10 febbraio 2014

Nautica uguale evasione? La nostra risposta a Il Fatto Quotidiano

10 febbraio 2014

Un reportage de Il Fatto Quotidiano accende i riflettori sul mondo della nautica, ma il binomio nautica-evasione è fuorviante e riguarda solo una parte del nostro settore

Un reportage de Il Fatto Quotidiano accende i riflettori sul mondo della nautica, ma il binomio nautica-evasione è fuorviante e riguarda solo una parte del nostro settore

3 minuti di lettura

Nautica=evasione fiscale. Un binomio che Liguria Nautica respinge categoricamente, perché nella nostra attività abbiamo conosciuto tantissime aziende sane e oneste che lavorano in questo settore e tanti appassionati che vivono la loro barca rispettando tutte le leggi. Non possiamo però nascondere che esiste una percentuale di armatori e “aziende”, appartenente alla fascia di megayacht o imbarcazioni di lusso,  che ha spostato l’evasione sistemica come filosofia commerciale.

 

Leggiamo così con un sentimento contrastante il reportage pubblicato da Il Fatto Quotidiano, tutto incentrato sull’evasione delle tasse nel settore della nautica, con un elenco dei modelli più lussuosi che in questo momento sono in mano al fisco dopo il sequestro. I casi più eclatanti che vengono elencati nel servizio, sono tra quelli di cui Liguria Nautica si è occupata con grande attenzione in passato: Il Morning Star, il Sanjir, il Limoncello, il Force Blue. Il procedimento descritto per evadere il fisco è quello che più volte la nostra testata ha raccontato: si costituisce una società specializzata  nel charter in un paradiso fiscale, Cayman per esempio, che diventa la proprietaria legale del megayacht. A questo punto la stessa società lo charterizza al vero armatore, che ne potrà così godere senza il gravoso peso delle tasse italiane. Sembra quasi surreale che un giornale come Il Fatto Quotidiano, famoso per le sue inchieste, sbandieri come grandi rivelazioni queste informazioni.

 

Il binomio nautica=evasione viene per altro rilanciato in più punti del reportage, a pagina 6 leggiamo infatti un sommario quasi inquietante: “La crociera è evasione”. Ci blocchiamo preoccupati a riflettere: quest’estate, nell’unico weekend in cui siamo riusciti a scappare in barca, abbiamo fatto tutto in regola? In preda al panico controlliamo tutte le ricevute, terrorizzati dal suono del campanello che potrebbe annunciare l’arrivo della GDF. La crociera è evasione. Quindi tutti i piccoli diportisti sarebbero evasori? L’omettere le giuste distinzioni, ci sembra un particolare cruciale che getta ulteriore cattiva luce su un settore già bastonato.

 

Questo è quello che accade quando la stampa generalista si avventura nell’analisi di un settore che normalmente non le compete, e lo fa con l’intenzione di gridare il titolo, sbandierare lo scoop, anche quando questo sostanzialmente non c’è. Il rischio è quello della banalizzazione del problema e non distinguere più le mele marce dalla nautica sana. Riteniamo che il problema dell’evasione fiscale nel mondo della nautica, sia molto più complesso dei clichè proposti dai giornalisti del Fatto. Un problema legato anche alla corruzione nella grande finanza e alle sue speculazioni, che affrontato secondo il dannoso binomio nautica=evasione porta solo ulteriori danni a un settore già in ginocchio per la crisi economica. Un’inchiesta vera dovrebbe analizzare i meccanismi dell’evasione e andare a indagare a monte, per scoprire da dove arrivano i soldi da investire in un megayacht, per esempio.

 

Mauro Giuffrè

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4 commenti

  1. Mauro says:

    Gentili lettori,
    Vi ringraziamo per i vostri commenti; ciò che ci ha fatto “arrabbiare” del reportage de Il Fatto Quotidiano è esattamente la mancanza di un distinguo chiaro tra chi evade e froda e chi lavora onestamente o al più si gode la propria passione per la barca rispettando tutte le regole…essendo la nautica uno dei settori d’eccellenza dell’industria italiana un distinguo di questo genere ci sembrava quanto meno dovuto. Senza questo particolare fondamentale si cade nel massimalismo e nell’analisi banale: dall’approfondimento giornalistico si deve, secondo noi, pretendere di più. LIguria Nautica condanna fermamente ogni forma di evasione, frode, corruzione legata al nostro settore, ma non accettiamo che vengano pompati gli scoop sulla pelle delle aziende oneste.

    Mauro Giuffrè

  2. Mauro Corvisieri says:

    Siamo vittime di un sistema che ha distrutto miglia d posti di lavoro…siamo vittime “dell’ignoranza” dell’invidia e del bigottismo…. Partendo dai giornalisti “poco competenti”, per continuare a tutta l’opinione pubblica…nessuno di questi si rende conto che colui che acquista una barca, piccola a o grande che sia, è da considerare un “benefattore” un soggetto che da l’opportunità e lavoro a tutti quei quegli uomini che ci sono dietro la costruzione, manutenzione, stazionameto , ecc…ecc… di una barca……… Eppure lo capirebbe anche un bambino………
    Che peccato…………………….

  3. carlo corucci says:

    Buonasera,
    perfettamente d’accordo sul vs. commento, sarebbe l’ora di finirla con questi stucchevoli populismi. Se si vuole esseri seri
    occorre fare un distinguo tra l’appassionato che detiene una barchetta, il cui costo talvolta é assai inferiore a quello di un auto, ed indagare a monte per capire da dove arrivano i capitali per investire nei megayachts.

  4. Gianni says:

    Questa è l’ipocrita demagogia che ha portato l’Italia alla fame. Anche D’Alema ha la barca e per coerenza il Fatto Quotidiano dovrebbe sostenere in primis, questo suo punto di vista, riferendosi alle barche della sua parte politica. Mi ricordo di aver visto il mitico Berlinguer all’Isola d’Elba prendere il sole nel pozzeto di un motoscafo, ne più ne meno del contestato On. Formigoni. Le barche generano talmente tanto lavoro che dovrebbero essere detassate. Si pensa di legalizzare la droga, ma a favorire un settore strategico come la nautica non si arriverà mai. Questione di intelligenza.