Francesco Foppiano: "Così ridò vita ai gioielli d’epoca"
È genovese uno dei massimi esperti europei di barche classiche americane e non solo: si chiama Francesco Foppiano, ha (solo) 32 anni ed è saldamente al timone della FF Boatworks, azienda specializzata nel refitting e nel restauro di imbarcazioni d’epoca
È genovese uno dei massimi esperti europei di barche classiche americane e non solo: si chiama Francesco Foppiano, ha (solo) 32 anni ed è saldamente al timone della FF Boatworks, azienda specializzata nel refitting e nel restauro di imbarcazioni d’epoca
FF Boatworks, nell’ambiente delle barche d’epoca, è un nome che significa grande professionalità e, cosa da non sottovalutare, contenimento di costi. L’azienda, specializzata nel refitting di imbarcazioni classiche statunitensi ma non solo, è nata nel 2011 per volere di Francesco Foppiano, giovane dal punto di vista anagrafico (classe 1981) ma probabilmente uno tra i maggiori esperti in Europa di fisherman americani nonché profondo conoscitore di tutto il settore “epoca”. Lo abbiamo incontrato presso i Cantieri Costaguta di Voltri, dove la FF Boatworks, grazie ad un rapporto di collaborazione che dura da molto tempo, utilizza un’ampio spazio in un capannone in cui vengono eseguiti tutti i lavori di refitting ed il rimessaggio.
Francesco, il tuo lavoro è la tua passione.
«Ho sempre avuto il pallino per gli scafi d’epoca. A 17 anni mi occupavo di restaurare vecchie barche per pura passione. Ho cominciato con un Flying Dutchmann, poi ho acquistato una folkboat, “Boadicea”, che ho completamente restaurato. Ho partecipato ai più importanti circuiti di regate d’epoca internazionali, poi nel 2005 ho lasciato l’università per iniziare a lavorare con una ditta che importava fisherman dagli States, Marboats s.r.l. L’azienda è cresciuta, sono diventato amministratore delegato nel 2006: facevamo brokeraggio, importazione e refitting. Dopodiché ho lasciato l’incarico nel 2011». [nggallery id=320]Innata passione. Da sinistra a destra: 1-2. Francesco Foppiano al lavoro a bordo e in sala macchine; 3. La particolarissima culla che Foppiano ha realizzato per sua figlia; 4. Francesco in compagnia del mitico ingegner Carlo Riva: i due stanno sfogliando il prezioso libro scritto da Pat Rybovich, di cui esistono solo 600 copie in tutto il mondo e che fa parte della nutrita biblioteca tematica di Foppiano.
Come mai hai deciso di metterti in proprio?
«Ho deciso di creare FF Boatworks poiché un’azienda grossa non mi avrebbe mai permesso di essere competitivo sul mercato: troppi costi relativi agli uffici, alla segreteria, alla pubblicità. Ora mi occupo di tutto io, dalla progettazione alla direzione dei lavori, alla fornitura di tutto ciò che è necessario alle maestranze che lavorano per me».
Quante sono le persone che lavorano con la FF Boatworks?
«A seconda dei periodi variano dalle due alla decina. Tengo a precisare che si tratta di manodopera artigiana estremamente specializzata (resinatori, carpentieri, elettricisti, meccanici), a cui io fornisco tutti gli strumenti di lavoro riuscendo quindi a minimizzare i costi. I lavori che eseguiamo spaziano dalla verniciatura al refitting leggero (cromatura dei dettagli etc) fino a operazioni molto più “incisive”, come rimotorizzazioni, adeguamento delle strutture, rifacimento e modifica degli arredamenti interni, modifiche del pozzetto e del fly».
E tu? Non passerai le tue giornate dietro a una scrivania…
«Amo seguire personalmente i lavori, metterci anche le mani, è la mia passione. Lavoro 14 ore al giorno, ma torno a casa felice. Dal 2011 l’azienda è in crescita costante (ora opero su una-due barche all’anno): sto infatti pensando di ingrandirmi. Per adesso è stato solo il passaparola a garantirmi la clientela». [nggallery id=321]I “gioielli” di Francesco. Da sinistra a destra: 1. Il “Boadicea”, Folkboat restaurata da Foppiano; 2. Un altro fisherman che Francesco ha “rivitalizzato”: un Bertram 37; 3. Gli interni realizzati da FF Boatworks nel restauro di un Hatteras 38; 4. Il Burger 60, una splendida navetta in fase di recupero presso FF Boatworks.
Una clientela altamente selezionata, vero?
«Cerco di avere clienti con cui sussiste un rapporto di amicizia: i patti sono chiari e conosco bene i loro gusti. Ad oggi, non ho mai subito alcuna lamentela da parte di alcun cliente. Ho richieste di lavori da tutto il mondo, ma il “core business” è la Costa Azzurra, dove gli armatori sono stanchi della manodopera francese, carissima e poco competente».
Senza cultura, non si va da nessuna parte. E la tua cultura in fatto di barche classiche americane è la base su cui hai costruito il tuo profilo professionale.
«Negli anni ho acquisito una grande competenza nel mondo dei fisherman americani. Conosco personalmente tutti i cantieri, ho studiato le barche nei minimi dettagli: questo perchè ho viaggiato assiduamente negli Stati Uniti. Miro ad essere il più competente possibile: ho iniziato comprando tutti i libri possibili immaginabili sulle barche statunitensi e non solo, riviste specializzate e quant’altro. Credo di possedere la biblioteca più fornita d’Italia sull’argomento. Sono diventato amico di molti nomi importanti del settore, dalla figlia di Tommy Rybovich (colui che viene ritenuto l’inventore del fisherman), Pat, all’Ing. Carlo Riva, mi son fatto raccontare tutto da loro. Tra le altre cose, scrivo anche per la rivista specializzata Arte Navale. Non ho terminato l’università, ma un mio professore passando in cantiere mi ha chiesto se potevo tenere dei corsi professionalizzanti a Ingegneria Nautica alla Spezia. Mi sono ritrovato a insegnare in un corso da me ideato e realizzato, poi, visto il successo, suddiviso ulteriormente in due moduli: “Evolution of Classic Yachts” e “Restoration of Classic Yachts”. Senza falsa modestia, posso affermare di essere uno dei pochissimi in Italia a portare un corso di storia, evoluzione e restauro sulle barche classiche in università, e tutto il corso è tenuto in lingua inglese. Parto dal 1750 e arrivo fino agli anni ’70, non voglio andare oltre».
Ma non è finita qui…
«Ho fondato l’“American Classic Yachts Association”, prima associazione che cerca di promuovere, tutelare e creare cultura attorno alle barche a motore americane. Gli italiani non sono mai stati in grado di valorizzare abbastanza questo tipo di imbarcazioni, seppur quella con il maggior numero di appassionati».
Nell’immediato futuro hai dei progetti, oltre a quello di allargarti?
«Mi sto industriando per costruire un fisherman americano di piccole dimensioni in mini serie. Voglio cercare di scardinare il rapporto eleganza/lunghezza. La classe non si misura in piedi. Sarà una barca di 8 metri, customizzabile, dai costi relativamente contenuti. Attualmente lo stampo dello scafo è terminato, a breve cominceremo quello della coperta».
Eugenio Ruocco
Argomenti: barche a motore, Daily Nautica