Porto di Imperia, ecco chi rischia di pagare
La giunta comunale è stata sciolta, Caltagirone è finito in manette: i proprietari dei posti barca nel Porto di Imperia rischiano di veder vanificato il proprio investimento. I retroscena
La giunta comunale è stata sciolta, Caltagirone è finito in manette: i proprietari dei posti barca nel Porto di Imperia rischiano di veder vanificato il proprio investimento. I retroscena
Leggiamo che il 27 marzo il sindaco di Imperia Paolo Strescino ha azzerato la giunta comunale, dopo l’inchiesta giudiziaria relativa alla Porto di Imperia spa che hanno portato all’arresto dell’imprenditore romano Francesco Bellavista Caltagirone. Una storia strana, frutto di anomalie pregresse. Così, il direttore del Giornale della Vela mi ha chiesto di far chiarezza sulla vicenda porto, per capire meglio una situazione che potrebbe rappresentare un grosso problema per coloro che nel nuovo approdo turistico imperiese hanno investito i propri soldi nell’acquisto di posti barca. Ecco quanto è apparso sul sito www.giornaledellavela.com:
La bufera che si è abbattuta sulle vicende relative alla costruzione del nuovo porto di Imperia, e che ha portato all’arresto dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone, è frutto di precondizioni che non sarebbe esagerato definire kafkiane. Ma senza addentrarci nella letteratura, cerchiamo di fare chiarezza su una situazione che, per coloro che hanno investito il proprio denaro nell’acquisto di posti barca, rischia di diventare una tragedia.
COSA È SUCCESSO
Nel 2006 è costituita la Società per azioni “Porto di Imperia” per la costruzione e la gestione della struttura: le quote azionarie sono equamente ripartite, al 33%, tra Comune di Imperia, un pool di produttori locali e Acquamare srl di Caltagirone. Anomalia numero 1: è compito del Comune attribuire le concessioni demaniali. In questo caso, l’amministrazione locale da l’ok a una società della quale è azionista al 33%. Seconda stranezza: è bene fidarsi di Acquamare, società a responsabilità limitata dal capitale sociale di soli 10 mila euro (sic!)? Con il senno di poi (di cui, lo sappiamo, son piene le fosse) si sarebbe potuto fiutare che qualcosa non andava ma la presenza del Comune e degli industriali locali tra gli azionisti, per coloro che avevano deciso di investire i propri soldi in un posto barca, pareva una garanzia sufficiente.
FIGLI E FIGLIASTRI
Purtroppo, all’interno della Porto di Imperia Spa ci sono figli e figliastri: Acquamare, che dovrebbe essere controllata dalla società, assume di fatto la posizione predominante, relegando il Comune dalla sua posizione di controllore a quella di “spettatore”: passano 5 anni, termine entro cui, secondo la concessione demaniale, avrebbe dovuto concludersi la costruzione del porto turistico, ma a novembre del 2011 la struttura non è ancora finita. Caltagirone si difende adducendo i ritardi sui lavori alla burocrazia della macchina comunale. Il Comune risponde con un secco “no” negando la proroga alla concessione (per tornare alle assurdità kafkiane: mi attribuisco la concessione, e me la revoco da solo. Se non è federalismo questo!). Intanto, per Caltagirone scattano le manette per truffa aggravata ai danni dello Stato.
ECCO CHI PAGA VERAMENTE
Sulla base di alcune stime effettuate da professionisti del settore e addetti ai lavori si può senz’altro dire che l’investimento totale di tutti coloro che hanno deciso di acquistare un posto barca (su un totale di 1350 ormeggi, ne sono stati venduti o occupati alcune centinaia) si aggiri intorno a decine e decine di milioni di euro (cifra che comunque prevede che alcuni posti barca siano stati regalati o venduti a prezzi stracciati). È ipotizzabile, quindi, che le prime opere a mare nel Porto di Imperia siano state realizzate utilizzando anche i soldi degli investitori.
E ADESSO COSA ACCADRÀ?
Se Acquamare, con l’ingegner Caltagirone, decidesse di uscire di scena, si darebbe l’opportunità ad altre società di subentrare con garanzie di trasparenza e serietà nella gestione della concessione del porto. In caso contrario, c’è il serio rischio che la concessione vada in decadenza. A questo proposito leggiamo la notizia che la Confindustria di Imperia ha promosso un tavolo di discussione con i rappresentanti delle banche, il Comune, la Porto di Imperia spa e la Associazione Titolari Posti Barca del Porto di Imperia (APPI), costituita di recente. Qualora avesse successo, potrebbe rivelarsi una soluzione per le problematiche esistenti. Ma quando si farà, adesso che la giunta comunale è caduta, proprio a causa sul porto avviata dalla magistratura? Siccome poi la concessione prevede, oltre alla costruzione, anche la gestione della struttura per un periodo di 50 anni, già da due stagioni i clienti del Porto di Imperia stanno sborsando la quota per le spese. Acquistare un posto barca, pagarci sopra le spese di gestione per poi vederselo “soffiare” davanti agli occhi. Questa si che sarebbe una situazione kafkiana.
Eugenio Ruocco
Argomenti: Daily Nautica, Posti barca