Tassa sulla barca, gravi ripercussioni sulla nautica
Secondo Albertoni, presidente di Ucina, bisogna riformulare la tassa sulla base del possesso e non del soggiorno. Così si sta ammazzando il comparto
Secondo Albertoni, presidente di Ucina, bisogna riformulare la tassa sulla base del possesso e non del soggiorno. Così si sta ammazzando il comparto
L’Ucina continua a ribadire la dannosità della tassa sui diritti di stazionamento delle imbarcazioni ideata dal governo Monti. Durante un incontro tra Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo Economico, Luigi Grillo, presidente della Commissione Lavori Pubblici e Anton Francesco Albertoni, presidente della confindustria nautica, quest’ultimo ha ancora sottolineato come il provvedimento potrebbe avere «gravi ripercussioni» su tutta la filiera dell’industria nautica.
Che la tassa possa far la gioia delle nazioni vicine (Francia, Croazia, Slovenia, Malta, Grecia) non è una novità, con tutti pronti a far le valigie verso i loro porticcioli, e con le barche battenti bandiera straniera che di pagare la gabella di soggiorno proprio non ne vogliono sapere. «La proposta va rivista – ha dichiarato Albertoni – Come Ucina siamo disponibili a collaborare per la definizione di una forma di tassazione che riguardi tutti i possessori italiani di imbarcazioni e navi, anche se con bandiera estera».
Secondo Grillo, in questo modo si manterrebbe inalterato il gettito complessivo, senza colpire il turismo straniero e la portualità turistica, e di conseguenza tutte le attività connesse, come il refitting dei grandi yacht e le aziende dell’indotto.
A QUESTO LINK IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE RELATIVA ALLA TASSA SUI DIRITTI DI STAZIONAMENTO
e.r.
Argomenti: Daily Nautica, economia-&-finanza, Posti barca, tasse-&-fisco