Marina del Ponte, storica realtà che cade e si rialza
Il sig. Domenico Nesci è il titolare di Marina del Ponte, struttura duramente colpita dall'alluvione dell'ottobre scorso. Assieme a lui, cerchiamo di capire le difficoltà legate alla ripresa dell'attività
Il sig. Domenico Nesci è il titolare di Marina del Ponte, struttura duramente colpita dall'alluvione dell'ottobre scorso. Assieme a lui, cerchiamo di capire le difficoltà legate alla ripresa dell'attività

Domenico Nesci, titolare di Marina del Ponte, storica struttura di Fiumaretta, nel Comune di Ameglia (Spezia), operante nel settore fin dal 1979, è stato duramente colpito dall’esondazione del Magra: «I danni stimati si aggirano intorno ai 300 mila euro – racconta – perché abbiamo perso tutti i pontili galleggianti: la furia dell’acqua ha piegato i pali che li fissavano a riva. Di conseguenza abbiamo perso dodici barche: ne abbiamo recuperate (e riparate) dieci, le altre due non le abbiamo più ritrovate ma, per fortuna, si trattava di scafi di dimensioni modeste (un piccolo rimorchiatore e un Moki di 12 metri, ndr)».
Molti clienti di Marina del Ponte hanno subito manifestato solidarietà a Domenico, ma la verifica empirica della fiducia si avrà a marzo, quando scadranno i contratti di locazione dei posti barca. Se lo Stato non farà qualcosa (in primis, dragare il fiume, non solo per fare uscire dalle darsene motonavi finlandesi), è possibile che molti proprietari di imbarcazioni, come sta accadendo in tutta l’area del Magra, decidano di spostarsi altrove.
«Non è stata l’acqua a causare i danni maggiori, bensì il legname e le sterpaglie. Sulla base di alcune leggi, non si possono bruciare le ramaglie nei boschi della val di Magra, ma vanno portate a Pisa. Un costo notevole per la gente interessata, che preferisce lasciarle nei boschi, con le conseguenze che tutti – purtroppo – conosciamo».
Altro grosso problema: il Ponte della Colombiera, distrutto ad ottobre e non ancora rimesso in sesto. La struttura rappresenta un nodo strategico nell’economia locale: «Prendete il mio caso – spiega Nesci – per arrivare da casa mia al cantiere, utilizzando il ponte, dovevo percorrere un tragitto di 1.100 metri. Adesso sono costretto a macinare 21 chilometri! Hanno tutti questo problema».
Per fortuna, in fatto di ripresa, qualcosa si sta iniziando a muovere, ripartono le assicurazioni e qualche prestito bancario (ancora troppo poco, comunque), ma il problema, conclude il titolare di Marina del Ponte, è istituzionale: «La competenza sulle questioni di assetto idrogeologico spettano alle province. Con la manovra Monti, queste ultime saranno abolite e la Provincia della Spezia sarà una delle prime ad essere commissariate. Non c’è più l’interesse ad agire, quantomeno per salvare la propria reputazione».
Auguriamo a Domenico di poter presto riprendere la propria attività a pieno regime, con 35 posti barca in acqua e 50 a terra per il rimessaggio. Offre inoltre servizi di falegnameria, gasolio in banchina, guardianaggio, gru mobile da 15 tonnellate.
Eugenio Ruocco
Alcune immagini della Marina del Ponte prima dell’alluvione
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Argomenti: Daily Nautica, La Spezia, Posti barca
