La prima testimonianza di Chris Nicholson dopo il naufragio alla Volvo Ocean Race. VIDEO
Le emozioni, gli stati d'animo e il racconto del terribile naufragio svelati per la prima volta dallo skipper australiano dopo l'accaduto
Le emozioni, gli stati d'animo e il racconto del terribile naufragio svelati per la prima volta dallo skipper australiano dopo l'accaduto
La prima intervista svolta dal Watch producer Volvo Ocean Race Mark Covell a Chris Nicholson, lo skipper australiano della Vestas Wind.
La barca si è incagliata sul reef in mezzo all’Oceano Indiano durante Volvo Ocean Race.
Come stai?
Sono qui, su un’isola sperduta, bellissima, al buio perché hanno spento il generatore un’ora fa. Ho fatto molte telefonate con il telefono satellitare durante una notte bellissima, ma quella di ieri è stata una delle notti peggiori che io abbia mai vissuto.
Posso immaginare, e l’equipaggio come sta?
Sembra impossibile ma bene. Abbiamo appena cenato, una cena semplice qui sull’isola. Ho detto ai ragazzi: quante volte nella tua vita e nella tua carriera sportiva puoi avere un incidente come quello che è capitato a noi? Lo abbiamo vissuto senza media, amici e famiglia vicini a noi. Essenzialmente siamo dei naufraghi. Abbiamo cenato e tutti hanno parlato abbastanza apertamente e onestamente di quello che è successo e di come abbiamo gestito la situazione. Probabilmente il debrief più approfondito che si possa avere. Quindi c’è un senso di sollievo, in un certo senso vi sentite fortunati. Chris mi dici secondo te quali sono le condizioni della barca? Il danno è molto esteso, se vuoi la mia opinione, ma io non sono un costruttore. Ha picchiato molto. A dire la verità mi ha sorpreso come siamo riusciti a rimanere in un solo pezzo, con tutto quel picchiare. Quello che è successo è incredibile.
Di sicuro poter rimanere a bordo vi ha salvati. In generale quali sono le preoccupazioni maggiori adesso?
La mia priorità maggiore è naturalmente il benessere del mio equipaggio e naturalmente di tutti coloro che sono loro vicini, che hanno sofferto per loro. La mia prima telefonata, dopo l’incidente dopo aver informato il Race Control, è stata a Neil Cox (lo Shore Manager di Team Vestas Wind) per chiedergli di informare le famiglie, in modo che sapessero cosa stava succedendo. Durante quelle ore non avevamo energia elettrica a bordo, non avevamo copertura satellitare e si produceva un orribile effetto domino. Posso solo immaginare cosa stessero vivendo le loro famiglie. Quindi questo è il mio problema più impellente, e anche sapere che dobbiamo cercare di salvare il più possibile della barca.
Cosa siete riusciti a recuperare per il momento, e pensate di tornare a bordo per prendere altro cibo, acqua, attrezzatura ecc.?
Sì assolutamente. Tutto l’equipaggio ha passato la maggior parte della giornata a recuperare materiale. Gasolio, olio, componenti idrauliche della barca e anche domani abbiamo in programma di fare lo stesso. Il danno è molto esteso. E’ pazzesco ma non abbiamo i mezzi per poter inviare le foto che abbiamo fatto, non da qui. Come ho detto siamo dei naufraghi e quella che stiamo vivendo è un’esperienza unica.
Descrivici l’isola
Vedo la laguna, vedo le onde che si frangono sulla barriera, quella che ieri abbiamo visto fin troppo da vicino. E’ tutto così in contrasto con q uello che abbiamo vissuto. E’ un posto bellissimo e c’è una colonia di uccelli marini, cercheremo di fare del nostro meglio per ripulire.
Tornando all’altra sera, ci puoi raccontare come ha funzionato l’evacuazione della barca e come è stato prendere la decisione di abbandonare la barca, salire sulle zattere?
Quando si parla di decisioni difficili nella vita… questa è stata una delle più dure che ho dovuto prendere. Era la cosa da fare, eravamo sulle rocce e il danno era enorme. La preoccupazione immediata era quella che le persone potessero rimanere a bordo e guadagnare tempo, in attesa che la situazione migliorasse. Ma la situazione non è migliorata, in sostanza la barca doveva distruggersi di più per “risalire” sulle rocce ,fuori dalle onde. Non riesco nemmeno a descrivere quanto sia stato duro solo resistere. In più non avevamo avuto tempo di fare pratica sui sistemi di evacuazione, in caso fosse stato necessario. Non volevo lasciare la barca durante le ore di buio. Semplicemente non lo volevo fare ed è stata la mia intenzione fin dall’inizio. Ma sfortunatamente quando è successo stava calando la notte e quindi abbiamo dovuto passare 7 o 8 ore aspettando che facesse luce. Abbiamo fatto, non so forse 15 forse 20 prove, per capire come fare. Abbiamo ripetuto la manovra durante tutta la notte, sperando sempre che non fosse necessario. Ma poi, un’ora e mezza prima che facesse chiaro abbiamo dovuto prendere la decisione, e abbiamo abbandonato la barca.
