le più importanti per la sicurezza, e avere una conoscenza approfondita della sala macchine. Nella gestione diretta delle manutenzioni ho maturato esperienze che mi consentono di valutarne l’efficienza, mentre per la pitturazione, essendo un procedimento complesso, preferisco utilizzare un surveyor specializzato che segua tutto il procedimento.

Cerco sempre di instaurare con il direttore di macchina e tutto il personale di plancia e coperta un rapporto di fiducia reciproca. Nelle imbarcazioni, anche se di considerevoli dimensioni e ad uso privato, è responsabilità del comandante formare l’equipaggio, secondo le sue valutazioni, assumendosene anche la responsabilità. Una scelta che non mi è mai stata contestata dagli armatori, per il numero o per il costo. La mia scelta è orientata su professionisti in regola con i corsi di sopravvivenza e antincendio, certificati sul libretto di navigazione, lasciando, quando è possibile, anche lo spazio per nuove figure da formare. La composizione attuale in piena stagione è di nove persone.

Comandante, le posso chiedere quale sarà la sua prossima navigazione?

Dal Porto Antico di Genova, dove siamo arrivati una settimana fa da Varazze e dove ci apprestiamo a terminare gli ultimi lavori complementari di riordino dell’allestimento interno, che necessariamente, durante i lavori in cantiere viene messo al riparo, e a provvedere alla cambusa e a tutto il necessario, raggiungeremo Trieste, dove imbarcheremo l’armatore e la sua famiglia per un possibile programma di navigazione sulle coste dalmate, per poi raggiungere la Grecia. Sempre, purtroppo, guerra permettendo.

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