24 aprile 2018

Sirgroup: a Genova è nato un servizio di intelligence per il recupero delle barche

24 aprile 2018

Una società di Genova si occupa di ricerca e recupero imbarcazioni in leasing: un lavoro non semplice i cui ingredienti principali sono l'intuito, la perseveranza ma soprattutto qualche buon "pettegolezzo di banchina"

Sirgroup: a Genova è nato un servizio di intelligence per il recupero delle barche

Una società di Genova si occupa di ricerca e recupero imbarcazioni in leasing: un lavoro non semplice i cui ingredienti principali sono l'intuito, la perseveranza ma soprattutto qualche buon "pettegolezzo di banchina"

4 minuti di lettura

Sirgroup è una società di Genova che si occupa di recupero beni nel leasing e tra le sue attività c’è anche il recupero imbarcazioni.

La società è nata recentemente, nel 2013 ma conta sulla pluriennale esperienza della sua presidente, Beatrice Insacco, che da vent’anni  lavora in questo ambito e si era già occupata di recuperare beni anche nella nautica quando il recupero delle imbarcazioni spettava ancora alle società nautiche di rimessaggio e non era affidata a società di recupero.

Liguria Nautica ha intervistato Beatrice Insacco, che ci ha raccontato come funziona questa attività di ricerca e recupero, illustrandoci un lavoro per niente semplice a seconda delle casistiche affrontate e delle barche da recuperare.

LN – Quali sono le modalità che usate per ricercare un’imbarcazione?

BI – Prima di tutto occorre che la banca che si è rivolta a noi per la ricerca e il recupero di un’imbarcazione ci mandi il contratto e la querela da presentare,  i dati sul contratto purtroppo non sono di grande aiuto, perché non più aggiornati  visto che, quando inizia la ricerca, possono essere già passati mesi o anni dalla scomparsa dell’imbarcazione. Senza contare che nella nautica anche se c’è il codice di scafo, non esiste una banca dati come può essere il P.R.A. per le macchine, cosa che aiuterebbe molto.

LN – Ma se i dati sui contratti non vi sono di aiuto come fate?

BI – Io uso molto quello che definisco il “pettegolezzo di banchina“, un vero e proprio passaparola davvero utile grazie ad una sorta di rete di contatti costruita da me negli anni nelle marine e nei porti turistici, che contribuisce indirettamente al ritrovamento di una barca. Diciamo che questo è il nostro principale “motore di ricerca”, efficace soprattutto in Italia. Poi ovviamente consulto anche i siti on line di imbarcazioni.

LN – Quanto tempo impiegate per la ricerca di una barca?

BI – Da uno a tre mesi di ricerca effettiva, poi viene temporaneamente sospesa ma non del tutto abbandonata e si resta in attesa di sviluppi anche perché a volte una barca può essere ritrovata dopo due anni dall’inizio dell’indagine.

LN – Quindi è anche un lavoro di attesa?

BI – Parecchia attesa che a volte porta al ritrovamento delle imbarcazioni e al loro recupero, a volte solo al loro ritrovamento, dipende dai Paesi in cui sono state trovate.

LN – Ci sono Paesi in cui è più difficile procedere nel recupero delle barche una volta ritrovate?

BI – Sì, in Italia e in generale nel Mediterraneo si riesce ancora a trovarle e a recuperarle nonostante tutte le difficoltà ma se una barca finisce in altre realtà, come ad esempio  gli Emirati Arabi,  è impossibile recuperarla per il sistema di leggi nella nautica in vigore in quei Paesi.

LN – Però anche in Italia si prospettano scenari difficili per il recupero delle imbarcazioni: ci può fare qualche esempio?

BI – Le barche più piccole di 10 -12 mt possono essere facilmente occultate nei cantieri, anche in quelli non più in attività. Vengono spesso nascoste nei capannoni sotto dei teli e, anche nel caso in cui le ritrovassimo, non possiamo comunque accedere a questi cantieri se non con un decreto di sequestro rilasciato dalla magistratura e con la presenza delle autorità competenti . Senza il decreto di sequestro non possiamo procedere nel recupero e restiamo in attesa che il decreto venga emesso ma purtroppo i tempi sono molto lunghi e c’è il rischio che le imbarcazioni si rovinino o vengano danneggiate con dei veri propri atti vandalici. “

LN – In che senso atti vandalici?

BI – Ci sono state barche che, nonostante siano state poste sotto sequestro, sono state volutamente depredate come nel caso di tre barche a vela Hanse recuperate a Procida con un danno di oltre 50 mila euro.

LN – Una volta recuperata la barca, vi occupate anche dell’aspetto logistico?

BI – Di solito non ce ne occupiamo ma se viene richiesto possiamo occuparci anche di questo aspetto.

LN – Attualmente sta lavorando al recupero di qualche imbarcazione? 

BI – Sì, sempre. Il recupero imbarcazioni non è un lavoro semplice perché  dietro ad ogni barca c’è un mondo differente. Ricordo ancora di professionisti che, una volta intercettati da noi perché in difficoltà nei pagamenti,  ci hanno riconsegnato con le lacrime agli occhi le loro barche bellissime visto che non riuscivano più a mantenerle. 

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