Quale era la tua preoccupazione maggiore, parli di rocce e di corallo, di acqua alta o bassa, di onde ma cosa pensavi in quei momenti, cosa ti passava per la testa?
Sapevamo che l’acqua era bassa dall’altra parte del reef, nella laguna. Il problema è che per la maggior parte della notte eravamo nella parte dove l’acqua è più alta, dove la chiglia era incastrata nelle rocce e la barca continuava a picchiare per effetto delle onde, che vi si frangevano. Dovevamo tenere duro, con la barca che si rompeva intorno a noi. Ma non c’era modo di scendere, non in sicurezza. E poi, quando stava arrivando l’alba, due ore prima dell’alba, il bulbo si è staccato e la barca si è inclinata pesantemente da una parte. Mentre succedeva ci siamo resi conto che la poppa era andata, che la coperta cominciava a piegarsi e che la barca continuava a inclinarsi, quindi abbiamo deciso di scendere. Avevamo già fatto pratica con il sistema jonbuoy per vedere dove sarebbe andato e avevamo già gonfiato una zattera, che era andata oltre il reef e che avremmo potuto raggiungere. Abbiamo fatto pratica tutta la notte, per capire come fare. Quando abbiamo preso la decisione, ci siamo messi all’opera.
Stiamo parlando con te su un telefono satellitare Inmarsat iSat adesso e sono preoccupato non vorrei che stessimo consumando energia preziosa per organizzare la vostra logistica. Avete il modo di ricaricare con un pannello solare?
Sì, ha caricato tutto il giorno, l’unico problema è che abbiamo bisogno di un cavo più lungo. Ci ha salvato la vita, abbiamo avuto talmente tanti danni a bordo con l’acqua che entrava velocemente, abbiamo perso la corrente elettrica, i telefoni di bordo e abbiamo dovuto prendere il telefono Inmarsat dalla grab bag (una borsa con attrezzatura di emergenza n.d.r.). Pensi sempre di essere ben preparato per queste situazioni, ma nella concitazione del momento è tutto diverso. Bisogna essere in grado di informare le persone che devono essere informate e dare all’equipaggio rassicurazioni che ci sono altri che stanno gestendo la cosa.
A questo proposito avete migliaia e migliaia di fan che vi sono vicini e che vorrebbero darvi un messaggio di sostegno. Avete un messaggio per loro e per i vostri cari?
Sono ovviamente… sconvolto per quello che è successo, non so, oggi ho detto hai ragazzi… (si ferma).
Prenditi il tempo necessario…
(lunga pausa) Oggi ho detto ai ragazzi che ho sempre creduto che fossimo un gruppo forte, che abbiamo fatto degli sbagli che hanno portato alla situazione di ieri notte. Ma sono così orgoglioso di come si sono comportati, del loro atteggiamento, del fatto che hanno provato a fare le cose giuste, in un momento così.
Sì, si capisce che avete fatto uno sforzo enorme, anche per rispettare l’ambiente. E sappiamo che Volvo lavorerà con voi per risolvere la cosa nel modo migliore possibile. A proposito dei piani per lasciare l’isola, come pensate di fare?
Domani (oggi per noi n.d.r) lavoreremo tutto il giorno per rimuovere le cime e la maggior parte dei cavi dalla barca il che ci aiuterà a prendere qualsiasi decisione finale su cosa fare della barca. Poi, credo martedì mattina, potremo prendere una barca e fare il viaggio verso Mauritius, sono circa 20 ore, dove ci sarà Neil Cox. ‘Coxy’ è già a Mauritius, gli ho appena parlato ed è già al lavoro, sta parlando con gli esperti di recupero e deve prendere la decisione di cosa si può o non si può fare per la barca. Abbiamo foto e video ma al momento non possiamo condividerli. Li porterò con me e serviranno a valutare la cosa, ma sfortunatamente sono piuttosto sicuro di un esito negativo. Ma, sai, se c’è qualcuno al mondo che lo può fare sono coloro che fanno parte del team. Non posso pensare che la nostra storia finisca qui, il nostro è un gruppo di persone speciali se consideri quanto è successo. E credo che il piano di gestione della crisi che noi e Volvo abbiamo messo in campo ha avuto la soluzione migliore che ci si potesse aspettare, in una situazione simile.
Speriamo che Brian (Carlin, l’Onboard reporter) abbia fatto del suo meglio, è un’Onboard Reporter fantastico e ha documentato le cose. Quanto è stato in grado di filmare e può ancora lavorare?
E’ difficile, perché le storie da raccontare sono tante, con quello che è successo e sta succedendo, e ha perso molta attrezzatura. Non abbiamo la possibilità di vedere ciò che ha prodotto, ma ho potuto dare un’occhiata e il materiale che ha fatto deve essere incredibile. Non c’è tantissimo che possiamo fare oggi e domani su questo punto. Però è stato incredibile vedere tutti che facevano la loro parte.
Prima di finire, c’è qualcosa che vuoi dire?
No, personalmente sono solo molto grato di tutto l’aiuto e il supporto che ci hanno dimostrato tutti.
Il racconto dell’italiano Alberto Bolzan, che a bordo di Team Alvimedica ha passato la notte drammatica nelle vicinanze di Vestas:
Argomenti: Daily Nautica