13 marzo 2012

Intervista esclusiva a Carlo Bassi: «Così rilancerò Sciallino»

13 marzo 2012

Carlo Bassi, manager e azionista di successo, svela le sue strategie per la rinascita di Sciallino: servizi al cliente, marketing e un'organizzata rete di vendita. L'intervista esclusiva di Liguria Nautica

Carlo Bassi, manager e azionista di successo, svela le sue strategie per la rinascita di Sciallino: servizi al cliente, marketing e un'organizzata rete di vendita. L'intervista esclusiva di Liguria Nautica

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Sciallino, storico marchio della cantieristica ligure, torna alla ribalta dopo un periodo buio grazie all’intervento di Carlo Bassi, azionista e manager la cui vision, in altri settori, ha contribuito alla crescita di diverse aziende. Milanese, di origini napoletane, Bassi ha 51 anni e ha fatto della poliedricità imprenditoriale la sua forza. Oltre a essere amministratore delegato di Class Roma (del gruppo Class Editori), è azionista presso il Centro Medico Ambrosiano, la Sartoria di Milano Acquadimare e Borile Moto, piccola casa motociclistica che, recentemente, ha stretto accordi con una major come Ducati. Lo abbiamo incontrato in esclusiva per cercare di scoprire il suo originale modus operandi e farci svelare che cosa abbia in serbo per il rilancio dei Cantieri Navali Sciallino.

 

Cosa l’ha spinta a investire sulla realtà Sciallino?

«Come rivela il mio curriculum, opero in direzioni differenti. Da un lato sono a capo di una grande azienda (Class Roma, ndr), dall’altro mi piace sostenere e veder crescere piccole realtà artigianali, simbolo della manifattura italiana, che, pur essendo radicate sul territorio, hanno però tutte le potenzialità per diventare marchi conosciuti e venduti a livello nazionale e internazionale. Sciallino, con la sua storia e il suo bagaglio di qualità, mi ha subito convinto. Io stesso possiedo uno Sciallino 30 (acquistato dopo uno Sciallino 25, ndr): sulla scelta del cantiere, fui consigliato da un amico velista, a cui chiesi con quale imbarcazione avessi potuto andare per mare seriamente, senza ostentare alcunché. Non me ne sono mai pentito. Così, quando mi è giunta una voce di banchina alla Marina di Varazze (dove Bassi, che ha una casa a Celle Ligure, tiene il suo Sciallino, ndr) sulle difficoltà dell’azienda di Ceriale, ho deciso che sarei intervenuto per rilanciarla, assieme alla famiglia Sciallino, perché, storicamente, si tratta di una realtà a gestione famigliare».

 

Le sue strategie per la ristrutturazione dell’azienda?

«Dall’alto della mia non-esperienza nel settore, ho notato come il mercato della piccola e media nautica artigianale risulti un poco fermo: persiste la convinzione che si possa vivere anche solo grazie alla qualità del prodotto. I tempi sono cambiati, e si rende necessario investire molto sulla comunicazione e sul marketing. Miriamo anche a istituire una vera rete commerciale, incentivando economicamente i nostri concessionari sul territorio nazionale e all’estero, affinché si facciano realmente promotori del marchio Sciallino. Organizzeremo numerosi eventi in partnership, in Sicilia, Puglia, Croazia, Turchia: al giorno d’oggi la clientela sta molto attenta al “quanto costa”, e l’unico modo per vendere consiste nell’andare incontro al cliente, offrendo servizi e promozioni vantaggiose in termini di rimessaggio e di vendita dell’usato, anche se non di marchio Sciallino. Andremo a comporre un pacchetto di servizi che riuniremo sotto il nome di “Sciallino Amico”».

 

Ha già avuto esperienze nella nautica, come manager o azionista?

«Nessuna esperienza, ma credo che questo sia un bene. Se si tratta di gestire un’azienda, è meglio farlo provenendo da altri ambiti: solo così si è latori di una vision innovativa, priva di qualsiasi preconcetto, capace di arrivare diretta al cliente».

 

Borile, Acquadimare e ora Sciallino. Carlo Bassi “paladino del Made in Italy”?

«Odio parlare di Made in Italy, preferisco che passi il concetto di manifattura italiana. Il Made in Italy è diventato quasi un marchio già di per sé, e viene associato sempre più spesso al lusso. La maggior parte delle produzioni di lusso, a livello manifatturiero, non avviene in Italia. Il nostro paese deve essere sinonimo di qualità, non di lusso».

 

Eugenio Ruocco

 

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